Amantea, Campora e la sfida di un referendum che spacca il cuore della Calabria

Fonte: Repubblica

E’ una storia tutta italiana, un rompicapo fatto di cavilli legali, burocrazia, astio di paese, interessi privati, campanilismi secolari, una storia buona per scrivere un film se non fosse vera e certificata da carte bollate e intervento della magistratura. Il prossimo 22 gennaio la Calabria sarà protagonista di un referendum ai limiti del credibile: il Tar di Catanzaro ha infatti rigettato il ricorso proposto dal Comune di Amantea contro l’indizione dell’apertura delle urne voluta dalla medesima Regione per definire i nuovi confini territoriali della frazione di Campora San Giovanni che, nelle ipotesi sostenute dall’associazione “Ritorno alle origini di Temesa”, dovrebbe annettersi prima al comune di Serra d’Aiello per poi favorire la formazione di una nuova identità territoriale.

Il sindaco Vincenzo Pellegrino, rappresentato dai legali Andrea Reggio D’Aci e Mariella Tripicchio, e seguendo soprattutto la via del buon senso, aveva proposto il ricorso sulla base dei numeri forniti dall’ufficio anagrafe dell’ente locale. Il funzionario, infatti, aveva certificato che la popolazione del Comune di Amantea conta 13.272 cittadini italiani residenti e che coloro che vivono nella sezione del territorio comunale che si trova a sud del fiume Oliva è di 3.407 unità, mentre quella posta a nord del fiume Oliva raggiunge quota 9.865 unità.

Si tratta di una battaglia metro su metro di uno dei territori più affascinante della Calabria soprattutto in termini di valore turistico. Ma la sfida ha il sapore dello sceneggiato. Lo scontro è politico, territoriale, ma soprattutto personale. E lo si capisce anche a leggere il dettaglio della burocrazia che accompagnerà questo improbabile referendum. La penultima domenica di gennaio sono infatti chiamati a votare i camporesi più i residenti di Coreca e Marinella. Ma in caso di scissione, le due frazioni resteranno comunque con Amantea, tuttavia i loro elettori parteciperanno al referendum da cui è escluso il resto dei cittadini. Il rebus è risolto sul piano del regolamento politico: Campora non voterà solo come territorio (cioè dal fiume Oliva in giù) ma anche come collegio elettorale, che include gli altri due territori. Fin qui la questione è rimasta nell’ambito dell’arguzia tecnico legale, ma il primo quesito civico al quale nessuno risponde è legato alla situazione debitoria nella quale al momento versa il comune di Amntea. Si parla di una difficoltà vicina ai 40milioni di euro. Nel caso in cui il referendum passasse, come verrebbe ripartito quel debito? Soldi pubblici, sui quali cala il silenzio.

La sfida tra promotori del referendum e dirigenti del Comune di Amantea si è fatta incandescente negli ultimi mesi. Al centro del dibattito soprattutto un dettaglio molto discusso sul piano tecnico giuridico: l’articolo 15 del Tuel infatti (Testo Unico delgli Enti Locali), secondo il quale non sono ammissibili scissioni che generino Comuni al di sotto dei 10mila abitanti e, più che le scissioni, sono incoraggiate le fusioni.  L’eventuale nascita di Temesa rappresenterebbe invece una fusione di territori, da cui comunque deriverebbe un Comune con una popolazione di poco maggiore a quella di Campora (in totale poco meno di quattromila abitanti). Amantea, al contrario, resterebbe con 10mila e rotti abitanti. E su questo punto lo scontro si fa infuocato: il dato del Comune non lascerebbe spazio a discussioni: 13.272 cittadini residenti. Tolti i 3mila e poco più di Campora, ci si avvicinerebbe alla parcellizzazione del territorio e il referendum sarebbe inammissibile. Tuttavia, a leggere sui siti più attenti al territorio calbrese, si fa riferimento a un altro numero con la popolazione di Amantea che supererebbe le 14mila unità contando anche gli stranieri residenti.

Un ultimo punto infine rischia di paralizzare il referendum stesso:il comma 2 dell’articolo 8 della legge 570 del 1962. Questa norma prevede infatti che i consigli comunali si debbano rinnovare integralmente quando, in seguito a variazioni come quella in corso ad Amantea, i territori varino di un quarto della popolazione. Sarebbe così per Amantea, che comunque perderebbe un quarto della popolazione; ma sarebbe così per Serra d’Aiello, la cui popolazione aumenterebbe almeno di sette volte.

Mancano 13 giorni, ma la storia potrebbe non arrivare mai alla conclusione delle urne: è atteso infatti il giudizio del Consiglio di Stato a cui il Comune di Amantea ha fatto ricorso il 19 dicembre scorso. Storia di un’Italia difficile da credere.