Buona fortuna, Rende! (di Matteo Olivieri)

di Matteo Olivieri

Poco più della metà degli elettori rendesi si è recato alle urne per il turno di ballottaggio, circa 16 mila su un totale di 31 mila aventi diritto (-26% rispetto al primo turno). Una buona metà dei Rendesi ha disertato il voto, per evidente mancanza di empatia verso entrambi i candidati. Nessuno degli originari 9 candidati a sindaco è riuscito ad intercettare questo enorme bacino di voto e su questo punto ci sarebbe molto da riflettere. Il turno di ballottaggio comunque ha fornito indicazioni utili per capire come si sono orientati i flussi di voto. In particolare:

A) Principe: gli “apparentamenti” non gli hanno portato alcun beneficio, anzi alla fine gli alleati gli hanno tolto voti, visto che il divario rispetto al primo turno è aumentato. Sulle cause di ciò occorrerà tornare a riflettere. Ancora peggiore è stato il contributo fornito dai “big” del PD regionale (Aieta, Giudiceandrea, Orlandino Greco) che hanno fatto capolino a Rende durante i comizi. Il loro contributo in termini di voti è stato pari a zero. O non sono tanto “big” come ci vengono descritti, oppure hanno tradito i patti. In ogni caso, Principe ha sbagliato a dare corda a troppa gente inaffidabile, nota da sempre per il trasformismo politico in salsa affaristica.

B.) Manna: ha beneficiato dei voti della sinistra progressista, movimentista e paraculista, quella che vive da sempre facendo la morale agli altri ma poi è incapace di staccarsi dalle mammelle delle casse pubbliche. Ma ci sono stati anche i voti del mondo affaristico-universitario interessato ai grandi appalti e sempre pronto a firmare perizie fasulle pur di rastrellare soldi. Questo mondo, che aveva sostenuto Talarico al primo turno solo come modo per arginare l’avanzata di Principe, ha scelto poi di abbandonarlo al secondo turno dopo l’apparentamento di questi con Principe, e si è concentrato su Manna, che in questi anni ha firmato tanti protocolli d’intesa col Rettore dell’Unical Crisci. Ulteriore riprova è il fatto che le liste di Talarico presentavano persone vicine ad Occhiuto, il quale invece fa i suoi accordi “gioiosi” con Manna (anche in chiave di prossime elezioni regionali,?!). Infine, ci sono i voti della massoneria, mancati a Tursi Prato fin dal primo turno e fatti convergere su Manna, nelle cui file ci sono numerosi grembiulini.

Alla fine vince l’astensionismo, segno che la stragrande maggioranza dell’elettorato rendese non si identifica in nessuno dei due candidati. La parte di “voto libero” che sperava in un candidato “normale” in grado di arginare il declino della città, ormai evidente a chiunque, ha preferito non prendere posizione. Indeciso tra due candidati in cui non ci si riconosce, ha preferito lasciar scegliere gli altri. Di ciò gli elettori avranno modo di pentirsi amaramente nei prossimi mesi.

Cosa rimane di queste elezioni? Rimane la certezza che entrambi i candidati condividevano la stessa agenda politico-amministrativa, visto che entrambi sono favorevoli alla città unica, alla metrotramvia, al nuovo ospedale a Rende, al nuovo stadio, ecc. Quindi, al di là della acredine personale tra i due candidati, penso che entrambi possano dirsi soddisfatti di veder realizzate prima o poi le stesse priorità politico-amministrative. Meno contenti sono gli elettori “non-allineati”: infatti, chi auspicava innovazione politica a Rende, nei contenuti programmatici e nei modi, rimarrà a bocca asciutta per altri 5 anni. Prepariamoci dunque ad altri 5 anni senza opposizione in consiglio comunale, alla mercé di chi fa della politica un modo per crearsi clientele coi soldi pubblici. Saranno altri 5 anni come i precedenti, senza spina dorsale, senza anima né idee, e soprattutto senza competenze. Da oggi Rende è una città un po’ più straniera per tutti, e a breve rischia di cambiare radicalmente volto e diventare addirittura “alienante”, sotto la spinta di speculazioni edilizie, grandi opere e fondi pubblici spesi a profusione in ambiti lontani dalle reali esigenze dei cittadini (p.e. city logistics). Sarebbe la nemesi storica di Rende, che da città-modello finirebbe per diventare la città-horror.

Nel frattempo, nessuno dovrà più lamentarsi dei disastri della giunta Manna; nessuno dovrà più lamentarsi delle buche o dei marciapiedi dissestati, o delle strade sporche, o della carenza idrica, o dell’aumento delle bollette e del costo crescente dei servizi pubblici; nessuno dovrà più lamentarsi dei metodi clientelari di gestire la cosa pubblica. Infine, nessuno dovrà più lamentarsi dello stato precomatoso del bilancio comunale, né del fatto che tutti i problemi spinosi della città rimangono irrisolti, Legnochimica, depuratore, discarica, disboscamento urbano, aria irrespirabile nella zona industriale, scarichi fognari nei torrenti, cementificazione degli argini fluviali, trasformazione permanente dello stato dei luoghi in assenza di autorizzazioni ecc. Su tutti questi problemi Manna ha già dimostrato tutta la sua incapacità ed inadeguatezza ed è quindi illusorio aspettarsi qualcosa di buono. Buona fortuna, Rende!