Calabria 2021. Le tragicomiche vicende di Michele Ranieli e dei suoi garanti (magistrati!)

Calabria terra di Santi? Certamente sì, almeno per quelli che non hanno camminato nella storia del ventunesimo secolo tanto da rischiare di trasformarsi da Santi in capibastone dal colletto bianco e dai paramenti logorati dalla complicità. La Calabria è il territorio dove si incrociano le necessità, poche quelle legali e molte quelle che camminano sul crinale dell’illegalità secondo il dettato della massomafia, il termine coniato dal procuratore Nicola Gratteri ed ormai universalmente condiviso, diventato il biglietto da visita di una regione intera.

Questa alleanza si scopre e si è sempre scoperta, almeno negli ultimi anni, in concomitanza con le elezioni, siano esse regionali, ma anche comunali in determinati territori considerati più permeabili alle esigenze condivise. Nel circo della democrazia, soprattutto quando viene richiesto il sigillo della legittimità bussando alla porta degli elettori, si affollano in tanti: vecchi e nuovi faccendieri, vecchi e nuovi archibugi della politica, i soliti avvoltoi della cassa, schiere di prelati inquinati ed i tanti colletti bianchi sempre infedeli servitori dello stato che patteggiano sempre con la massomafia. In questo ambito tentano di resistere, agitandosi, quelle figure discutibili della vecchia politica da prima repubblica dal contributo inesistente e che sfiora il cabaret: fra ridicolo e patetico.

C’è sempre tempo per lo spettacolo, quello che a sentirlo diventa ancora più esilarante. Questo avviene sempre quando si materializza l’ex deputato, assessore e consigliere regionale Michele Ranieli. alle cui spalle tutti si scompisciano dal ridere, essendosi già trattenuti per non ridergli in faccia! Michele Ranieli è anche l’uomo dei calcoli matematici improbabili che ha condotto una campagna elettorale per “Noi con l’Italia”, sciorinando quozienti e numeri con fare da cabarettista ormai consumato dalla pensione.

Potremmo definirlo il colpo di coda dei vegliardi dell’ancien régime per essere buoni, ma tutti sappiamo che non è così e che non suscita umana comprensione, né solidarietà animalista per una razza in via d’estinzione. E’ la carica dei giurassici, pochi in verità rispetto ai più famosi “101” di Walt Disney che hanno trascorso la torrida estate appena passata eccitati nella mente, solo quella, così come ha fatto l’olivastro ex deputato vibonese frantumando i cabasisi al mondo conosciuto.

Sono l’onorevole Michele Ranieli, presidente di Credit-One, così si presentava nelle telefonate fiume, dimostrando da subito l’evidente difetto nella pronuncia anglosassone, e questuando come un ultimatum ripetitivo e insolente al malcapitato di turno, al quale offriva una candidatura regionale, sicura nel risultato del suo pallottoliere matematico. I poveri sventurati finiti nella rubrica telefonica del resistente (della prostata) che rispondevano in prima battuta ridendo sul teorema proposto certi della copertura di non essere visti, l’unica garanzia di una telefonata classica, dopo quando il tutto assumeva i contorni del fastidio molesto ed incessante si sono dileguati per sopravvivenza. La voglia di vivere li ha costretti a fuggire dalla molestia dei dinosauri come Ranieli e qualche altro vecchio trombone distribuito sul territorio regionale, dalle telefonate in tutte le ore del giorno e della notte, consegnandosi di buon grado alla molestia della mosca, che per quanto fastidioso almeno non parla!

Risultato? Linee telefoniche libere dagli stalker geriatrici, liberi come le palle del pallottoliere delle previsioni, anch’esse fuggite anzitempo ai risultati elettorali ottimistici nella mente ed inesistenti nella realtà. La consegna del silenzio a salvaguardia della vita.

Cosa resta? Le elucubrazioni invasive; la promozione dialettica della progenie così come ha fatto Mario Tassone, l’altro dinosauro invasore armato da incontinenza; e qualche dubbio all’orizzonte che meriterebbe una risposta ed una verifica seria. Il canto delle gesta del Pelide Achille che si esalta nelle elucubrazioni di Ranieli, si ferma in un ambito che dovrebbe essere terzo e non oggetto di qualità politiche o di rettitudine di famiglia, soprattutto se i soggetti garanti sono la figlia Carmen, magistrato del distretto di Catanzaro ed il genero, sostituto procuratore a Lamezia Terme.

C’è qualcosa che non torna, vuoi per un passato, di Michele Ranieli, più o meno chiarito che incrocia vicende dell’Asp di Vibo Valentia, vuoi perché si innesta un elemento di garanzia e di incompatibilità anche ambientale. Il dubbio dovrebbe chiarirlo il C.S.M., il Consiglio Superiore della Magistratura da non confondere con il Centro di Salute Mentale, se sul piatto balla una contiguità parentale e la compatibilità dei componenti del mondo giudiziario!