di Francesca Canino
Le raccapriccianti foto che vi mostriamo sono state scattate all’interno di un edificio pericolante situato a Cosenza vecchia, precisamente in via Campagna. È abitato. Non intendiamo aspettare inermi la solita tragedia annunciata, ma agire per tentare di mettere preventivamente in salvo i residenti del centro storico e per proteggere i luoghi della nostra storia dalla distruzione già iniziata.
Non sono bastati i reiterati crolli, i convegni, i libri bianchi e i servizi giornalistici a destare l’interesse dell’amministrazione comunale sulla città vecchia. Eppure, negli ultimi anni, Cosenza è stata la città dei cantieri, ma nessuno di essi è stato aperto per risanare almeno le parti più pericolanti del centro storico.
Neanche dopo il primo, eclatante crollo che ha attirato, mesi e mesi fa, l’attenzione, artificiosa, di politici, amministratori, studiosi e tecnici. E mentre si susseguivano promesse, chiacchiere istituzionali, passerelle propagandistiche, programmi elettorali basati sul centro storico, quest’ultimo ha perso altri pezzi, a volte anche per mano dell’amministrazione comunale che, senza nemmeno chiedere le dovute autorizzazioni, ha abbattuto edifici di interesse storico.
A distanza di molto tempo ormai dal primo crollo e dinanzi all’immobilità di quanti, in sede di passerella, si dicevano pronti a intraprendere una battaglia per evitare la perdita sia di vite umane che del patrimonio storico-artistico della città, è chiaro che Cosenza vecchia e i suoi problemi non interessano a nessuno. È inaccettabile che nessuno prenda provvedimenti per scongiurare distruzione e morti, la vita dei residenti-contribuenti del centro storico vale davvero così poco?
Non è semplice intervenire laddove gli edifici pericolanti risultino appartenenti a privati, ma una soluzione deve essere individuata per evitare di dover contare i morti. L’art. 7 della Legge 2248/1865, all. E, dispone che “l’autorità amministrativa per grave necessità pubblica può senza indugio disporre della proprietà privata con decreto motivato e senza pregiudizio dei diritti delle parti”.