Calabria 2021. Il libro nero della Lega, il consuocero del boss: “Chi ha paura dei Bellocco?”

VINCENZO CUSATO E ROCCO BELLOCCO

La Lega in provincia di Reggio Calabria nella Circoscrizione Sud ha candidato un signore di nome Enzo Cusato, ex consigliere comunale di Rosarno, Comune recentemente sciolto per infiltrazioni mafiose.
Enzo Cusato, passato alla Lega pochi mesi prima delle politiche del 2018, oltre a essere un attivissimo militante di centrodestra, è anche il consuocero di uno dei reggenti del clan Bellocco, potente famiglia della ’ndrangheta in Calabria. La figlia del consigliere comunale è infatti la moglie di Domenico Bellocco, figlio di Rocco Bellocco. Per come si evince anche – in rete – dagli articoli di diversi media nazionali e anche da “Il libro nero della Lega”. 

Citiamo testualmente da “Il libro nero della Lega” di Giovanni Tizian e Stefano Vergine. 

“… Mancano pochi giorni alle elezioni del 4 marzo 2018. A Rosarno c’è fermento. La propaganda sovranista di Salvini fa proseliti tra i banchi del consiglio comunale. Due consiglieri, infatti, annunciano l’addio a Forza Italia. “Aderiamo alla Lega con Salvini con l’obiettivo di impegnarci sul territorio e viverlo dando voce a tutti i cittadini, stanchi, dei continui teatrini della politica (…) da oggi continueremo a fare politica portando avanti le nostre idee con l’obiettivo di aprire un nuovo percorso che miri ad essere apripista per rinnovare il nostro territorio, la nostra città. Un progetto nuovo, basato su quel motto tanto caro al simbolo in cui ci riconosciamo. Prima gli italiani e nello specifico prima i rosarnesi”. Con queste parole di commiato dal partito di Berlusconi, Vincenzo “Enzo” Cusato e Giusi Zungri hanno aderito al partito di quello che sarebbe diventato il ministro dell’Interno. Promettendo l’ufficializzazione e la costituzione del gruppo consiliare alla prima seduta utile. Era il 28 febbraio 2018.

Cusato e Zungri, quindi, si aggregano alla pattuglia di Gioffrè, sotto la protezione politica del referente regionale Domenico Furgiuele. Entrambi consiglieri comunali, da sempre attivi sul territorio. Cusato, in particolare, ha esperienza di politica locale. E’ stato infatti assessore nei primi anni 2000 nella giunta dell’avvocato Saccomanno.

Ma chi è Cusato? Oltre a essere un attivissimo militante di centrodestra, è anche il consuocero di uno dei reggenti del clan Bellocco, potente famiglia della ‘ndrangheta in Calabria. La figlia del consigliere comunale è infatti la moglie di Domenico Bellocco, figlio di Rocco Bellocco. Quest’ultimo è uno dei fratelli che hanno ereditato il potere.

… La forza dei Bellocco si può sintetizzare in una intercettazione registrata dall’antimafia nel 2009: “Rosarno è nostra e di nessun altro”. A pronunciare queste parole, in un momento di alta tensione tra le fazioni, è stato Umberto Bellocco, il figlio all’epoca diciottenne di Carmelo, il fratello del consuocero del leghista di Rosarno. Entrambi sono stati arrestati nell’operazione della polizia denominata, appunto, “Rosarno è nostra”. Da quell’indagine, denominata “Rosarno è nostra” ne è scaturita una seconda su presunti favori, in particolare alcune scarcerazioni, ricevuti da un giudice dietro ricompensa. Ed è in questa ulteriore inchiesta che inciampa il genero del politico rosarnese Enzo Cusato, devoto a Salvini. Nel febbraio 2014 il giovane Domenico Bellocco finisce tra gli indagati: l’accusa, poi confermata nel processo di primo grado, è corruzione aggravata dall’aver favorito i Bellocco. Il Tribunale di Catanzaro ha condannato, tra gli altri, proprio Domenico Bellocco a sei anni…

Di certo, però, per comprendere la vicinanza tra il leghista Cusato e i parenti acquisiti sono utili alcuni elementi contenuti nei rapporti investigativi che hanno portato al processo contro i parenti del consigliere sovranista di Rosarno. C’è per esempio il ruolo della figlia, la moglie del rampollo dei Bellocco. Dalle intercettazioni contenute nelle informative emerge un fatto: anche lei si è recata in carcere a far visita al suocero Rocco Bellocco. Lo si evince dalla trascrizione dei colloqui in carcere tra i familiari e il detenuto. I detective scrivono: “I familiari conversano tra loro di argomenti vari e generici. Successivamente, nella sala colloquio, gli stessi lo informano che la nuora non l’hanno fatta entrare, perché non è stata inserita nella richiesta”. E ovviamente, quando il figlio del boss apprende della scarcerazione, la prima a ricevere la comunicazione è la figlia del politico e moglie del rampollo: “Vieni a casa che è uscito il papà che andiamo al palazzo muoviti”. Il dettaglio interessante è però anche un altro: il numero utilizzato dalla moglie del rampollo del clan è registrato a nome del padre, cioè il leghista Cusato.

Benché Enzo Cusato nella vicenda corruttiva non c’entri nulla, la parentela non può certo passare inosservata. Storici, esperti, analisti del fenomeno della mafia calabrese sottolineano l’importanza dei vincoli familiari. I clan della ‘ndrangheta sono nuclei familiari, legati dal vincolo di sangue. I Bellocco rispettano questa tradizione. Lo fanno perché rappresentano il gotha del crimine mafioso calabrese. Una cosca che è la sintesi perfetta dell’anima della ‘ndrangheta, arcaica nelle tradizioni, moderna nell’approcciarsi al mercato. Come tiranni controllano il territorio di loro influenza, ma allo stesso tempo hanno investito mucchi di denaro in svariati settori economici fuori dai confini regionali. Un esempio? Qualche anno fa la procura antimafia di Milano ha indagato alcuni capi dei Bellocco per aver infiltrato un mega call center con centinaia di indipendenti e clienti top nel settore della telefonia.

Ma ritorniamo a Rosarno. Al leghista Cusato. Non è detto che i Bellocco abbiano sostenuto il suo percorso politico. Se sostegno non c’è stato, chissà se i suoceri si rivolgono ancora la parola. A parte le battute, però, per capire quanto Cusato sia distante culturalmente dal consuocero un modo ci sarebbe. Da politico, iscritto alla Lega, che ha avuto anche il ministero dell’Interno, ha la possibilità di prendere posizione contro la cosca che si è divorata Rosarno. Che a Rosarno controlla ogni cosa e detta legge. Cusato, insomma, potrà sempre decidere di rinnegare pubblicamente quel boss che ha per consuocero. Sarebbe un vero segnale di cambiamento per una terra spolpata dai piranha della ‘ndrangheta…

Un’altra storia da cui Cusato è uscito indenne riguarda la gestione dei beni confiscati. Il suo nome era finito nell’informativa del Ros dei carabinieri che aveva documentato l’inerzia delle amministrazioni comunali della provincia di Reggio Calabria nell’assegnazione degli immobili tolti ai boss. Cusato era stato “segnalato” – ma il procedimento non ha poi avuto un seguito processuale – insieme ad altri membri della giunta di Rosarno quando ricopriva il ruolo di assessore (fino a ottobre 2004) alla protezione civile e all’ambiente. Accanto al suo nominativo, così come per altri personaggi della politica locale, troviamo la dicitura “risultano frequentazioni controindicate con le seguenti persone pregiudicate o di interesse operativo”. Gli investigatori elencano una serie di nomi, che a parte i precedenti non aggiungono molto a quanto già evidenziati dai carabinieri e dalla squadra mobile…”.