La notizia dell’annullamento dell’ergastolo a Luigi Galizia per il duplice omicidio al cimitero di San Lorenzo del Vallo della madre e della sorella di Francesco Attanasio riporta alla ribalta tutto l’intreccio che porta al movente del delitto. Proviamo a ricostruirla.
PRIMA PARTE (http://www.iacchite.blog/perche-attanasio-fa-trovare-le-armi-ma-non-il-cadavere-di-galizia/)
SECONDA E ULTIMA PARTE
Attanasio è preoccupato: sa che la questura è arrivata a lui. La questura controlla da almeno una settimana, prima del tragico 26 aprile, tutta la zona di Quattromiglia di Rende.
Qualcuno che non è Attanasio gli ha soffiato dell’esistenza di un grosso arsenale. I poliziotti sanno che l’arsenale appartiene alla cosca Lanzino/Presta, e che si trova in quel di Quattromiglia. O meglio sanno che si trova nel complesso Girasole di Quattromiglia di Rende.
Un agglomerato residenziale di vaste dimensioni. Ed iniziano a controllare. Fino ad arrivare al box di proprietà della signora di Crotone che, interpellata dalla questura, fornisce le generalità di Attanasio indicandolo come la persona a cui fisicamente ha consegnato le chiavi del box.
La questura, scoperta la sua identità, lo contatta per “spiegazioni”. Il tutto avviene prima del 26 aprile, giorno in cui Attanasio ucciderà Damiano Galizia, nonché il giorno che la questura dice di aver appreso del box e scoperto l’arsenale dopo la fantomatica telefonata di Attanasio prima dell’omicidio.
Ma sappiamo oramai per certo che la telefonata è una chiacchiera della questura per coprire il rapporto pregresso tra Attanasio e gli investigatori e per proteggere qualcun altro e, come vedremo, loro stessi.
Attanasio convocato in questura decide di vuotare il sacco. Racconta tutto, dal prestito al box, e tutti i “piaceri” che è stato costretto a fare sotto minaccia al Galizia. Dice agli investigatori che Galizia è pericoloso. Teme per la sua incolumità e per quella della sua famiglia.
Ma agli investigatori di proteggere lui e i suoi familiari non gli passa neanche per l’anticamera del cervello. E sappiamo com’è andata a finire. A loro interessa solo l’investigazione in corso sulle armi. Vogliono prendere Galizia con le mani nel sacco e scoprire se oltre a lui altri hanno accesso all’arsenale. E senza porsi il benché minimo problema di coscienza professionale, utilizzano Attanasio come “esca”, senza predisporre una sua adeguata “copertura”.
Sanno che Attanasio, nonostante la frequentazione con il Galizia, non è organico ad organizzazioni criminali. Sostanzialmente è un bravo ragazzo. Solo che da un po’ di tempo Attanasio ama la bella vita, gli piace giocare, uscire, spendere. E lo fa con i soldi del Galizia, al quale sta bene avere una persona completamente assoggettata al suo volere. Ed Attanasio è la vittima giusta. Già altre volte Galizia lo ha utilizzato e sa che è manipolabile. Ha paura e lo teme.
Dopo essere stato ascoltato in questura, da quel momento in poi, Attanasio resterà in contatto con un ispettore al quale deve fornire “dettagli” utili su Galizia e le sue continue richieste. E’ chiaro che gli investigatori non prendono sul serio le parole di Attanasio quando parla della pericolosità del Galizia.
Tant’è che lo lasceranno andare tranquillamente all’appuntamento del 26 aprile con Galizia, per giunta armato. Perché gli investigatori sanno benissimo che giorno 26 aprile Attanasio deve incontrare Galizia. E se c’è stata una telefonata tra Attanasio e la questura, è stata quella in cui ha comunicato dell’appuntamento con Galizia del 26 aprile, non certo quella della chiacchiera che gli comunica dalla sera alla mattina l’arsenale nel box.
C’è sempre la questione del prestito da chiarire, ma principalmente Galizia ha bisogno di un altro nascondiglio per le armi. E l’appuntamento del 26 aprile serve per far visita al nuovo appartamento che Attanasio gli ha trovato in contrada Dattoli. E’ questo quello che preme principalmente a Galizia. E tra poco vedremo perché.
Attanasio non rivela di essere armato all’ispettore, con il quale comunica telefonicamente. Ha paura di una reazione del Galizia per via del prestito e di non essere in grado di gestire una sua eventuale violenta reazione. Si tutela. Del resto non è la prima volta che esce o va ad un appuntamento armato.
Gli investigatori, al contrario, sono tranquilli che in quell’appuntamento tutto fili liscio. Attanasio ha il compito di fargli vedere l’appartamento, consegnargli le chiavi e sganciarsi. Qualcuno degli investigatori gli ha suggerito una storia da raccontare a Galizia in merito al prestito: deve dirgli che da qui a qualche giorno sarà tutto risolto. Aspetta del denaro da una persona che ha già bonificato la cifra e servono solo i tempi tecnici. Tutto reso ovviamente molto credibile.
Gli investigatori pensano che il trucco del bonifico funzioni e che Galizia di fronte a questo si tranquillizzi concedendo altri giorni ad Attanasio, “ritornando” ad occuparsi solo dell’arsenale. Gli investigatori hanno bisogno di “beccarlo” con le mani nel sacco. Del resto contro il Galizia fino a quel momento gli investigatori hanno solo la “testimonianza” di Attanasio, che dice di aver consegnato a lui le chiavi del box, ma non hanno nessuna foto, nonostante l’appostamento dell’arsenale, di Galizia immortalato ad aprire il box.
E poi il pentito di cui non si sa il nome ha rivelato l’esistenza dell’arsenale, ma non sa chi è “l’attuale” custode. Perciò la questura usa Attanasio come esca, per far venire fuori e allo scoperto Galizia. La richiesta del Galizia ad Attanasio di trovargli un nuovo appartamento è l’occasione che gli investigatori aspettavano. Cogliere con le mani nel sacco Galizia mentre sposta le armi. Pensano di avere tutto sotto controllo, ma come sappiamo qualcosa va storto e Attanasio fulmina Galizia sulle scale dell’appartamento in contrada Dattoli.
La domanda da cui partire è: perché Galizia chiede ad Attanasio un nuovo appartamento?
Galizia è da un po’ che non è tranquillo. Ha premura di spostare l’arsenale. Qualcuno ha spifferato qualcosa alla polizia, c’è troppo movimento in quella zona. In primis c’è il fatto che la signora di Crotone ha avvisato Attanasio che la polizia vuole sapere il nome di chi ha affittato il box.
E qui va fatta un precisazione: sono gli stessi investigatori che “suggeriscono” ad Attanasio di informare Galizia che c’è la questura che va facendo domande in giro su quel box, e che ha contattato la proprietaria, proprio per invogliarlo a spostare l’arsenale. Cosi da accelerare l’operazione spostamento arsenale.
Ma Galizia non è convinto del tutto della casualità dell’interessamento della questura. Vuole spiegazioni da Attanasio su come mai la questura è interessata al box. Pensa che sia lui la spia. Galizia sa del pentito, ma il fatto di avere già spostato le armi diverse volte gli fa escludere che lo stesso possa essere a conoscenza del box del complesso Girasole.
Dunque per Galizia non può che essere stato lui, Attanasio. E quel giorno, il 26 aprile, è questo l’argomento principe che i due fanno. Ed è su questo che Galizia incalza Attanasio, al quale chiede che sia proprio lui a spostare fisicamente le armi dal box al nuovo appartamento. Galizia ha annusato l’odore di bruciato. Ha capito che Attanasio se l’è venduto alla questura. E la situazione degenera. Fino all’omicidio.
A questo punto che fa Attanasio? Preso dal panico decide di tenere nascosto il più possibile anche all’ispettore l’avvenuto omicidio. Lo chiama attorno alle 19,30 del 26 aprile, ad omicidio da poco avvenuto, per dirgli che Galizia ha scoperto tutto, sa che il box è attenzionato e che la questura e sulle sue tracce. Lo ha picchiato accusandolo di essere lui la spia e minacciandolo di fargliela pagare, ed è scappato.
Conviene dunque a questo punto “sequestrare l’arsenale”, per non correre rischi e anche perchè oramai l’appostamento non ha più senso. Ecco perchè intevengono a tarda sera del 26 nel ritrovamento, perchè lo apprendono tardi e non alle 17 con la finta telefonata. Attanasio riesce ad andare avanti con questa scusa per quasi 48 ore. La polizia ricerca attivamente Galizia ma non lo trova.
Galizia è scappato, è in fuga, come dice Attanasio, e questo è quello che pensa il questore: la mattina della conferenza stampa del 27, non sa che Galizia è già morto. Sa che i suoi uomini lo stanno cercanno ma non lo trovano. Fin quando a qualcuno non viene in mente di dare anche uno sguardo all’appartamento di contrada Dattoli. E la mattina del 28 trovano il cadavere del Galizia. Ma non possono dirlo. Non possono rivelarlo subito perché altrimenti viene fuori tutto lo sbianco di una operazione gestita malissimo che ha portato addirittura ad un omicidio.
Ecco perché scoprono l’arsenale ma non il cadavere. Nel mentre, Attanasio è “emigrato” a Sorianello. Facendo perdere le sue tracce anche alla polizia. Il questore, appreso del fallimento dell’operazione dove c’è scappato anche il morto, la mattina del 28, ordina all’ispettore di contattare Attanasio a tutti i costi.
L’ispettore contatta Attanasio e gli dice che sanno tutto, hanno trovato il cadavere del Galizia, e che deve costituirsi prima possibile. Cerca di convincerlo dicendogli che le cose si possono aggiustare. Fin quando non si consegna non possono far uscire fuori il cadavere. Hanno bisogno, per non far uscire lo sbianco della sciagurata gestione dell’operazione, di concordare una versione con Attanasio.
I poliziotti hanno bisogno che dica che loro si sono sentiti una prima e sola volta: con la telefonata del 26 aprile alle 17,00. Prima non si sono mai conosciuti. Non deve parlare dei contatti con l’ispettore con nessuno.
E loro gli daranno una mano a venire fuori da questa storia. La versione ufficiale è questa (che è quello che dice Attanasio non appena costituito): Attanasio sotto pressione per il prestito decide di denunciare di testa sua il Galizia per toglierselo da torno. E siccome sa dell’esistenza del box, lo spiffera alla questura, ma solo ed unicamente il 26 aprile alle ore 17,00 con una telefonata (non si è mai capito se anonima o no). E la questura apprende dell’omicidio Galizia solo alle prime ore del 2 maggio, cioè non appena Attansio si siede negli uffici della polizia.
Insomma, i fatti per come riportati dalla confessione di Attanasio fanno acqua da tutte le parti. Non coincide niente, né orari né azioni. Tutto risulta evidentemente approssimativo. C’è da dire che tutta questa superficialità del questore, questo suo giocare con la vite degli altri, ha fatto sì, non solo che ci scappasse il morto, ma che addirittura la storia continuasse con un altro duplice omicidio che poteva essere evitato, se fosse venuta subito a galla la verità. Vatti a fidare della polizia.
Fine
GdD