Intervista a Chiara Appendino (5Stelle): Basta normalizzarci Serve un M5S diverso o rivincerà Giorgia Meloni.
di Luca De Carolis
Fonte: Il Fatto Quotidiano
L’ex sindaca che ha aperto il vaso di Pandora non lo nasconde: “Al Movimento serve un cambio di rotta”. Rifarebbe tutto, Chiara Appendino. Ridirebbe nell’assemblea dei parlamentari dei Cinque Stelle che il M5S sta smarrendo la sua identità e che non parla più a tanta gente. E ridarebbe le dimissioni da vicepresidente.
Perché quelle parole e le dimissioni, e perché ora?
Dopo il flop nelle Regionali era fondamentale dare un segnale politico. Io voglio bene al Movimento. È casa mia, e ritengo che fosse necessario interrogarsi su cosa si è sbagliato e correggerlo.
Lei è contraria all’alleanza con il Pd?
La mia posizione sul Pd è nota. Ma il tema non è l’alleanza in se stessa, bensì il modo in cui ne fai parte e soprattutto la tua identità politica. A forza di inseguire il progetto del Campo largo ci stiamo normalizzando, e lo stiamo pagando anche con l’astensione, che colpisce innanzitutto noi 5Stelle. Siamo nati come forza anti-sistema e non possiamo dimenticarlo.
Lei è stata sindaca di Torino, e il Movimento ha governato per anni. Parlare di 5Stelle anti-sistema appare forzato, non crede?
Governare non equivale affatto a essere di sistema. Il Reddito di cittadinanza o la Spazzacorrotti non erano certo provvedimenti per il sistema. Il punto è che nella costituente di dicembre gli iscritti avevano deciso per un Movimento “progressista indipendente”, cioè con un’identità forte. Ma per mantenerla devi essere stabilmente davanti ai cancelli delle fabbriche, agli ospedali e negli altri luoghi dove c’è disagio. E devi avere il coraggio di tassare le grandi ricchezze. In sostanza, devi essere radicale, coraggioso, senza paura di rompere gli schemi. Un M5S diverso dagli altri partiti, perché solo così puoi parlare a tanti esclusi e riportarli a votare, allargando il consenso del centrosinistra. Deve essere questa la funzione del M5S nel campo largo: solo così si batterà Giorgia Meloni.
Mi faccia qualche esempio del Movimento subalterno al Pd.
Al di là dei temi è la postura del M5S che è sbagliata. Non puoi rappresentare gli esclusi se la bussola è il continuo equilibrismo all’interno del campo largo. Non dobbiamo mai farci dare per scontati in alleanza.
Allude alla Toscana. Lei lo ha detto in assemblea: “Io non avrei appoggiato Giani”. Perché, visto anche che ha stravinto?
Il governo è un mezzo per cambiare lo status quo, non il fine. Ritengo che alleandosi con Giani il Movimento abbia disperso ogni principio di discontinuità. Dopodiché auguro un grandissimo lavoro ai miei colleghi toscani del Movimento, anche in giunta.
I suoi interventi e le dimissioni le sono costati una sorta di processo in Consiglio nazionale. È stato difficile per lei?
La reazione è stata dura, troppo. Ma non faccio la vittima. Resterò nel M5S ieri, oggi e domani. Dopodiché mi auguro che la discussione non si fermi. Senza collegialità non si va lontano.
Le rimproverano la tempistica, cioè di aver parlato a poche settimane dalla votazione in Campania.
Le cose vanno scisse. Io ho parlato dopo certi risultati nelle Regionali. Ma la battaglia di Roberto Fico, per cui ho massima stima, è anche la mia, e lui avrà tutto il mio sostegno.
Poteva candidarsi contro Giuseppe Conte per la presidenza. Almeno ci sarebbe stato un vero confronto sulla linea, no?
Non voglio creare correnti, e il punto non è la leadership. La mia preoccupazione è che il Movimento sia riconoscibile e coerente. E non ci riesci certo guardando al centro o a figure come Onorato (assessore romano, fautore di una lista centrista, ndr). Tu devi coinvolgere tutte quelle persone che non sanno neppure chi sia, Onorato. Stiamo morendo di tatticismo politico, mentre fuori dei palazzi c’è un Paese che soffre. Io a quella maggioranza invisibile voglio parlare.
Pochi giorni fa anche Conte è andato alla presentazione del progetto dell’assessore a Roma, notoriamente vicino al dem Goffredo Bettini. E lei in Consiglio ha contestato a Conte anche l’eccessiva vicinanza a Bettini…
Il nostro punto di riferimento non deve essere Bettini, a cui certo non farei monumenti, o Matteo Renzi, ma gli operai, i giovani, i precari e le partite Iva. Noi non facciamo politica per fare affari.
Se ne deduce che lei non reputa fondamentale la gamba di centro…
Cos’è questa ossessione per il centro? Non vogliamo guardare al centro, ma ai bisogni delle persone. Dobbiamo rivendicare la nostra diversità.
Nel frattempo Beppe Grillo ha riaperto un sito a nome del Movimento 5 Stelle.
Le battaglie politiche non si facciano a colpi di carte bollate.
Meloni accusa il centrosinistra di essere peggio di Hamas e voi le date della cheerleader, per citare la 5Stelle Alessandra Maiorino. Stanno volando parole forti. Perché?
Basta con questo vittimismo. La premier vuole distogliere l’attenzione. Sa di non aver abolito la legge Fornero e di aver abbandonato le imprese, in un Paese dove le tasse crescono e i salari sono fermi. Il governo sta favorendo una guerra di classe al contrario: i ricchi stanno sempre meglio e quelli in difficoltà sempre peggio.
Eppure Meloni nei sondaggi rimane fortissima. Forse perché voi dall’altra parte non sembrate un’alternativa di governo solida?
Sempre meno gente va a votare, e questo dovrebbe preoccupare anche la presidente del Consiglio. Noi dobbiamo ridare speranza con coraggio e radicalità. Servono proposte chiare, forti. Io da tempo porto avanti la pdl Olivetti, per ridurre il divario di salario tra dirigenti e dipendenti e porre il tema della redistribuzione delle ricchezze.
Onorevole, in questi giorni si è sentita sola?
Sola mai. Ho ricevuto tanti messaggi di stima. Hanno capito che ho agito per il bene del Movimento.