Acri, i miracoli della politica: quella struttura è abusiva e va demolita, anzi no!

Che Acri, cittadina ridente ai piedi della Sila, per qualcuno sia una sorta di boccaccesco Paese di Bengodi dove “si legano le vigne con le salsicce… ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato”, è cosa ben nota.

Non tutti sanno, tuttavia, che tra le sue mirabolanti caratteristiche ve n’è una da Guinnes dei Primati: in Via Ettore Majorana, vicino allo Stadio e al Camposanto, da 22 anni, nell’indifferenza delle Autorità comunali e regionali, esiste una struttura sportiva, o meglio una colata di cemento armato adibita a campetti di calcio e da tennis, sopra la condotta principale dell’Acquedotto della Sila Greca (conosciuto anche come Acquedotto del Trionto, che serve Acri e i paesi viciniori), cioè sul demanio della Regione Calabria, ente proprietario dell’acquedotto stesso, gestito dalla SORICAL.

Come se non bastasse, la struttura sportiva sorge in Zona F4–Verde pubblico attrezzato a Parco, in violazione del Piano Regolatore Generale del Comune di Acri e delle normative urbanistico-edilizie statali vigenti.

Questa torbida storia inizia nel lontano 24 marzo 1997, esattamente 22 anni fa, quando un privato, per quanto consapevole che sotto terra ci fosse l’Acquedotto del Trionto e si trattasse di un’area vincolata a “verde pubblico”, rivolge una richiesta scritta all’allora Sindaco del Comune di Acri, chiedendo di poter costruire sul terreno di Via Catena (oggi Via Ettore Majorana) un “campo da tennis con area attrezzata a verde”, con l’impegno di presentare un “progetto esecutivo da trasmettere al sindaco per le necessarie approvazioni”.

Il 17 giugno 1997 la competente Commissione Consiliare, la Prima per l’esattezza, dà parere favorevole (perché si scorda dell’esistenza dell’Acquedotto del Trionto).

Il 2 ottobre 1997, fatta la grazia gabbato lo Santo: il privato presenta una D.I.A. (il privato, che già prima si era scordato, con la Commissione Consiliare, dell’esistenza dell’acquedotto sotto terra, si scorda pure che deve presentare un progetto esecutivo, da approvare, perché è un’area vincolata a “verde pubblico” da P.R.G.) e realizza una colata di cemento sul Trionto, senza piantare nemmeno un albero di fichi o una qualsiasi altra cosa che sia lontanamente “verde”; l’Ufficio Urbanistica e Gestione del Territorio del Comune di Acri, dal canto suo, nemmeno si accorge (o finge di non accorgersi?) che lì c’è l’Acquedotto del Trionto e che, oltretutto, una D.I.A. non è sufficiente per costruire su area adibita a “verde pubblico” e, omettendo ogni controllo, avalla l’illecito.

Dietro sollecitazione di cittadini inferociti, tra il 2000 e il 2001 il Responsabile Ufficio Urbanistica e Gestione del Territorio Arch. Annunziata Ranaldi si accorge che la colata di cemento è stata “realizzata in violazione del P.R.G. e che non è conforme alla normativa urbanistica”, ma non dice una parola sul fatto che si trova sull’Acquedotto del Trionto (forse pure lei si era scordata) e omette di adottare ogni doveroso provvedimento, compreso quello di dare comunicazione dell’abuso alla Procura della Repubblica di Cosenza.

Negli anni tra il 2002 e il 2010 nessuno fa nulla: il Comune di Acri, anzi, dorme sonni beati, nonostante le continue proteste dei cittadini.

Il 5 gennaio 2010 la colata di cemento abusiva viene venduta ad un noto sportivo acrese, che ne rinvigorisce l’attività, peraltro recando notevole disturbo sonoro e luminoso per la collettività, posto che, oltre ad essere abusiva, sorge in zona residenziale.

Il 29 marzo 2011 la situazione diventa paradossale: il nuovo proprietario presenta una “D.I.A. in sanatoria” al Settore Urbanistica del Comune di Acri e il Responsabile dell’epoca, tale Geom. Carmine Covello (da qualche giorno nominato nuovamente Responsabile del Settore), colto pure lui da amnesia, né ricorda che c’è un acquedotto sotto la colata di cemento e neppure che la colata di cemento è in un’area adibita a “verde pubblico” come da P.R.G. (come se non bastasse, oltre a non preoccuparsi minimamente del bue che ha davanti agli occhi, ne cerca le corna, perché la sanatoria consiste nella ripitturazione delle strisce del campetto polivalente, non a norma); ora, anche grazie al Geom. Carmine Covello, dal 2011 Acri ha una struttura sportiva di cemento armato su un acquedotto demaniale e in un’area adibita a “verde pubblico”, ma con le strisce a norma per giocarci i Mondiali di calcio.

Dal 2011 al 2018 è un succedersi di Responsabili del Settore Urbanistica del Comune di Acri e un susseguirsi di proteste ignorate e richieste di intervento anche alla Regione Calabria, che come emerge dalla Nota Prot. n. 152221 del 14/05/2015, assunta al Prot. Entrata n. 9488 del 29/05/2015 del Comune di Acri, dal 2015 è ben consapevole della situazione, ma non fa nulla.

Ma la situazione diventa grottesca nell’autunno del 2018: il nuovo Responsabile del Settore Urbanistica Geom. Cosimo Terranova, dopo innumerevoli solleciti inviati anche al Sindaco Avv. Pino Capalbo, al Segretario Generale Dott. Cosimo Straface e al Comandante dei Vigili Urbani Dott.ssa Maria Teresa Manes, si sveglia e ordina la demolizione della colata di cemento, perché abusiva.

Nessuno dei summenzionati soggetti, tuttavia, per quanto pubblico ufficiale, segnala quanto sta accadendo alla Procura della Repubblica di Cosenza.

Dopo qualche settimana però, colpo di scena: il manufatto non è più abusivo, con la scusa puerile che le particelle di terreno su cui sorge non risultano ancora formalmente volturate alla Regione Calabria, anche se la colata di cemento è sulla condotta principale dell’Acquedotto del Trionto sotterrato lì da oltre 40 anni, ed è pure conforme a P.R.G., nonostante sia una colata di cemento su area vincolata a “verde pubblico”, e il Geom. Cosimo Terranova prima annulla in autotutela l’ordine di demolizione e, poche ore dopo, viene “sostituito” su disposizione del Sindaco Avv. Pino Capalbo.

Cosa faranno adesso i nostri eroi, visto che la colata di cemento è un illecito permanente ancora presente nella ridente Acri? Come disse il compianto Lucio Battisti “lo scopriremo solo vivendo”.

Lettera Firmata