Calabria 2021. Hanno proprio una bella faccia di bronzo (per non dire altro)

I politici, si sa, hanno la faccia come il culo. Scusate la volgarità. Ma questo resta, tra i luoghi comuni, quello più veritiero: la totalità dei politici è abituata a mentire sapendo di mentire. E rappresentano più di ogni altra categoria l’incarnazione perfetta di chi predica bene e razzola male. La verità sta al politico come la marmellata sugli spaghetti.

Nonostante i tanti guai prodotti dalla politica, che sono sotto gli occhi di tutti, i politici non perdono occasione per decantare le proprie lodi in pubblico, come se a produrre i guai fossero stati gli alieni. Loro, negli intrallazzi, non c’entrano mai, a fare i guai sono stati sempre quelli di prima.  Roba che può pronunciare solo chi ha una certa predisposizione a dire il falso, ma soprattutto chi ha una bella faccia di culo. Che come abbiamo detto in politica non mancano.

Specie nel Pd. E in particolare due soggetti che non ti dico: Nicola Oddati e Stefano Graziano. Il primo componente della segreteria nazionale del Partito Democratico, e il secondo commissario regionale del Pd calabrese. Entrambi vivono da sempre di politica. Gente che non sa neanche dove sta di casa il vero, duro e dignitoso lavoro, e quanto sudore ci vuole per portare a casa tutti i giorni, onestamente, il pane in tavola. In poche parole i classici parolai pieddini travestiti da intellettuali di sinistra sempre al fianco del popolo, salvo poi farsi i fatti propri una volta che raggiungono il potere. A questi del popolo non gliene frega niente. Quello per cui si battono è solo il mantenimento dei loro privilegi. Ed è per questo motivo che insistono nell’ indicare Nicola Irto come l’unico candidato “possibile” del Pd alla carica di presidente della regione Calabria alle prossini elezioni. Irto rappresenta per Oddati e Graziano, il garante degli interessi della loro cordata interna al partito che in Calabria fa capo a Seby Romeo, Madame Fifì, e Capu i Liuni. La galleria degli orrori non finisce qui perché Irto a sua volta è legato con personaggi del calibro di Lotti, braccio destro di Renzi e imputato nel caso “Palamara”. Il tutto condito dalla “aleatoria” presenza di Minniti.

Una banda che i calabresi conoscono bene, non solo per i danni che hanno prodotto all’economia locale, ma soprattutto per il loro spregiudicato clientelismo politico/elettorale e il familismo amorale. Gente che con la politica si è sistemata. Ed è questo il senso della candidatura di Irto: affermare che una fetta della torta spetta anche a loro. Altrimenti salta tutto. La classica minaccia “velata” usata dai politici che si sentono esclusi dal banchetto. Come a dire: o qualcuno ci garantisce almeno tre consiglieri, oppure rompiamo le scatole con la candidatura di Irto per indebolire De Magistris e fare così sponda alla destra, per poi poter accusare il partito e De Magistris di aver provocato l’ennesima sconfitta del “centrosinistra”. Di politico nella loro rivendicazione non c’è nulla.

Graziano dice che la candidatura di Irto proviene dal basso, una frase che la dice lunga sulle capacità retoriche di questo soggetto. Vorrebbe far passare l’idea che la candidatura di Irto arriva a furor di popolo. Una cosa che non sta né in cielo né in terra. I calabresi di personaggi come Bruno Bossio, Adamo, Irto, Minniti, Oliverio, Bevacqua, e tutto la nomenklatura parassitaria del Pd, non ne possono più. Altro che una candidatura dal basso…

Ma la loro vera essenza, ovvero la faccia di culo, si manifesta quando entrambi, Graziano e Oddati, dicono che De Magistris e Tansi pensano solo a spartirsi le poltrone. Una cazzata più grossa non potevano spararla. Detto da loro che da anni vivono col culo attaccato alla poltrona, è veramente come subire oltre al danno anche la beffa. E sta tutta qui la loro spregiudicatezza: vedono ancora i calabresi con l’anello al naso… trogloditi disposti a credere a tutto, ed è per questo che non si curano di dire bugie così palesi, tanto il loro pacchetto di voti c’è sempre.

Graziano e Oddati sono il vecchio che si ripropone. Sono il simbolo del fallimento del Pd in Calabria che come si sa ha governato questa regione, applicando ferocemente il più becero clientelismo di sempre. E oggi pensano di cancellare tutto questo con le solite chiacchiere. Pensano di usare il malessere diffuso, da loro c reato, come arma di ricatto nelle lotta interna al dilaniato Pd, per tutelare i loro miseri interessi di cordata. Altro non c’è, e per dire il contrario ci vuole una bella faccia di culo.