Calabria corrotta, Gratteri annuncia il (solito) blitz: qualcuno ci crede?

Può il procuratore capo della Direzione Distrettuale Antimafia più importante d’Italia, quella di Catanzaro, esprimersi davanti a una platea di ragazzi con un linguaggio intriso di riferimenti all’uso di armi quali scimitarre, pugnali, cartucciere, e chiamate alla guerra, dando l’idea della Giustizia Italiana al pari di quella esercitata un tempo dagli sceriffi nel vecchio e selvaggio West?
Il riferimento è alle parole utilizzate ieri dal procuratore Gratteri durante un pubblico incontro con gli studenti del liceo “Siciliani”.

Di parole Gratteri nella sua lunga carriera ne ha pronunciate tante, e sono anni che illude i calabresi con i suoi proclami, annunciando una “primavera” che non è mai arrivata. E lo ha fatto sempre usando un linguaggio consono ad un magistrato, ma questa volta è andato oltre, utilizzandone uno greve e truce che non ha precedenti nella sua storia. Una minaccia armata ai masso/mafiosi che lascia presagire, almeno all’apparenza, la determinazione di Gratteri, con la scelta appropriata del linguaggio bellicoso, a voler sconfiggere le mafie. Almeno così l’hanno letta in tanti: una sorta di “rafforzativo” dei termini e del concetto, per far capire a chi deve capire che la “ricreazione è finita”.
Altri invece pensano che le sue bellicose minacce ai mafiosi sono solo l’ennesima trovata pubblicitaria (per i suoi libri, e non solo) del magistrato più mediatico del mondo che utilizza il suo ufficio come una specie di agenzia dello spettacolo. Alza il tiro delle parole per fare più ascolti, non certo per mettere in atto ciò che dice. E le parole bellicose, in termini di audience, funzionano come il pianto in TV. Più la spara grossa e più la gente si sintonizza.

Certo è che dopo la pronuncia di un così truce discorso sarà difficile per Gratteri sperare nella dimenticanza della gente. Un esercizio sul quale Gratteri ha sempre fatto affidamento dopo ogni suo pubblico discorso, specie quando l’argomento è la sua bravura ad acchiappare i mascalzoni; convinto com’è che le cose basta solo dirle, per “renderle” vere, perché sa bene che in terra di Calabria del “dopo chiacchiere” non chiede conto mai nessuno. Un conto è dire che i colletti bianchi sono pericolosi quanto i mafiosi, un altro è dire che taglierà la testa ai luridi topi di fogna che infestano la pubblica amministrazione a colpi di scimitarra. Un’espressione che difficilmente si dimentica.

Ma nonostante ciò noi restiamo dell’avviso che alle sue chiacchiere non seguirà niente di concreto. Farà qualche operazione nel Vibonese, visto il proliferare di pentiti in quella zona, giusto per dare un contentino ai suoi fans, ma di arresti di masso/mafiosi, e servitori dello stato infedeli, neanche a parlarne. Interverrà anche nel Crotonese sempre con arresti di ignoranti che si sono dati al narcotraffico, e chiuderà qui la sua lotta alla mafia.

Guardandosi bene dal toccare Cosenza, dove regna la più potente cupola masso/mafiosa d’Italia, perché gli è stato “ordinato”, checché lui ne dica, che i fratelli masso/mafiosi di Cosenza non si toccano. Vedrete se non sarà così, nonostante le tante inchieste condotte sul “Sistema Cosenza” di cui Gratteri è a conoscenza. Gratteri conosce bene la situazione cosentina, e sa bene che il livello di corruzione ha raggiunto tutti gli uffici pubblici della città, tribunale compreso. Per intervenire su Cosenza serve coraggio, che lui francamente non ha. O almeno fino ad oggi non l’ha dimostrato.
Dalle sue prossime mosse capiremo davvero e definitamente di che pasta è fatto Gratteri, perché le cose sono due: o è un matto che le spara come gli vengono perché consapevole di dire solo stronzate che non avranno mai un seguito, e quindi va chiuso, oppure sa il fatto suo.