Gratteri: solo chiacchiere e distintivo

Can che abbaia non morde verrebbe da dire pensando a Gratteri. Sono anni che ci racconta la storiella dei corrotti e dei poteri forti che controllano, insieme a mafiosi di ogni risma, l’economia dei nostri territori. Dice Gratteri: avvocati e commercialisti sono più pericolosi dei boss. E aggiunge: i burocrati, i colletti bianchi e i politici collusi fanno più paura della ‘ndrangheta.

Parole precise che cozzano però con il suo agire, ovvero: da quando guida la Dda di Catanzaro un esempio pratico, concreto, per meglio “spiegare” queste sue affermazioni, ancora non è arrivato. Non un arresto o una operazione mirata a colpire le categorie che lui stesso definisce il vero pericolo per lo stato democratico. Niente di niente. Anzi da quando è arrivato alla Dda, in tutta la provincia di Cosenza i reati di corruzione si sono moltiplicati, perché le potenti lobby che controllano il nostro ampio territorio hanno capito che in fin dei conti Gratteri è solo chiacchiere e distintivo.

Se non fosse per le azioni che le procure ordinarie di Castrovillari e Paola stanno portando avanti con arresti di amministratori infedeli, per i corrotti il territorio cosentino sarebbe il paradiso. E di fatto lo è, almeno per quel che riguarda il Comune di Cosenza. Che resta in assoluto la città calabrese, ma direi anche italiana, che non sa cos’è la corruzione. Attorno a noi, dove ti giri giri (vedi Rende, Castrolibero, Marano, Acri, Scalea, Cetraro, Amantea, Rossano eccetera) è tutto un proliferare di voto di scambio e corruzione, tranne che a Cosenza. Le cosche di ‘ndrangheta nate, cresciute e pasciute a Cosenza si adoperano in ogni dove per truccare appalti, corrompere funzionari e dirigenti pubblici, tranne che nella loro città. Un fenomeno alquanto strano.

A Cosenza il massimo che si è riusciti a fare, in termini di lotta alla corruzione, dopo una lunga campagna stampa di denuncia con tanto di carta canta, è stato interdire un dirigente comunale per 3 mesi, senza sospensione dello stipendio, per un abuso di ufficio. In pratica tre mesi di vacanze pagate, a fronte di oltre 10 milioni di euro gestiti illegalmente attraverso l’uso distorto delle somme urgenze e i cottimi fiduciari, senza contare consulenze e incarichi vari, compreso il ladrocinio all’economato. Una vigna per marpioni politici e intrallazzini vari che hanno saputo costruire a Cosenza una rete di “relazioni” (sarebbe giusto dire “complicità”) che gli ha permesso di usufruire, dietro elargizioni di bustarelle e favori vari, della totale impunità.

È questa la forza della cupola criminale che governa Cosenza, al loro interno ci sono persone intoccabili anche per Gratteri: magistrati, poliziotti, carabinieri e pm ancora in servizio presso la Dda di Catanzaro. Antichi legami che nemmeno Gratteri è riuscito a spezzare, nonostante le tante prove raccolte a loro carico, in tanti anni di indagini. Prove e testimonianze di pentiti che non lasciano spazio a dubbi: la corruzione a Cosenza è l’attività illegale più praticata. Più dello spaccio e del pizzo. E così deve restare. Ogni tentativo di scoperchiare la pentola del malaffare a Cosenza, è sempre stato osteggiato da componenti dello stato stesso: politici, ministri, sottosegretari e gli immancabili amici degli amici.

Le complicità nella corruzione, a Cosenza, sono a tutti i livelli, non si salva nessuno. Una rete fitta che sa far quadrato all’occorrenza e che non ha mai subito danni da parti dello stato. Tutto questo Gratteri lo sa bene, ma si guarda bene dal dirlo chiaramente. Non può dire precisamente chi sono questi corrotti e questi collusi, ed è per questo che, non potendo rinunciare ad esternazioni di questo genere, che gli servono per darsi il tono da fustigatore dei corrotti, ricorre a generalizzazioni.

Del resto anche i presidenti delle categorie chiamate in causa da Gratteri, avvocati e commercialisti, hanno ben risposto al magistrato: il fatto che ci siano alcuni “professionisti” che si prestano a far affari con le mafie, non l’autorizza a dare del mafioso a intere categorie composte al 99% da onesti e corretti professionisti. Come dire: anche nel suo ufficio, caro Gratteri, ci sono diversi corrotti con i quali lavora giornalmente, ma questo non significa che tutto il suo ufficio sia un covo di corrotti. O no?