Niente via libera al ponte: la Corte dei conti mette a nudo le bugie del governo

Niente via libera al ponte: la Corte dei conti mette a nudo le bugie del governo

Contro la truffa del ponte, la Corte dei conti mette in chiaro i punti dolenti. Ieri, con un atto che conferma ciò che abbiamo sempre denunciato, è arrivata la formale richiesta di deferimento alla Sezione centrale.
Questa volta non è stato possibile sostituire i membri della commissione con nominati né appellarsi a un comitato tecnico usa e getta. Questa volta a valutare le carte c’erano giudici contabili, e il risultato era scontato. La Corte ha infatti evidenziato che il dossier sul ponte sullo Stretto contiene lacune procedurali, carenze documentali e gravi incertezze sull’impatto ambientale e sui conti che non possono essere ignorate. Mancano atti che dovrebbero costituire la spina dorsale dell’intera operazione; i passaggi sulla valutazione ambientale risultano al momento non conformi alle norme europee; e il piano economico-finanziario presenta voci non adeguatamente giustificate.

Non si tratta di semplici osservazioni tecniche: è la prova che si sta cercando di far passare un’enorme operazione finanziaria e territoriale senza la trasparenza e i controlli obbligatori.

Intanto Webuild prosegue la sua propaganda costosissima, avviando selezioni e annunci in nome di un progetto la cui esecutività è ben lontana dall’essere concreta e il cui contraente generale è ancora giuridicamente inesistente. Mentre si rincorrono proclami e aperture di
cantieri che non esistono, si continua a raccontare agli italiani la favola dello sviluppo, riproponendo ricette vecchie e stantie.
Noi ribadiamo con fermezza che lo Stretto di Messina non è una pedina su cui giocare interessi privati e affaristici.
Il ponte non è progresso, è saccheggio: sottrazione di risorse pubbliche alla scuola, alla sanità, ai trasporti locali e alle opere davvero utili per il territorio. La sospensione decisa dalla Corte e il rinvio alla Sezione centrale dovrebbero rappresentare un’importante occasione per fermare questa follia e fare piena chiarezza su una speculazione
criminale ai danni degli italiani — e soprattutto di calabresi e siciliani.

Siamo consapevoli, però, che con un governo che non ha esitato a modificare le leggi pur di far avanzare un progetto che altrimenti sarebbe rimasto fermo al palo, il rischio di nuove forzature è concreto.
Il rinvio deciso dai magistrati contabili non può certo farci dormire sonni tranquilli: la storia stessa del ponte ci insegna che logica e scienza raramente hanno più peso dei grandi interessi economici e finanziari. Ora più che mai è perciò necessario intensificare le iniziative di informazione e denuncia, e soprattutto mobilitarci con maggiore forza, a partire dalla grande manifestazione del 29 novembre a Messina.

No al ponte! Teniamocelo Stretto!