Tropea. Le motivazioni della sentenza spiegano perché era il “cimitero degli orrori”

Il Tribunale monocratico di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Claudia Caputo, ha depositato le motivazioni della sentenza relativa al caso noto come “Cimitero degli orrori”, per il quale il Comune di Tropea si è costituito parte civile (avv. Accorinti). In aprile erano stati condannati l’ex custode Francesco Trecate (5 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici) e il figlio Salvatore (3 anni e 6 mesi nonché interdizione per 5 anni dai pubblici uffici), per i quali il legale (avv. Di Renzo) ha già depositato il ricorso in Appello. Stante alla sentenza, nelle reiterate condotte di estumulazione praticate, che si protraevano quantomeno dal 2019, sussistono tutti i requisiti costitutivi del reato di violazione di sepolcro.

Le indagini hanno permesso di appurare almeno una dozzina di episodi “ed ovvero quelli di Del Vecchio Clotilde. dei coniugi Marziano e Addolorato, le due estumulazioni riprese in data 20.11.2020 e quella ripresa in data 16.12.2020 i cui cadaveri non sono stati identificati, l’esumazione di tale Vittoria, domestica della famiglia Repice, la violazione della tomba di Garibaldino Maria e quella di Colace Giuseppe, e ancora la violazione del loculo al cui posto, nel marzo 2019, veniva tumulata Saturno Romania, l’esumazione di Baldo Vincenzo Giovanni e di Giuseppe non meglio identificato, al cui posto veniva seppellita Scuncia Domenica”.

Al netto della violazione della normativa del regolamento di polizia mortuaria, è certificata la violazione dei sepolcri e la condotta di distruzione dei cadaveri. Stigmatizzato l’atteggiamento dell’ex custode, in spregio al doveroso rispetto per i defunti e alle norme minime del decoro e del vivere civile, resosi responsabile, per denaro, di condotte che esulavano ampiamente dai suoi doveri, violando i sepolcri e sezionando i cadaveri.

L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza, ha presentato un quadro desolante sulla gestione del cimitero, che ha travalicato ogni limite di decoro e rispetto umano. “Le agghiaccianti immagini – si legge ancora – emerse dai video, corroborate dai sopralluoghi effettuati dalla polizia giudiziaria nel cimitero, dalla documentazione fotografica, nonché dalle dichiarazioni fatte da numerose persone informate sui fatti, delineano un sistema pressoché rodato in cui Trecate Francesco, coadiuvato dal figlio Salvatore e da Contartese Roberto, procedeva alla estumulazione di salme e alla violazione di sepolcri” in taluni casi “anche al sezionamento dei cadaveri che venivano distrutti e riposti in dei sacchi della spazzatura”. Un sistema “rodato e conosciuto all’interno del Comune”. Ipotizzata altresì una fuga di notizie sull’inchiesta. Fonte: Gazzetta del Sud