Crotone Affoga Nella Sua Piscina: atleti bloccati, società in guerra e una città senza regole
Fonte: U’Ruccularu
CRISI ALLA PISCINA OLIMPIONICA: ATLETI BLOCCATI E SOCIETÀ AI FERRI CORTI, INTERVIENE LA POLIZIA
Due volanti in un impianto sportivo: non per una rissa tra ultras, ma per impedire che la guerra tra Rari Nantes Auditore e Kroton Nuoto travolgesse definitivamente il diritto dei giovani a nuotare.
I ragazzi della Kroton Nuoto sono stati fermati all’ingresso da uno steward, su disposizione della società di gestione, che li ha ritenuti “non in regola” con i pagamenti.
Il motivo? L’utilizzo di un IBAN alternativo per le quote del settore agonistico, che la Kroton Nuoto rivendica come proprio.
Le forze dell’ordine, presenti con i legali e con il delegato CONI Andrea Esposito, hanno constatato l’irrisolvibilità immediata della questione.
I genitori, esasperati, hanno minacciato proteste anche contro altri utenti dell’impianto.
Intanto gli allenamenti sono stati annullati.
Lo sport, ancora una volta, sconfitto.
LE DUE PISCINE DI CROTONE: PRESENTE E FUTURO INCERTO
Crotone vive un paradosso: una sola piscina attiva, e due società che non riescono a convivere. La Rari Nantes Auditore detiene il 51% del consorzio Blu Dea Team ATI, la Kroton Nuoto il 49%, ma le divergenze – soprattutto economiche – hanno reso la gestione impossibile.
A peggiorare le cose c’è la prospettiva di una seconda piscina (progetto CONI), ancora senza definizione né piano gestionale, ma già avvolta dai dubbi: come si possono gestire due impianti, se non si riesce a far funzionare uno?
Nel frattempo, la ex Piscina CONI sul lungomare, chiusa dal 2004, è stata esclusa da qualsiasi progetto di recupero(Per ora è solo un buco a terra, delle fondamenta neanche l’ombra).
Mentre il Comune ha ottenuto fondi per la sua demolizione, un comitato cittadino propone una riqualificazione pubblica partecipata, sul modello Barcellona.
Ma anche questa è una partita in stallo. Anzi anche questo è solo un rendering, un paio di diapositive e un post sui social del comune.
LA STORIA DELLA PISCINA E LE SCELTE FORZATE DEGLI ATLETI
L’attuale piscina olimpionica è figlia della giunta Ugo Pugliese, inaugurata con intenti nobili ma mal gestita fin dall’inizio.
Il modello del consorzio, con più società in competizione tra loro, si è rivelato fallimentare.
I problemi strutturali e l’assenza di una guida unica hanno minato ogni possibilità di crescita sportiva.
Oggi, molti atleti crotonesi si sono iscritti a società di Catanzaro o Cosenza, pur di continuare l’attività agonistica in un ambiente stabile.
Un esodo sportivo che indebolisce il tessuto sociale e sportivo cittadino, con famiglie costrette a spostarsi, e giovani privati del diritto allo sport nella loro città, svuotando di fatto la pseudo cittadella dello sport .
LE DIMISSIONI DI UGO PUGLIESE E L’OMBRA LUNGA DEL “CASO DAIPPO”
La piscina olimpionica di Crotone non è solo un impianto sportivo, ma anche un simbolo delle contraddizioni politico-amministrative che hanno segnato la città negli ultimi anni.
Il nome dell’ex sindaco Ugo Pugliese è legato a doppio filo alla gestione travagliata della struttura, divenuta terreno di scontro tra potere politico, affidamenti opachi e conflitti interni alla maggioranza.
Nel novembre 2019, Pugliese annunciò le sue dimissioni irrevocabili dopo essere stato raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora a Crotone, nell’ambito di un’inchiesta della Procura sull’affidamento diretto dell’impianto al consorzio sportivo Daippo, avvenuto senza gara pubblica.
Le accuse: turbativa d’asta e abuso d’ufficio.
Pur ottenendo in tempi rapidi la revoca della misura cautelare, Pugliese si disse “tradito, non traditore”, denunciando il silenzio assordante di quelli che avrebbero dovuto sostenerlo, in particolare il gruppo di Prossima Crotone guidato da Enzo e Flora Sculco.
L’episodio sancì il definitivo crollo politico della sua giunta e portò, nei mesi successivi, allo scioglimento del Consiglio comunale.
Il procedimento giudiziario si è concluso nel 2024 con l’assoluzione piena di Pugliese, ma con la condanna di due ex dirigenti comunali per falso ideologico e peculato, confermando che le storture c’erano, anche se non imputabili all’allora sindaco a cui la città non ha mai chiesto scusa e l’amministrazione attuale gode e rivendica tante scelte fatte da Pugliese.
Quel passaggio resta però emblematico:
la piscina come epicentro di una crisi politica e amministrativa, mai davvero risolta.
Le promesse di regolamentazione, trasparenza e rilancio gestionale si sono infrante sullo stesso scoglio che oggi blocca gli allenamenti e divide le società: l’assenza di una governance credibile.
La storia, in fondo, si ripete. E il cloro amaro di oggi affonda le sue radici proprio in quel “modello Daippo” che ha fatto scuola, nel peggiore dei modi.
CRISI IGIENICO-SANITARIA: LA QUESTIONE CLORO
La tensione è esplosa anche sul piano sanitario.
La Kroton Nuoto ha denunciato livelli di cloro eccessivi nell’acqua della piscina, con tanto di referti che attesterebbero valori fuori norma.
La Rari Nantes ha rigettato le accuse, dichiarando non attendibili le modalità di prelievo.
In assenza di un ente terzo di controllo, però, la verità resta sospesa.
A rimetterci, ancora una volta, sono gli atleti.
LA RARI NANTES IN A2 SI FERMA PER MANCANZA DI FONDI
Come se non bastasse, la prima squadra della Rari Nantes Auditore, che militava nel campionato di Serie A2 di pallanuoto, ha dovuto interrompere la stagione per mancanza di fondi.
Una disfatta silenziosa, che non solo mina il prestigio della città a livello nazionale, ma che è diretta conseguenza del caos gestionale e della fuga degli iscritti.
VINCENZO ARCURI, TRA SPORT E PORTO: IL DOPPIO RUOLO CHE FA DISCUTERE
Nel pieno di questa crisi emerge una figura chiave: Vincenzo Arcuri, presidente della Rari Nantes.
Recentemente è stato nominato referente dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro per la città di Crotone.
Un incarico prestigioso e delicato.
Ma anche un potenziale conflitto di interessi, considerando che Arcuri guida una delle due società coinvolte nella disputa e che l’impianto è pubblico.
Chi garantisce l’equilibrio decisionale se chi gestisce la piscina rappresenta anche una sponda istituzionale rilevante?
L’AMMINISTRAZIONE OSSERVA, MA NON DECIDE
Il Comune, proprietario dell’impianto, ha convocato un tavolo tecnico.
Ma i precedenti insegnano: senza una vera autorità esterna e imparziale, sarà solo l’ennesima seduta inconcludente.
La politica osserva, media, rinvia.
Ma il rischio è che, mentre si cerca un accordo, il nuoto agonistico crotonese muoia definitivamente.
UNA CITTÀ CHE GALLEGGIA NELL’ASSURDO
Crotone ha due piscine (una attiva, una fantasma), due società ai ferri corti, nessun progetto condiviso, nessun ente terzo, nessuna tutela per i giovani atleti.
Il Comune è inerme.
Le famiglie si arrendono.
I ragazzi se ne vanno.
Il caso della piscina olimpionica non è un’anomalia, ma un simbolo di come viene (non) gestito il bene pubblico a Crotone.
Serve un commissario straordinario per lo sport? Un gestore unico?
Un ritorno alla gestione comunale?(Senza clientelismo però)
Di sicuro serve coraggio. E serve ora.









