Amadeus al Nove. Come quando Berlusconi strappò Mike alla Rai

di Maria Cafagna

Fonte: Today

Dopo settimane di indiscrezioni – i primi a parlarne sono stati i soli informatissimi giornalisti di Dagospia, chapeau – è arrivato l’annuncio dell’addio di Amadeus alla Rai. Il conduttore dovrebbe approdare sul Nove, canale del gruppo Warner Bros. – Discovery, che dopo l’arrivo di Fabio Fazio avrebbe così inferto un altro duro colpo all’offerta televisiva del servizio pubblico.

Dopo il successo dell’ultimo del Festival di Sanremo, Amadeus aveva fatto sapere che l’anno prossimo non avrebbe lavorato alla kermesse né come direttore artistico né come conduttore, ponendo seri dubbi sulla riuscita della prossima edizione della manifestazione canora. Ma, come spiega il giornalista Giuseppe Candela, il suo addio riguarda anche l’access prime time, una fascia oraria molto importante in termini di investimenti pubblicitari: “L’access in onda tutti i giorni influisce sulla media del prime time dove i pubblicitari mettono soldi. Spostare due/tre/quattro punti (tolti quindi a Rai1/Canale5) cambia equilibri, traini, medie, classifiche delle reti. Sposta milioni. Se Affari tuoi perde 3-4 punti sarà massacrato, se Ricci perde qualcosa sarà un problema. Se Nove con access cresce di 3 punti va sopra il 5 di media in prime-time, e batte La7, Rete4 e si avvicina a Rai2”.

Una scelta che cambierà gli equilibri televisivi

Insomma, quella di Amadeus non è una semplice scelta personale, ma una decisione che verosimilmente sposterà risorse, pubblico e soprattutto investimenti pubblicitari. Una scelta che cambierà verosimilmente gli equilibri televisivi come accadde negli anni ottanta quando Silvio Berlusconi riuscì a strappare alla Rai Mike Bongiorno, inaugurando così il duopolio televisivo che fino a questo momento ha retto l’urto dell’arrivo di Sky e La7, ma che rischia di essere definitivamente compromesso dall’approdo di Amadeus sul Nove.

Le motivazioni sono due. La prima è che grazie a un grande lavoro di posizionamento e a una sfilza di scelte artistiche azzeccate, Amadeus è riuscito a guadagnare la fiducia di un pubblico eterogeneo e trasversale. Dai nonni ai nipoti, dalle persone meno abbienti a quelle facoltose, donne, uomini e chi si riconosce nella comunità LGBTQI+, Amadeus è generalista nel senso migliore del termine. Tralasciando il lato prettamente artistico, Amadeus sposta investimenti pubblicitari enormi proprio perché arriva a tutte e a tutti. Se con l’arrivo di Fazio sul canale Nove era arrivato un pubblico di cosiddetta “fascia alta”, con Amadeus potrebbe arrivare finalmente anche il pubblico generalista, con tutto quello che ne consegue in termini di ricavi pubblicitari. Se l’investimento, come prevedibile, dovesse ripagarsi da solo in tempi tutto sommato rapidi, questo garantirebbe a Warner-Discovery la possibilità di attrarre altre star del piccolo schermo e quindi altro pubblico, altri spot, altri soldi.

È difficile prevedere quello che avverrà nel medio o nel lungo periodo, quello che però possiamo immaginare è che la scelta di Amadeus possa portare altri talenti a valutare magari offerte economiche meno generose se ad esse dovesse corrispondere una maggiore libertà editoriale.

Dalle parole del diretto interessato e dal comunicato stampa della Rai, emerge infatti che il punto della trattativa non sia stata la questione economica ma la libertà creativa. Con Mediaset in una fase di stagnazione creativa e con la Rai ostaggio di un governo che forse più di altri sta facendo le voce grossa, l’approdo sul Nove sembra l’unico possibile per chi abbia voglia di fare il proprio lavoro senza interferenze. È stato il caso di Fabio Fazio, non certo un pericoloso sovversivo, e ora quello di Amadeus, un altro volto rassicurante. Se il clima in Rai è talmente irrespirabile che anche due professionisti tutto sommato innocui come Amadeus e Fazio sono scappati a gambe levate, cosa ne sarà del servizio pubblico? Siamo veramente dalle parti dell’Istituto Luce? Lo vedremo presto ma pare che se l’andazzo sarà questo, le prossime elezioni europee (i sondaggi per ora danno Fratelli d’Italia in testa) rischiano di trasformare la Rai in Tele Meloni e Mediaset nel suo cereale sottomarca. Non ci resta che cambiare canale: ci vediamo sul Nove.