Calabria, concorso Rai per 90 giornalisti. Nepotismo, ci risiamo: lettera aperta all’UsigRai

Buongiorno,

siamo un gruppo di giornalisti che ha preso parte alla prova preselettiva del Concorso Rai per 90 giornalisti professionisti a Roma.

In allegato una lettera di denuncia, già inviata all’UsigRai, con preghiera di pubblicazione.

Il nepotismo in Italia è una piaga dilagante, tanto più odiosa quanto più è difficoltoso il momento economico in cui si realizza. E per l’ennesima volta, da una selezione pubblica, sono rimasti fuori concorrenti che di contratto non ne hanno neppure uno, mentre famiglie di “eletti” continuano la loro scesa all’interno della cittadella dell’informazione RAI di Saxa Rubra. E’ giunto il momento di reagire e di farlo nei tempi giusti. Non possiamo più permetterci di restare a guardare. Il nepotismo si può debellare, ma solo denunciando.

Per timore di ritorsioni, siamo costretti a mantenere l’anonimato ma l’informazione è sicura e verificata (siamo pur sempre giornalisti e pronti a fornire ogni ulteriore chiarimento).

Grazie per la collaborazione

#nontengofamiglia

All’Unione Sindacale dei Giornalisti Rai (USIGRai)

Ai colleghi delle testate tutte

LETTERA APERTA

Leo Longanesi riteneva che l’indole nazionale meritasse di comparire sulla bandiera tricolore con il motto Tengo Famiglia.

Da allora sono passati 70 anni, ma l’espressione d’autore non ha mai perso d’attualità, andando via via a definire, in Italia, una delle costanti inossidabili della nostra storia: il nepotismo, congiunto del familismo amorale che è l’antecedente di uno stato di diritto.

Si sa: la raccomandazione – di cui il Tengo Famiglia è diretta variabile – è pratica antica e trasversale, non sempre efficace ma di sicuro contagiosa. Fenomeno marginale all’infuori dei confini italiani, nel nostro Paese non fa neppure più rumore, alle volte fa notizia ma, evidentemente, non abbastanza. Spintarella, aiutino, segnalazione. Cambia nel nome, ma non nella sostanza e può ben definirsi come un furto di merito che danneggia l’individuo e il Paese.

Accade così, nel rispetto di una morale che esiste solo quando è relegata al proprio nucleo di appartenenza, che tra gli ammessi alla II e III fase del concorso RAI per 90 giornalisti professionisti vi sia anche – per la Regione Calabria – il marito della nipote di una giornalista RAI ed ex caporedattrice della sede regionale di Cosenza. E accade anche che la moglie del candidato di cui sopra non sia solo la nipote dell’ex caporedattrice di RAI Calabria, ma anche una giornalista professionista regolarizzata, nell’anno in corso, dalla più grande azienda radiotelevisiva italiana con il Giusto Contratto. In una sola famiglia, tre giornalisti RAI.

Sia chiaro. La raccomandazione – intesa come semplice accordo tra due soggetti e scevra da atteggiamenti coattivi o minacce – non è reato. Ma quando – come in questa circostanza – per dare seguito all’accordo, vengono meno le procedure che dovrebbero tendere a premiare la meritocrazia all’interno di una selezione pubblica si configura tutt’altro scenario; la raccomandazione diventa sfrontata e perniciosa perché preclude a chi concorre solo con le proprie capacità e il proprio impegno di ottenere quella stessa posizione. Un matrimonio, un grado di consanguineità a piacimento, un pizzico di coincidenze famigliari così evidenti da non poter più passare inosservate fanno il resto: raccomandato e parente, il massimo.

Solitamente si viene a conoscenza di assunzioni o promozioni in favore di raccomandati quando il contratto è già stato firmato o il concorso già vinto. Ma non è questo il caso. Per la Regione Calabria c’è ancora modo di invalidare la graduatoria della selezione RAI per 90 giornalisti professionisti – inevitabilmente compromessa – e di ristabilire i principi di merito e di competenza. Non lasciamo che immobilismo e mancanza di lungimiranza ci impediscano – anche questa volta – di fermare un blocco di relazioni indistruttibili che sopravvive in Italia a qualunque governo e a ogni epoca.

Sicuri che l’Usigrai, impegnato da sempre a garantire meritocrazia e trasparenza in azienda e di certo ignaro dell’accaduto, non lascerà inascoltata la nostra voce, inviamo un saluto cordiale e anonimo

#nontengofamiglia

Roma, 25 ottobre 2020