Berardi dà lo stop a Lotito e alla Lazio. Piccato botta e risposta tra i due

Che non sia finita ieri, con il botta e riposta tra Claudio Lotito e Domenico Berardi, la telenovela che voleva l’attaccante calabrese vicino, anzi vicinissimo, alla squadra di Sarri. Ipotesi a lungo rilanciata da social e siti ben informati sulle vicende della Lazio, e altrettanto a lungo liquidata dalla dirigenza neroverde come fantasia giornalistica, rincorsa a lungo come plausibile ma da ieri un tantino più debole.

Perché il numero uno della Lazio, in vista alla squadra ad Auronzo di Cadore, ha fatto sapere che “Berardi non è in vendita”. Aggiungendo alla dichiarazione i particolari che servono a ‘fare notizia’. “Ho parlato con il Sassuolo, Berardi non è mai stato messo in vendita. A parte che chiedono una cifra spaventosa, ma non è in vendita”, ha detto il presidente della Lazio, non senza aggiungere che “poi parliamo di un ragazzo che ha strappato il contratto con la Juventus, quindi bisogna anche capire con chi si parla”.

A suggerire che se Berardi non va alla Lazio, mica è colpa di Lotito, al quale arriva tuttavia, attraverso i social e a strettissimo giro, la risposta dello stesso Berardi, che sotto le esternazioni del numero uno laziale piazza una serie di emoticon che simboleggiano perplessità in ordine a dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano.

Tutto da verificare, in effetti, se Berardi abbia effettivamente ‘strappato’ il contratto che ne avrebbe fatto un giocatore della Juventus, tutto da verificare che Lotito abbia effettivamente parlato con il Sassuolo, l’unica certezza è che il Sassuolo, per privarsi del suo giocatore-simbolo, chieda probabilmente una cifra importante, e ci mancherebbe altro, visti i numeri dell’attaccante. Lo stupore di Lotito, in ordine ad un giocatore che al Sassuolo hanno chiesto tutti e ha sempre – fin qua – scelto di restare in neroverde, stupisce dunque i più, ma quell’inciso sul contratto ‘stracciato’ fa il rumore che serve dentro questa estate nel corso della quale Berardi continua a far parlare di sé. Anche per essere, di fatto, l’ultima bandiera rimasta nelle squadre di A complici 11 stagioni con la stessa maglia addosso. Fonte: Il Resto del Carlino