Calabria 2019, ecco perché dobbiamo fermare il delirio di Occhiuto (di Pasquale Rossi)

di Pasquale Rossi

L’architetto Occhiuto, avendo capito che l’era “estetistica” a Cosenza è finita, indirizza la sua sfrenata ambizione verso un altro, e più importante, obiettivo: la Presidenza della Regione. Pensa, da piccolo borghese megalomane qual è, che nelle altre città e contrade calabresi i cittadini non siano consapevoli del suo principale interesse: gli appalti ed i soldi. Pensa che, invece, siano affascinati dal suo “modello del fare”, il “modello Occhiuto” che ha cambiato il volto di Cosenza, un modello che ha, letteralmente, stravolto la città adornandola di copiosissimo cemento armato in ogni luogo e arredando la principale via commerciale come il salotto di un nouveau riche, di un parvenu, con tanto di illuminazione da fiera paesana e multipli incerti di grandi, medi e piccoli artisti.

I calabresi già sospettano, però, che il “modello Cosenza” occhiutiano sia molto simile al “modello Reggio” scopellitiano che tutti sanno com’è finito: in gattabuia. Sospettano, e noi proveremo a render loro la cosa evidente, che l’unico vero “modello” di Occhiuto è quello che gli permette di avere accesso ai soldi. I soldi pubblici che, secondo la Corte dei Conti, a Cosenza sono stati male, ed in troppo grande quantità, usati da questo personaggio incolore, grigio e, soprattutto, privo di qualità.

Se ascoltate le parole che dice Mario Occhiuto nel corso della sua sgangherata ed un po’ comica campagna elettorale in giro per la Calabria, vi convincerete che il Sommo Architetto non assomiglia solo a Napoleone, come pure avevamo scritto tempo fa commentando la sua foto sulla terrazza del nostro povero Castello Svevo, ma, ormai, è sempre più simile, nel suo delirio di onnipotenza, al barone di Münchhausen, pur essendo sprovvisto, com’è evidente, di qualsivoglia titolo nobiliare. Il suddetto barone è quel personaggio del ‘ 700, diventato protagonista di libri e film, che raccontava grandissime e fantasiosissime frottole. Tra queste, un viaggio sulla Luna, un viaggio a cavallo di una palla di cannone ed il suo uscire incolume dalle sabbie mobili tirandosi fuori per i propri capelli.
Una delle più colossali fandonie raccontate da Münchhausen era quella secondo la quale, il Barone, avrebbe fatto costruire una mongolfiera (come quelle sospese a Piazza Fera per qualche mese) fatta interamente di biancheria intima da donna per mezzo della quale sarebbe volato via, salvando sé stesso e la sua amata, da una città immaginaria assediata dai Turchi dell’Impero Ottomano.

Vi sembra una sciocchezza molto diversa da quella dell’ovovia che, nella megalomania del sindaco, dovrebbe collegare il lungofiume dei Goti (sic!!!) con il, già scempiato, Castello Svevo? Una ovovia, anche questa copiata da quella di Grenoble, per portare il popolo della notte alle feste, organizzate dalla società privata che lo gestisce, al Castello di Cosenza.
Il centro storico, i suoi palazzi, le sue case e le sue piazze crollano, rovinano a valle dopo ogni pioggia o vengono, addirittura, demolite dallo stesso architetto-sindaco e lui si diletta, invece, con l’invenzione di collegamenti alla Münchhausen o a giocare a installare, sulle balene spiaggiate di cemento di Piazza Fera, i soldatini-statue del grande artista Giuseppe Gallo?

Si comporta, come tutti i populisti, come se fosse unto dal Signore, come se ogni sua parola o idea debba trasformarsi in Verbo. Come abbiamo già scritto in un altro piccolo saggio sull’animo del piccolo borghese fattosi architetto, egli, pur presentandosi con un tratto apparentemente mite e dimesso, come tutti i populisti eletti a furor di popolo, si è trasformato, sempre più, in un personaggio autoreferenziale e autoritario come, del resto, tutti i dittatori europei e sudamericani del secolo scorso.

Questo tratto autoritario e populista ha spinto il piccolo-borghese di Münchhausen a voler, a tutti i costi, presentarsi come candidato alla presidenza della Regione. Non ve lo immaginate, già, che, da presidente della giunta regionale, finanzierebbe, dopo averlo ridisegnato, il Ponte dello Stretto, darebbe il via libera alla costruzione del canale dell’Istmo fra Ionio e Tirreno per renderlo navigabile?Del resto ha già iniziato a spararle grossissime a Reggio Calabria, dove ha dichiarato che, da Presidente della Regione, riesumerà il progetto del waterfront della città, disegnato da una sua “collega” archistar: Zaha Hadid. La compianta Hadid aveva disegnato un’assurda, inutile e tondeggiante colata di cemento che persino il vanesio ed inconcludente sindaco Falcomatà minor aveva bocciato, nel 2016, con le seguenti sacrosante motivazioni: “… Abbiamo cestinato il progetto del Waterfront, il progetto esiste ed è dentro gli uffici comunali tuttavia le nostre priorità adesso sono altre. Le opere extra come il Waterfront fanno parte del decreto Reggio. Il progetto per adesso può aspettare perché non ci piacciono cattedrali nel deserto. Dobbiamo cercare prima di costruire le fondamenta –la rete idrica e quella stradale -cosa che stiamo cercando di fare quotidianamente. Quando ci saranno le condizioni penseremo al progetto di Zaha Hadid“.

Occhiuto disseminerebbe il territorio regionale di piazze e piazzette di cemento, sarebbe capace di costruirne anche vicino ai Giganti della Sila per permettervi lo svolgimento di oceanici concerti e maleodoranti fiere. Promuoverebbe l’apertura di centinaia di migliaia di localini su ogni tratto degli 800 km di costa calabrese per celebrare “il rito dello stare insieme occhiutiano” che consiste nel cazzeggiare amabilmente con un bicchiere di vino o di superalcolico in mano. Colerebbe tonnellate di cemento su ogni sito archeologico ed ogni Castello o palazzo antico per usarli come lounge bar o come discoteca alla moda.
Demolirebbe tutti gli edifici che hanno più di 60 anni, edificherebbe musei a tutti gli invasori della Calabria, da Alarico ad Uluç Alì Pascià (Uccialì), fino a Turghud Alì (Dragut). Riempirebbe di luminarie tamarrissime tutta la regione fino a che, nelle immagini notturne dei satelliti, la Calabria risulterebbe più illuminata della Lombardia o della regione di Parigi, l’Île-de-France. Farebbe una ovovia in ogni città: da Catanzaro Marina a Catanzaro Centro, da Vibo Marina a Vibo Valentia, da Crotone a San Giovanni in Fiore, da Reggio Calabria al Santuario di Polsi, da Castrovillari a Mormanno.

Finanzierebbe sagre della polpetta di melanzana, di carne, di peperoni, di alici e di’nduia, la sagra del multiplo d’arte, il convegno mondiale del falso artistico, edificherebbe un Museo del Nulla in ogni città sopra i 30.000 abitanti, la festa del rum nel Castello Svevo di Cosenza (no, quella l’ha già fatta!), farebbe sagre del torrone a Mormanno e di cioccolato a Bagnara e a Gioia Tauro, sagre delle alici a Lorica e della castagna a Cariati, sagra delle cipolle a Belmonte e dei pomodori a Tropea, il più grande convegno mondiale degli estetisti e degli onicotecnici, et cetera et cetera.

Se venisse eletto Presidente trasformerebbe, non più solo Cosenza, ma tutta la Regione in un territorio consono alla percezione estetico-morale di chi, piccolo borghese un po’ arricchito come lui, vorrebbe usarla per festeggiare, per cazzeggiare con un bicchiere in mano, per riunire in una corte più grande e più ricca nani, ballerine e ballerini, un po’ di vippume di provincia, un giovane e inconcludente popolo della notte, un debosciato e squattrinato popolo da apericena, ma anche un vero e proprio popolo, un popolo di (sono ormai famosi) “depilados” e “tatuados”.
Non diamogliela vinta, facciamo in modo che NON possa trasformare tutta la Calabria in una regione “estetistica”.