Aosta. Spunta anche la Calabria nei lavori per il traforo del Monte Bianco. L’inchiesta della procura e l’incontro tra Magorno e Liporace

di Saverio Di Giorno

La vicenda è ancora allo stato “larvale” come si legge nelle carte però il meccanismo che ipotizza la procura di Aosta è una tesi trita e ritrita. Abbiamo imprenditori, ditte di un consorzio che i lettori di Iacchite’ conoscono bene e il nome di Magorno che salta fuori, non come indagato, ma come testimone. La cosa nuova è che questa volta c’è la procura di Aosta e i lavori per il traforo del Monte Bianco.

Secondo l’accusa, Oreste Pizzetti, all’epoca Rup (responsabile del procedimento) non avrebbe segnalato un subappalto non autorizzato del valore stimato tra 168 e 188 mila euro, assegnato all’imprenditore Pasquale Liporace (originario di Belvedere).

Pizzetti cercava favori, in maniera anche “insistente” secondo quanto sostiene lo stesso Liporace. Quest’ultimo ha creato il contatto tra Liporace e Magorno. L’incontro è confermato dallo stesso Magorno che ha raccontato delle richieste. Resta da provare se sono state effettivamente esaudite e se ne è seguito altro. L’incontro si è tenuto a febbraio 2025 a Diamante.

C’è anche altro nel teorema della procura (su cui il Riesame e il resto delle indagini dovranno pronunciarsi) e cioè il meccanismo di scambi che non avrebbe riguardato solo favori e relazioni, ma anche fatture per operazioni inesistenti emesse da 2L Srl (società rappresentata da Liporace), false prestazioni per giustificare la movimentazione dei soldi.

Insomma, uno schema ben presente in molte inchieste: l’utilizzo o la ricerca di relazioni con esponenti politici (o anche massonici secondo quanto si apprende) per avere vantaggi e appalti. Lo scambio di partita è mascherato da consulenze, prestazioni quasi sempre difficili da provare. A ben ricordare un’ipotesi simile ha riguardato anche Calabria e Basilicata nell’inchiesta appalti e massoneria che aveva i suoi fulcri ancora tra Scalea e ancora Diamante e Belvedere. Seguiranno approfondimenti.