Non ci sorprende più di tanto l’arrivo della Guardia di Finanza alle Ferrovie della Calabria, in merito alla gestione di da parte del duo Posteraro-Ferraro.
Stesso modus operandi con il quale hanno portato l’Amaco, azienda storica cosentina, al fallimento e alla distruzione psicologica ed economica dei lavoratori stessi. Si forma un cerchio ristretto di dirigenti e sindacati che coprono le malefatte con il resto del personale che diventa carne da macello.
Mentre in Amaco c’erano i vari Spataro, Schiumerini, Morrone, Meliadò e compagnia bella, in Ferrovie della Calabria ci sono Pino Rota, Baldino, Marigliano, Pescatore e così via. Pino Rota, figlio, genero e parenti sono stati sistemati, Baldino ha sistemato la nuora, il figlio, i nipoti e pure due amici inseriti “in graduatoria” pronti alla sistemazione, Marigliano ha spuntato un parametro 193, e altri hanno conquistato promozioni, avanzamenti di carriera e cambi d’azienda.
E stiamo parlando solo per Cosenza… Tutto.questo avviene per garantire il quieto vivere e fare carne da macello sul resto del personale, il tutto condito da minacce e ritorsioni, forti della “protezione” della famiglia Ferraro-Di Puppo, su chiunque avesse osato disturbare il “manovratore”.
Cosi in Amaco poi pian piano con il silenzio di dirigenti “accontentati” (Meliadò in questo caso) hanno iniziato a mettere le mani nelle tasche dei lavoratori, con le rate trattenute in busta paga a tutti i lavoratori (questo è da codice penale) per Andsai, Fondo Priamo, varie finanziarie e quote sindacali… trattenute ma non versate… e tutto questo per circa due anni per un totale di circa 800.000 euro. Solo all’Amaco.
Che fine hanno fatto tutti questi soldi? A chi sono serviti? Cosa hanno finanziato? Confidiamo tanto nei giudici che hanno aperto l’inchiesta sul fallimento Amaco e adesso a quanto pare anche per le Ferrovie della Calabria perchè c’è tanto marcio: a pagare non siano i lavoratori, ma questi manager da quattro soldi che hanno distrutto e stanno distruggendo aziende storiche ma soprattutto lavoratori e famiglie oneste.
Lettera firmata









