Aeroporto Catanzaro-Lamezia? Corsi e ricorsi storici: da Migliaccio a Fittante

dalla pagina FB di Alessandro De Virgilio

Confesso che se fossi stato nei panni del sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, avrei evitato di inserire nelle mie linee programmatiche la ridenominazione dell’aeroporto di Lamezia Terme in “aeroporto di Catanzaro-Lamezia Terme” che era, peraltro, l’ipotesi all’origine del progetto che portò alla costruzione del principale aeroscalo calabrese. Davanti alle legittime, sebbene esagerate, reazioni da parte di qualche rappresentante istituzionale lametino, mi permetto di offrire, senza alcun intento polemico, un ulteriore elemento di dibattito, avendo dedicato all’ipotizzata costruzione dell’aeroporto del capoluogo di regione un capitolo del mio libro “Le quattro giornate di Catanzaro”. Nella memoria realizzata nel 1948 dall’avvocato Giovanni Migliaccio, vice presidente della deputazione provinciale – così si chiamava all’epoca l’amministrazione provinciale – su incarico della Provincia, si ripercorrono le tappe del progetto che prevedeva la costruzione dell’aeroporto di Catanzaro nell’area di località Barone, alle porte del quartiere Lido.

La memoria di Migliaccio fu la risposta ad una iniziativa analoga della deputazione reggina volta ad affermare il diritto della città dello Stretto a essere indicata come capoluogo di regione, cosa che, per quanto riguarda Catanzaro, effettivamente avvenne con la relazione Donatini-Molinaroli commissionata dal parlamento ad un apposito comitato di parlamentari che la consegnò sul finire del 1949.

Migliaccio, al fine di rafforzare l’idoneità di Catanzaro come sede degli organi di governo regionali, fece riferimento all’ipotesi dell’aeroporto. Citando i carteggi intercorsi al riguardo fra l’amministrazione e i dicasteri competenti, scriveva che il ministero della Difesa “aveva già autorizzato e prescelto il luogo per la costruzione di una pista d’atterraggio” in città a cui avrebbe dovuto provvedere un consorzio costituito da Provincia, Comune ed ente per il turismo.

Del progetto si parlò a più riprese nell’immediato dopoguerra sui due giornali cittadini: il “Corriere calabrese” e il “Grido della Calabria”. Il 16 aprile del 1949 il sottosegretario alla Difesa Enrico Malintoppi indirizzò al deputato Domenico Larussa, che chiedeva lumi al riguardo, assicurazioni in merito all’iter della pratica. Una commissione effettuò pure un sopralluogo sull’area indicata. Passarono diversi anni prima che l’aeroporto fosse realizzato. Nei decenni successivi fu costituito il consorzio previsto, ma si decise – secondo me giustamente data la vastità della piana lametina che poteva garantire uno sviluppo adeguato all’aeroporto – di realizzare lo scalo spostandone la sede a S.Eufemia Lamezia. Il consorzio fu pertanto denominato “Consorzio per la costruzione dell’aeroporto di Catanzaro-Sant’Eufemia Lamezia”. Negli anni seguenti l’opera fu finalmente realizzata assumendo la denominazione di aeroporto di Lamezia Terme.

Il compianto Costantino Fittante, lametino illustre, più volte parlamentare e sindaco di S. Eufemia, che con i territori di Sambiase e Nicastro costituì l’attuale Comune di Lamezia Terme, nel suo bel libro “l’area critica” ripercorre le vicende che hanno impedito la realizzazione dell’area urbana Catanzaro-Lamezia fra campanilismi e gelosie reciproche. Fittante aggiunge un elemento ulteriore: anche la stazione ferroviaria lametina avrebbe dovuto originariamente essere battezzata “stazione di Catanzaro-Lamezia Terme” in omaggio alle due città.

Del resto, – l’osservazione è mia – è quello che si è fatto a proposito della stazione di Vibo-Pizzo. Io, ripeto, avrei fatto a meno di una polemica sul punto, se non altro per evitare che il ricco programma del sindaco passasse in secondo piano nelle sue linee portanti, ma la rivendicazione di Fiorita è legittima sebbene, a mio parere, non prioritaria e non indispensabile.

L’aeroporto di Roma è nel Comune di Fiumicino, così come il porto si trova a Civitavecchia, ma entrambi gli scali portano il nome della capitale. Esistono infrastrutture di città meno importanti di Roma che insistono su altri territori, ma sono indicati con il nome del capoluogo. Nessuno scandalo, nessuno scippo: l’aeroporto rimarrebbe a Lamezia, a differenza di tanti uffici decentrati nella città della Piana che avrebbero dovuto avere sede a Catanzaro. Ne cito due a caso: molti servizi amministrativi dell’Asp catanzarese e buona parte dell’archivio provinciale dello Stato.