Calabria, Abramo vuole il posto di Spirlì ma gli arriva l’ennesimo due di picche

di Danilo Colacino

<Fusse che fusse…>. Ma cosa? Che per caso la Lega sta un po’ buggerando il suo nuovo grande amico Sergio Abramo? Ma che vado mai a pensare, per carità. Sono il solito malizioso, anche se quanto avvenuto negli ultimi giorni, scusatemi se lo dico, qualche sospetto lo lascia e spiego subito il perché.

L’improvvida uscita nell’era del politically correct del vicepresidente della giunta regionale Nino Spirlì (io avrei molto da discutere su questo, ma è un’altra storia) ha sollevato un vespaio di polemiche tanto addirittura da spingere la “sonnacchiosa” minoranza di Palazzo Campanella a presentare una richiesta di revoca (una mozione di sfiducia, tanto per intenderci) dello stesso Spirlì. Atto formale che potrebbe favorire, sempre in costanza di un tacito accordo all’interno della maggioranza naturalmente, un avvicendamento indolore (eccetto che per il troppo loquace e pure parecchio ingombrante Nino) in seno all’esecutivo santelliano. Nessun obbligo di rimpasto o roba del genere, dunque. Solo una rapida sostituzione e…chi s’è visto s’è visto.

Il cambio in corsa, definiamo così, si tradurrebbe inoltre nell’uscita di uno che gode sì di molta stima da parte di Capitan Matteo Salvini, ma non certo portatore di una messe di consensi e meno ancora con alle spalle una storia di successi politico-amministrativi nemmeno lontanamente paragonabile a quella dell’inossidabile Sergìun. Verrebbe allora comodo mutuare il titolo di una delle fortunate opere (un celebre e pluripremiato romanzo) di Primo Levi, esclamando: “Abramo, se non ora quando?”.

Eppure, parrebbe che anche stavolta l’enne volte sindaco – aspirante governatore dall’ormai lontano 2005 quando nelle urne le buscò di santa ragione da Agazio Loiero – prenderà il due di picche. E non certo per colpa della presidente con il pallino della danza popolare, a cui Abramo ha peraltro tentato in ogni modo di fare le scarpe, e nemmeno dell’ex sodale-nume tutelare Mimmo Tallini, al quale in coppia con Baldo Esposito sempre il Nostro aveva tentato di dare il benservito dal Comune di Catanzaro e non solo. Nossignori, dal momento che come in una sorta di commedia del teatro dell’assurdo di Eugène Ionesco, a far dissolvere il vecchio miraggio di Abramo sarebbe – udire udite – proprio quel Carroccio a cui il Sergìun si è visceralmente votato dopo tra l’altro aver criticato tale partito dicendone peste e corna all’epoca dei Governi con dentro la Lega per i tagli di finanziamenti ai Comuni del Sud.

Strano, ma soprattutto non di sicuro incoraggiante per uno come Abramo che senza gestire la macchina pubblica non ci sa stare. E che invece, ahilui, a questo punto – stando così le cose – se anche tutto dovesse andare secondo i suoi piani dovrà stare un anno o forse più completamente fermo. E già, perché dalla primavera del 2022 – quando comunque vadano le cose la consiliatura a Catanzaro arriverà a scadenza naturale – a chissà quale mese del 2023 – allorché si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento – non ci saranno incarichi pubblici per il Nostro che resterà dunque ai box senza certezze in mano.

Ed è proprio il motivo per cui si è agitato tanto, e continua imperterrito a farlo, da metà 2018 circa, quando in occasione di un’importante conferenza stampa nel complesso monumentale del San Giovanni fece un improbabile annuncio autopromozionale per il vertice della Cittadella, a oggi. Periodo in cui ha messo in circolazione la voce, al momento come premesso destituita di ogni fondamento, di un imminente approdo in Regione, chiamato al posto del “povero” Spirlì.

Un ingresso in Giunta avallato dalla Santelli, convinta dagli alleati (si fa per dire) leghisti, e persino da Tallini, indotto a pronunciare il fatidico sì pur dopo i reiterati tradimenti subìti con un regalo di nozze mica da ridere. I termini dell’accordo con il Mimmo presidente prevederebbero infatti nientemeno che il recupero di Ivan Cardamone (delfino politico prediletto di Tallini) per il ruolo di vicesindaco, pronto oltretutto a prendere il posto del Sergìun per traghettare il capoluogo alle elezioni anticipate di fine 2021 – o al massimo gennaio successivo – nelle vesti di primo cittadino…facente funzioni.

Un capolavoro in sostanza. E magari, dopo la pace ritrovata, anche l’impegno di provare a tornare ai bei tempi andati del fulgido idillio tra Abramo, Esposito, Ferro, Tallini, Aiello (gli ultimi due, è noto a chi sa di politica catanzarese, in realtà mai si sono amati ma solo sopportati per reciproco interesse) e qualche altro maggiorente del centrodestra locale con infine la ciliegina sulla torta.

L’investitura di Marco Polimeni (<e jà accuntentamulu su guagliuna ca è bravu assai e poi si squista definitivamente puru u patra!>) quale unico pretendente della coalizione alla sospirata candidatura a sindaco. Tutto giusto e perfetto, allora? Eh no, purtroppo per i diretti interessati non è così. Perché quanto appena teorizzato allo stato è fantapolitica, salvo il vero ed effettivo plenipotenziario dei Verdi di Calabria Walter Rauti batta un colpo in favore dell’amato plurisindaco. Walteri’ tocca insomma a te salvare il soldato Sergio, e pure il commilitone Marco, regalandogli il “sogno promozione”. Quello di una vita.