Fonte: AltrePagine (https://www.altrepagine.it/index.php/2025/07/16/maxifrode-fiscale-e-autoriciclaggio-rizzuti-pneumatici-di-corigliano-rossano-finisce-in-amministrazione-giudiziaria/)
CORIGLIANO-ROSSANO – Una presunta frode fiscale da oltre 16 milioni di euro, questa mattina ha portato al sequestro di ben 15 società, immobili e conti correnti, con 6 persone indagate per i reati d’associazione per delinquere e autoriciclaggio. Secondo quanto accertato, negli anni tra il 2017 e il 2022, avrebbero sottratto al fisco un volume d’affari d’oltre 40 milioni di euro, evadendo quasi 9 milioni di euro di Iva.
Il grosso scandalo vede al centro delle indagini, condotte “sul campo” dai finanzieri della Compagnia di Corigliano-Rossano, una nota azienda della stessa città jonica, la “Rizzuti pneumatici”, operante tra la zona industriale coriglianese e la Strada statale 106 jonica che scorre tra le due aree urbane cittadine.
Il decreto di sequestro preventivo eseguito questa mattina è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, su richiesta dei magistrati della locale Procura.
Un sequestro per equivalente finalizzato alla confisca, riguardante presunti profitti illeciti delle 6 persone coinvolte e delle loro società, tutte collegate tra loro e dislocate in diverse regioni d’Italia.
A finire “sotto chiave”, società di capitali, quote sociali, 2 capannoni industriali, 34 immobili, automezzi e risorse finanziarie nella disponibilità degli stessi indagati.
Il reato che viene loro contestato è quello d’associazione per delinquere finalizzata alla perpetrazione di frodi fiscali, riciclando e utilizzando i ritenuti profitti illeciti accumulati per l’acquisto d’immobili e lo svolgimento d’altre attività d’impresa o speculative.
La presunta organizzazione criminale avrebbe gestito le attività commerciali della società “capofila” tramite le altre imprese, tutte attive nel commercio di pneumatici dislocate in altre regioni e intestate, in alcuni casi, a dei ritenuti “prestanome”, emettendo e utilizzando fatture per operazioni inesistenti (per complessivi 109 milioni di euro), “schermando” così le attività della società capofila che non avrebbe mai richiesto l’attribuzione della Partita Iva omettendo così di dichiarare al fisco il proprio consistente volume d’affari. La gestione delle società sequestrate sarà affidata a un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale.









