Bruni, Falvo e ora Catalano. Chi tocca Cosenza viene promosso e trasferito

Non c’è solo il metodo Palamara per far carriera in magistratura o nelle forze dell’ordine, se lavori alla Dda di Catanzaro, ad esempio, puoi “imboccare” anche un’altra strada per fare un bel salto di “livello”: basta “lavorare” all’inchiesta “Sistema Cosenza”, e il trasferimento con relativa promozione è più che assicurato. Non è una bufala o una fake news, tale affermazione è supportata da fatti ed esempi concreti che non lasciano spazio ad altre interpretazioni se non a questa. E li vediamo subito.

L’inchiesta “Sistema Cosenza”, nasce all’indomani delle dichiarazioni del pentito di ‘ndrangheta Adolfo Foggetti, nel lontano 2014, il primo a “tirare in ballo” negli affari dei clan, politici e professionisti. Foggetti ha raccontato specifici episodi di collusione tra i clan e Mario Occhiuto, Enzo Paolini, Marcello Manna, Orlandino Greco, Sandro Principe, e sodali vari, per lo più afferenti a “dinamiche criminali” di voto di scambio. Dichiarazioni confermate ed arricchite da un altro esponente di spicco della ‘ndrangheta cosentina passato dall’altra parte della barricata, Daniele Lamanna.

A raccogliere le loro dichiarazioni, l’allora pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni. Centinaia di verbali letti e sottoscritti dai pentiti dove si racconta la storia criminale e massomafiosa degli ultimi 20 anni a Cosenza. Furono tanti i personaggi ascoltati (come persone informate sui fatti) in quel periodo dal pm Bruni, alla ricerca di riscontri e conferme alle “parole” dei pentiti: consiglieri comunali di Cosenza, professionisti, avvocati e persino qualche “rappresentante delle istituzioni”. Il pm Bruni produsse una enorme quantità di “carte” che diedero vita ad una prima fase del suo lavoro investigativo con l’intervento su Castrolibero e Rende. Orlandino Greco e Sandro Principe finirono dentro a due biltz della Dda di Catanzaro, frutto delle dichiarazioni di Foggetti e Lamanna, e risultano entrambi sotto processo per corruzione e voto di scambio. Quando era tutto pronto per dare il via alla seconda fase, ovvero il blitz a Cosenza, ecco che succede qualcosa che ferma tutto. Pierpaolo Bruni viene promosso e trasferito a Paola dove assume la direzione della locale procura. Per carità, una promozione di sicuro meritata, Bruni è un ottimo e onestissimo magistrato, ma la promozione si sa, piace a tutti. E poi la Giustizia non si ferma, continuerà qualcun altro il suo lavoro.

E così è stato: l’inchiesta “Sistema Cosenza” passa nelle mani dell’allora pm della Dda di Catanzaro Camillo Falvo. Il bravo e serio magistrato lavora più di un anno e mezzo sulle carte di Bruni, riascoltando “testimoni” e promuovendo nuove azioni investigative affidate al pool di polizia giudiziaria che lo affianca in questo lavoro. Tutto sembra pronto ed imminente, l’inchiesta, dopo tanti anni, è ricca di elementi probanti e riscontri oggettivi, si può procedere, ma anche qui succede qualcosa che ferma di nuovo tutto: il pm Camillo Falvo viene promosso procuratore capo a Vibo. E l’inchiesta “Sistema Cosenza” passa ancora di mano. Bisogna rivedere di nuovo tutto, il nuovo titolare dell’inchiesta ha bisogno di studiare le carte per dirsi pronto ad affrontare l’esame del Gip.

A lavorare all’inchiesta in questi ultimi anni la Squadra Mobile di Cosenza che come si sa è “titolata” ad investigare sui reati amministrativi, guidata dal dottor Fabio Catalano. Poliziotto ligio al proprio dovere e dotato di un raro acume investigativo. Non riveliamo certo un segreto se diciamo che a volerlo alla guida della mobile di Cosenza è stato il dottor Gratteri che evidentemente ha stima e fiducia di questo bravo dirigente della polizia di stato. E non riveliamo neanche qui un segreto se diciamo che il dottor Catalano in questo ultimo periodo si è speso molto lavorativamente parlando. E il suo non è stato certo un lavoro “dedicato” all’ordinario. Questo è sicuro. Catalano ha approfondito, a livello investigativo, l’inchiesta sul “Sistema Cosenza”. Ebbene, anche stavolta quando tutto sembra pronto ecco che succede qualcosa che ferma la macchina della Giustizia, il dottor Catalano, il “braccio operativo” dell’inchiesta, è stato promosso e trasferito (il che non è certo un segreto).

E sono tre. Qualcuno diceva che tre indizi fanno una prova. E qui la prova pare solida, tre trasferimenti non possono essere una coincidenza. C’è qualcuno che non vuole si metta mano all’inchiesta “Sistema Cosenza” e chiunque si avvicina all’inchiesta viene promosso e trasferito. Così ogni volta bisogna iniziare daccapo, nel mentre gli anni passano e il dimenticatoio si fa sempre più vicino.

Lo stesso Gratteri che conosce bene questa situazione, che “giace” sulla scrivania del suo ufficio da anni, ha deciso, pur di non metterci mano, di chiedere il trasferimento alla prestigiosa sede di Milano che gli darebbe una visibilità europea, a differenza della procura di Catanzaro. E si sa a Gratteri i riflettori piacciono. Il che equivale ad un promozione. E così sarà. E siamo a quattro. Insomma, per essere promosso e trasferito basta dire mo’ faccio un blitz a Cosenza, e il gioco è fatto, e il tutto senza neanche una telefonata di Palamara.