Belvedere, la clinica Tricarico è all’asta. Storia di una straordinaria macchina da soldi

La clinica Tricarico di Belvedere Marittimo è all’asta e naturalmente, come da scontato copione nella nostra realtà omertosa, nessuno ne parla… Eppure c’è scritto con estrema chiarezza nel sito ufficiale del Tribunale di Paola alla voce “aste” nella quale si parla espressamente del fabbricato ubicato a Belvedere dalla famiglia Tricarico. Non possono esserci equivoci, è proprio quello. Con tanto di bando, ordinanza e mappa.

Eppure quella clinica è sempre piena zeppa di pazienti… fa riferimento al clan Muto e ai “big” del Pd, è stata sempre protetta e tirata fuori da ogni impiccio, favorita fino al punto di far chiudere l’ospedale di Praia a Mare che creava “concorrenza”. Insomma, fa proprio “notizia” il fatto che vada all’asta. 
E non è finita qui. Sempre sul sito del Tribunale di Paola, si legge che uno dei curatori fallimentari è Fernando Caldiero di Cetraro, personaggio a dir poco ambiguo, con un rapporto storico con la famiglia Tricarico e tanti, troppi scheletri negli armadi. Caldiero si è dimesso proprio pochi giorni fa, il Tribunale di Paola ha nominato un sostituto e proprio stamattina il procuratore Bruni ha notificato un decreto di sequestro beni per 5 milioni di euro alla clinica per reati fiscali (http://www.iacchite.com/paola-sequestro-di-beni-per-5-milioni-alla-clinica-tricarico/). In previsione dell’udienza del 24 maggio, che dirà tutta la verità sul fallimento della clinica appare a questo punto chiaro che si profila un clamoroso cambio di proprietà nella clinica che molti ritengono sia stata negli anni il punto di riferimento del clan Muto.
LA STORIA

La Casa di Cura Tricarico Rosano sorge nella Marina di Belvedere Marittimo ed ha iniziato la sua attività oltre 60 anni fa (nel 1952). La proprietà è sin dalla fondazione della famiglia Tricarico Rosano e il direttore sanitario è il dottore Pasquale Tricarico Rosano. Ed è proprio lui il deus ex machina della “baracca”.

La clinica di Belvedere “si pone ai massimi livelli regionali, rappresentando un vero punto d’eccellenza per la sanità calabrese. È la seconda struttura privata regionale sia per dimensioni strutturali sia per volume d’affari”.

Lo scrivono direttamente loro, i responsabili della clinica, sul sito ufficiale della casa di cura, nel quale si legge ancora che la struttura è immensa (11mila metri quadrati coperti!), che ha addirittura un pronto soccorso autonomo attivo dal 1990 che eroga oltre 12.000 prestazioni, che è centro cardiologico dotato di tecnologie e professionalità per il trattamento in angioplastica ed è dotata anche di un’elisuperficie per elisoccorso, collaudata ed autorizzata dall’ENAC, e già utilizzata dal 118. Insomma, una macchina da guerra più che un centro di eccellenza. Con 120 posti letto distribuiti nei raggruppamenti di Medicina e Chirurgia.

Anzi, per essere più precisi, la più grande macchina da soldi del Tirreno cosentino in ambito sanitario. Eppure, questa storica clinica spesso e volentieri si caccia in delicatissime crisi finanziarie, che vengono sempre “magicamente” risolte dalla politica.

Quanto al resto, lo sanno tutti che la clinica Tricarico è la clinica di famiglia del clan Muto. Ecco cosa ci dichiarava qualche mese fa un dipendente della clinica: “… Sin dalla prima metà degli anni Ottanta Franco Muto, i suoi parenti e i suoi clienti usano la Tricarico come meglio credono, sia a livello occupazionale che a livello di ricoveri. Pensate che negli anni Ottanta la Tricarico era già attiva da parecchio e che il potere del clan si è manifestato gradatamente ma ormai da più di 25 anni è uno schifo: nella clinica gravitano personaggi di ogni tipo mandati dal clan e “quelli di Cetraro”, come li chiamiamo noi, sono di casa…”.

INDAGINI_salaoperatoria-540x280L’ “Istituto Ninetta Rosano S.r.l.” di proprietà della famiglia Tricarico-Rosano, in particolare, nasce il 12 dicembre del 1973 con 177 addetti e un capitale sociale di oltre 670mila euro. Tutto procede bene fino al 28 gennaio del 2011, quando la società, a causa di una forte condizione debitoria da svariati milioni di euro, cede l’attività alla nuova società costuituitasi, la “Casa di cura Tricarico Rosano S.r.l.”, a cui le nuove leggi consentono una costituzione di una Società a Responsabilità Limitata con soli 20mila euro di capitale sociale. Così, tanto per mettersi al riparo da un eventuale fallimento.

In effetti, è da allora, dal 2011, che si parla di chiusura del Pronto soccorso, di mancato inserimento nella rete Emergenza/Urgenza della Regione e di mancata valorizzazione delle eccellenze nel campo della Cardiologia. Figurarsi se i nostri politici, davanti ad una clinica che fattura milioni e milioni, che dà lavoro diretto e indiretto a centinaia e centinaia di persone e che è inevitabilmente “vicina” al clan dominante nella zona, il clan Muto di Cetraro, non intervengono per salvare capre e cavoli.

minniti-magornoIl politico più esposto al fianco di Pasquale Tricarico è senz’altro Ernesto Magorno, non foss’altro che per motivazioni territoriali, visto che è un uomo del Tirreno, che è stato a lungo sindaco di Diamante e che ormai da qualche anno è tra i “big” del PD grazie anche alla clinica Tricarico e al clan Muto, del quale è una pedina a tutti gli effetti come risulta dalle intercettazioni della DDA.

Dopo il primo “salvataggio” dell’estate del 2011, la clinica Tricarico ha bisogno anche di altro e nel 2013, con Ernesto Magorno candidato addirittura al Parlamento, c’è l’occasione giusta per fare altri, significativi passi avanti.

E così, dopo l’elezione di Magorno, inizia la “battaglia” per inserire la clinica Tricarico nella Rete Urgenza/Emergenza dell’Alto Tirreno Cosentino e perché le venga concessa l’autorizzazione ministeriale per il riconoscimento di un presidio cardiologico da inserire nella struttura sanitaria urgenza/emergenza di pronto soccorso.

Obiettivi raggiunti grazie soprattutto al generoso impegno del neoparlamentare diamantese.

presta-magobrunoNel 2013, tuttavia, si avvicina alla clinica Tricarico anche un altro “pezzo grosso” del PD ovvero Madame Fifì (per quei pochi che non lo sapessero si tratta di Enza Bruno Bossio), alla quale va un finanziamento per la campagna elettorale della clinica del clan Muto ma anche altri dell’imprenditore-editore-usuraio Piero Citrigno. 

Ebbene, a quattro anni di distanza, la “stella” di don Magorno e di Madame Fifì si dev’essere quantomeno offuscata e così la clinica Tricarico va desolatamente all’asta. Altro giro, altro gettone: il clan resterà sempre, cambia solo il proprietario e probabilmente anche i referenti politici, come dire cambiano i suonatori ma la musica, statene certi, rimarrà sempre la stessa. Garantiscono i soliti magnifici due: Minniti e Gratteri. Tuttappo’!