Roma, polizia corrotta: la talpa di Salvini e gli agenti “informavano” un camorrista

da: Simona Amadio NCS Roma su FB

Una dipendente della Procura, addetta alla segreteria di un procuratore aggiunto della Capitale, compagna di un poliziotto addetto all’ufficio scorte: era lei la talpa che dall’ottobre 2017 dava notizie e informazioni coperte da segreto ad alcuni poliziotti i quali poi le giravano a Carlo D’Aguano, titolare di bar e sale giochi su cui i pm capitolini stavano indagando per i suoi legami con la camorra.

C’è una coppia dunque al centro dell’operazione carabinieri del Nucleo investigativo di Roma e della Squadra mobile della Questura, coordinati dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino, che ha portato all’arresto di nove persone, fra cui 6 poliziotti, che per mesi hanno fornito informazioni sulla indagine che riguardava D’Aguano.

Il nome dell’imprenditore era stato toccato di striscio nell’operazione “Babilonia” dell’estate scorsa che portò alla luce due organizzazioni criminali, una romana e una legata alla camorra, che gestiva il traffico di droga nella Capitale, compiendo anche usure ed estorsioni.

Indagando poi su di lui, gli inquirenti hanno scoperto tutta la rete di corruzione, tra cui tre agenti del reparto Volanti e due agenti del commissariato Fidene che in cambio delle informazioni ricevevano denaro, quote societarie del gruppo D’Aguano e l’intermediazione per ottenere auto a prezzi di favore.

Le accuse per tutti a vario titolo sono corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio.  La talpa. Si chiama Simona Amadio e si era candidata nella lista Noi con Salvinì alle ultime elezioni comunali del 2016 la funzionaria della Procura di Roma arrestata oggi insieme ad altre otto persone tra cui sei poliziotti che per mesi hanno fornito informazioni a un imprenditore, Carlo D’Aguano, sotto indagine per legami con la criminalità organizzata.

La donna, 50 anni, da anni impiegata in procura, era compagna di uno dei poliziotti finiti in carcere, Angelo Nalci, addetto all’ufficio scorte della Questura e in passato assegnato anche, tra gli altri, all’attuale ministro dell’Interno e vice premier, Matteo Salvini. A incastrare la donna, tra l’altro c’è un’intercettazione contenuta nell’ordinanza del gip, in cui si riporta un dialogo tra i due avvenuto lo scorso marzo, in cui la donna ripercorre «una conversazione avuta con D’Aguano che aveva necessità di qualcuno che gli potesse fornire informazioni circa l’esistenza di procedimenti penali sul suo conto». Nalci aveva coinvolto altri cinque poliziotti, Federico Rodio, Fabio Di Giovanni, Francesco Macaluso, Alessandro Scarfo’, Gianluca Famulari, tutti arrestati.

«Io Carlo me lo voglio tenere – dice Amadio – allora tu devi pensare amore, che come tutti “gli impiccioni” lui ha amici poliziotti… la talpa in Procura… lui (D’Aguano)…la prima cosa che mi ha chiesto è: ‘mi posso fidare?’…a lui gli serve un appoggio in Procura, cioè qualcuno che va ad aprire a va a vedere».

“Ma questa gente che pensa…che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma…se io voglio arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no”.

Fonte: Il Messaggero