“Isola Capo Rizzuto: la festa, i fantasmi e il bene sequestrato”
Fonte: U’Ruccularu
Il Jonny stecchino che non se n’è mai andato
Avete presente quei paesi dove tutto sembra scorrere tranquillo, dove i festeggiamenti seguono il risultato delle elezioni come un rito antico, tra botti, abbracci e brindisi in piazza?
Ecco, immaginate ora che quella piazza si trovi davanti a un cinema sequestrato per mafia, che dentro si stia cucinando come in un ristorante clandestino e che tra gli invitati ci siano pregiudicati, condannati per omicidio, inquisiti e funzionari pubblici in attesa di giudizio.
Benvenuti a Isola Capo Rizzuto, giugno 2025.
Il trionfo della sindaca
La protagonista di questa storia si chiama Maria Grazia Vittimberga.
È appena stata rieletta sindaca al primo turno con il 50,1% dei voti.
Una vittoria al fotofinish, costruita con pazienza, relazioni e alleanze. Forse troppe alleanze.
Perché quella sera, alla festa della vittoria, qualcosa non torna.
Basta guardare le storie Instagram, ascoltare i mormorii di paese, leggere tra le righe. In fondo si sa, Isola è piccola.
I personaggi nell’ombra
Tra brindisi e selfie, compare Arturo Pantisano. È un dirigente della Provincia con un lungo curriculum politico, lungo quanto le ombre che lo accompagnano. Un tipo schivo, dicono, ma sempre presente nei momenti che contano. Lo sanno bene nel Pd di Crotone.
Peccato che sia in attesa di rinvio a giudizio per l’operazione Glicine Acheronte, firmata dalla Dda all’epoca di Nicola Gratteri.
Pare che abbia presieduto anche una commissione concorsuale del Comune, proprio sotto l’amministrazione Vittimberga.
Al suo fianco, Giuseppe Dell’Aquila, dirigente locale del Partito Democratico, come al solito. Uno che avrebbe dovuto appoggiare il candidato ufficiale del suo partito, e invece si è fatto vedere più volte vicino alla sindaca uscente.
Di quelli che le linee di partito se le piegano come conviene.
Francesco Sirianni, avvocato vicino a Talerico, è presente allo spoglio.
La lista “Isola al Centro”, che ha sostenuto Vittimberga, è riconducibile proprio a quell’area: nomi in odore di mafia, dicono in paese.
E nessuno ha mai smentito.
Ma il meglio — o il peggio — arriva dopo.
Il cognato
In una delle storie, nei primi secondi, si vede entrare un uomo e chiedere scusa. La gente ride. Lui è Francesco Bianchi, cognato della sindaca, condannato in passato per omicidio. Ha fatto campagna elettorale a modo suo: con intimidazioni, insulti pubblici sui social, e dicono — dicono in molti — che abbia fermato cittadini per strada chiedendo, anzi, ordinando, di votare la cognata.
Il fratello, Roberto Bianchi, marito della sindaca, non era da meno.
La sindaca? Mai un comunicato, mai una presa di distanza da quei post carichi d’odio, da quelle uscite aggressive.
Silenzio. E il silenzio, lo sappiamo, è una forma precisa di complicità.
Il luogo: il cinema della Misericordia
E qui arriviamo al cuore della storia.
I festeggiamenti si sono svolti in un luogo che ha già un nome inquietante per chi conosce la cronaca giudiziaria calabrese: il cinema ex Misericordia, sequestrato nel 2017 durante l’operazione Jonny.
Un nome, un’inchiesta, un clan: gli Arena
E un uomo: Leonardo Sacco, l’ex governatore della Misericordia, condannato per mafia.
Vent’anni per aver messo un intero ente caritativo nelle mani di una cosca.
Scarcerato nel 2024, attende un nuovo processo.
Oggi tornato alla ribalta ma sotto traccia: muove fili, tesse trame, crea accordi, fa incontrare mondi, si muove per la provincia in modo silenzioso, senza dare nell’occhio.
Quel bene sequestrato — non ancora confiscato definitivamente — è affidato al Comune.
Eppure è lì, trasformato in luogo di festa, cucina improvvisata, sala conviviale.
Una violazione delle regole. E anche della decenza.
Ma basta poco: la DDA colpisce ancora
Appena il tempo di smontare i tavoli, che arriva la notizia.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro sequestra 13 immobili, una ditta e un terreno, per un totale di 2,7 milioni di euro, a un soggetto già condannato per mafia, proprio nell’ambito dell’operazione Jonny.
ISOLA, SEQUESTRO DI 2,7 MILIONI (https://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-isola-vi-racconto-alcune-storie-che-tutti-sanno-ma-nessuno-dice/)
Le accuse? Partecipazione ad associazione mafiosa, posizione dominante nel gioco d’azzardo online, fatturazioni false, riciclaggio.
Soprattutto, la famosa “pax mafiosa”: il patto tra cosche crotonesi per spartirsi la torta pubblica, i fondi del centro migranti di Sant’Anna, i profitti del gioco e delle scommesse.
Non più pallottole e bazooka.
Solo potere e denaro.
Il sistema
Guardate bene questa storia: non è solo un caso di malcostume. È la normalizzazione dell’anomalia. Una sindaca rieletta con il sostegno silenzioso — ma non troppo — di condannati, inquisiti, uomini d’apparato. Una comunità dove il consenso si fabbrica tra minacce e like, tra incarichi pubblici e parenti “scomodi”. Una politica che festeggia dentro un bene dello Stato sottratto alla mafia — insieme a uomini della mafia.
E intanto, la DDA lavora. I tribunali sequestrano. Le carte giudiziarie si accumulano.
Ma la gente festeggia, applaude, vota. E tace.
Motivo con sfondo
In questa storia, come in molte altre, non ci sono misteri. Tutti sanno.
Tutti sanno ma nessuno parla.
E quando nessuno parla… c’è sempre un motivo.
Isola Capo Rizzuto oggi è quel motivo.
Le amministrative a Crotone lo sfondo.









