Calabria 2021. Robertino e la vendetta che non t’aspetti: i debiti di Nino Spirlì

È chiaro che nel porre in essere la tanto agognata rappresaglia nei confronti dei traditori che additarono lui e il fratello Mario come impresentabili alle elezioni regionali del 2020, preferendo Jole a loro, Robertino dovrà agire con calma e sangue freddo. È importante che nelle sue prossime azioni nessuno colga l’idea di vendetta. Ogni sua decisione, in merito alle persone che dovranno comporre la giunta, dovrà sembrare, specie agli occhi dell’opinione pubblica, frutto di una responsabile e rigorosa selezione tra i “papabili” per meriti e competenze. Una accurata mossa per mascherare il vero obiettivo di Robertino: accentrare attorno alle sua persona più potere possibile, privando i traditori dello straordinario strumento “macina consensi” che è l’assessorato regionale.

E non è certo un caso che la sua prima esternazione ufficiale da presidente della regione sia stata: “La formazione della giunta non è la mia priorità, sarà varata nei tempi previsti dalla legge. Le mie priorità sono altre a cominciare dalla sanità”. Bravo a Robertino che a retorica non lo batte nessuno: prima chiude 18 ospedali con il suo amico Scopelliti, poi distribuisce agli amici degli amici proprietari di centinaia di cliniche private una consistente fetta della “torta sanità”, ed oggi, pregustando la sua prossima nomina a commissario della sanità in Calabria (esattamente come fu per il suo amichetto Scopelliti, e riuscendo, tra l’altro, laddove Palla Palla ha fallito), si dice preoccupato per le condizione della sanità pubblica in Calabria. Un vero e proprio maestro dell’inganno. E le conseguenze di questa ennesima sciagurata scelta non tarderanno ad arrivare. Presto i calabresi si accorgeranno di aver affidato a Dracula la presidenza della “banca del sangue (dei calabresi)”.

Se potesse Robertino rifilerebbe, direttamente e senza tanti complimenti, un bel calcio in culo ad Orsomarso e Gallo, entrambi colpevoli di aver appoggiato il “colpo di stato” contro la famiglia Occhiuto, guidato allora dalla buonanima di Jole Santelli. Robertino vorrebbe agire così ma non può. Non può estromettere completamente “dal potere” due figure così importanti sotto il profilo dell’alleanza politica. Una porticina aperta, Robertino, al pentimento dei traditori, la deve lasciare. E se non può estrometterli, per mera opportunità politica, di sicuro può ridimensionarli, “affibbiandogli” deleghe poco spendibili nel sottobosco del clientelismo elettorale che come si sa gravita da sempre attorno a determinati assessorati. Che per uno come Gallo che deve il suo record del “pieno di voti” proprio all’azione clientelare messa in “campo” da assessore alle produzioni agricole, è una bella mazzata. Così come per Orsomarso.

Ma il vero nemico per Robertino resta la Lega di Salvini, rappresentata in Calabria da mago Nino Spirlì, oggi in conflitto con il resto della banda che compone la classe dirigente (si fa per dire) della Lega in Calabria. Salvini fu tra i maggiori oppositori alla candidatura (nel 2020) dei fratelli Occhiuto alla presidenza della regione Calabria, per favorire la candidatura di Jole, definendoli “portatori sani di guai giudiziari”. Un veto che i fratelli Occhiuto si sono legati al dito. L’obiettivo di Robertino è quello di dare una sonora lezione a Spirlì, l’amichetto del cuore di Jole. A lui Robertino addebita buona parte delle maldicenze che, all’epoca del veto posto dalla Lega, sono circolate sulla sua famiglia, utilizzando, per diffonderle, la copertura di Jole e Salvini, allora entrambi sulla cresta dell’onda politica.

Ed è proprio su mago Spirlì che più di altri si abbatterà la scure della vendetta degli Occhiuto. E l’ora è arrivata. Ma tutto ci aspettavamo da Robertino, che in quanto a traggiri e infamità non è secondo a nessuno, tranne che tirasse fuori dal cassetto segreto, per colpire il suo avversario, i debiti di Nino Spirlì. Questo proprio non ce l’aspettavamo.

Ma come: il bue chiama cornuto l’asino? Parla proprio lui che fa parte di una famiglia che dei debiti ha fatto la propria bandiera. Il fratello Mario (imputato per bancarotta fraudolenta) ha prodotto un debito, dopo il fallimento di 18 società a lui riconducibili, di 28 milioni di euro, e risulta, all’oggi, tra le persone con più procedimenti penali per fallimenti e pignoramenti di Cosenza. È arrivato a sostenere anche tre “cause” in tribunale, in un solo giorno. La sorella è stata condannata per bancarotta fraudolenta, e lo stesso Robertino ha dovuto vendere la propria casa per far fronte ai tanti debiti accumulati per soddisfare il loro agiato stile di vita. Sono pieni di debiti fino al collo, e oggi non hanno remore a criticare Spirlì per i suoi debiti, ponendo il veto sulla sua nomina a vice, così come lui aveva fatto, all’epoca con il fratello Mario. Uno indebitato come Spirlì, che deve all’Agenzia delle Entrate la cifretta di 250.000 euro, non può fare l’assessore, solo gli Occhiuto possono ricoprire cariche pubbliche con 30 milioni di euro di debiti.

Guarda caso solo adesso escono fuori gli scheletri nell’armadio di Spirlì. Nessuno fino a ieri, compreso i pezzotti della Lega calabrese che hanno aiutato Robertino a costruire il “dossier Sprilì”, ha osato tirare fuori, contro di lui, questi “argomenti”, ma ora che Jole non c’è più, tutto diventa lecito. Colpire l’avversario con ogni mezzo necessario è la filosofia di fondo che muove l’agire degli Occhiuto. Anche quando l’argomento è più consono a descrivere la loro storia, piuttosto che quella di Spirlì. Lo sapevamo che Robertino si sarebbe vendicato, e lo abbiamo scritto, ma non ci aspettavamo che usasse questo “argomento”. Da Robertino ci aspettavamo nei confronti di Spirlì un altro tipo di infamità, non certo questa dei debiti. Pensavamo che almeno da questo punto di vista, tra simili, ovvero tra vrusciaturi ed evasori fiscali, ci fosse quel minimo di solidarietà che uno si aspetta tra appartenenti alla stessa specie. Ma così non è. Nella loro giungla “cane mangia cane”. Che schifo, ma soprattutto che delusione!