Calabria, acqua e rifiuti: la “rivoluzione delle chiacchiere” arranca. Cortocircuito tra Regione e Comuni

Acqua e rifiuti, la rivoluzione arranca Cortocircuito tra Regione e Comuni.

I segmenti per la gestione dell’acqua restano ancora spezzettati.

di Sergio Pelaia
06 Marzo 2023

Fonte: Gazzetta del Sud

A quasi un anno dalla creazione dell’Arrical, la nuova Autorità regionale che ha assorbito la governance di acqua e rifiuti, la riforma dei due settori arranca tra ritardi, criticità e un fronte di scontro ormai aperto tra la Cittadella e molti Comuni. Il recente commissariamento di alcuni enti locali che non hanno aderito all’Autorità è una prerogativa che la legge assegna alla Regione ma, evidentemente, anche il segnale di un cortocircuito istituzionale già palesato dal ricorso al Tar contro le prime disposizioni per il subentro nella gestione del segmento finale del servizio idrico.
Gli obiettivi della pubblicizzazione di Sorical e del successivo affidamento del servizio idrico integrato alla stessa società sono stati inseguiti e raggiunti in gran fretta per non perdere il treno del Pnrr. I Comuni vengono coinvolti solo ora e si dimostrano in gran parte diffidenti, ma se non aderiscono non potranno dire la loro in seno agli organi dell’Autorità. D’altro canto la Calabria finora non ha intercettato nemmeno un euro del finanziamento nazionale da 900 milioni di euro per l’ammodernamento delle reti idriche: la prima tranche è stata persa per un errore burocratico dell’ex Aic, e la seconda pure, perché un progetto da 32,8 milioni di euro per i Comuni della fascia 6-10mila abitanti è stato inserito dal Mit tra le domande «ammesse ma non finanziate per carenza di fondi». Intanto il tempo passa: per la fetta più grossa dei fondi Pnrr per l’idrico, ovvero 2 miliardi di euro per investimenti in infrastrutture primarie e per la sicurezza dell’approvvigionamento, entro settembre ci dovrà essere l’aggiudicazione di tutti gli appalti.

Nei suoi primi dieci mesi di vita l’Arrical si è trovata a dover gestire due eterne emergenze tamponando, di fatto, l’esistente – è il caso dello stoccaggio momentaneo dei rifiuti nelle ecoballe che ha evitato la crisi l’estate scorsa – e fronteggiando per l’idrico una situazione di caos istituzionale e con un nuovo allarme siccità alle porte. I segmenti sono ancora spezzettati e la definizione delle competenze tutt’altro che chiarita, con conseguente diatriba sui costi della manutenzione. L’Autorità intanto non ha ancora uno Statuto definito e nemmeno un Piano d’ambito aggiornato. L’incarico semestrale di commissario straordinario affidato dal governatore Roberto Occhiuto al manager Bruno Gualtieri è stato rinnovato a ottobre e dunque scadrà a breve, ma la costituzione degli organi previsti dalla legge istitutiva non sembra sia vicina. Non è stato indicato un direttore generale né tantomeno c’è il consiglio direttivo d’ambito, ovvero l’organismo di rappresentanza dei Comuni che dovrebbe approvare lo statuto (nella sua prima seduta) e il Piano d’ambito sia per il servizio idrico che per la gestione integrata dei rifiuti urbani, oltre che nominare il Collegio dei revisori dei conti.

La legge regionale, entrata in vigore il 20 aprile 2022 e già modificata tre volte, fissava un termine di 60 giorni per l’avvio del procedimento di individuazione dei Comuni che costituiscono il consiglio direttivo d’ambito e di 30 giorni per la predisposizione di uno schema di statuto.