Calabria corrotta: il Corap delle “spie”, la ditta del clan Piromalli e il dossier di Pignanelli

Palla Palla e Pignanelli

L’articolo pubblicato da Iacchitè dal titolo “Calabria corrotta: il CORAP, la Guzzo, la IAM e la BMZ… tutto il bello della Calabria”, pare abbia messo a dura prova il sistema nervoso della commissaria CORAP, la silana Guzzo, che ha avviato una vera e propria caccia alle streghe all’interno dell’ente, nella ferma volontà di “scovare chi fa uscire le notizie all’esterno” -pare siano queste le sue parole!-.

Non è dato sapere quale sorte la Guzzo intenda riservare a quelli che considera vere e proprie spie (è convinta, evidentemente, che all’interno dell’ente siano tutti analfabeti e che il CORAP sia casa sua), ma quel che conta è che la sua “caccia”, nonché le relative minacce, rivelano alcune questioni che vale la pena rimarcare.

Non ha ancora capito, la tapina, che della sua ignoranza e nondimeno della sua arroganza ne hanno le tasche piene non solo i dipendenti del CORAP, ma pure tanti della Regione, nonché l’assessore Russo e addirittura anche il fantasmagorico Pignanelli. Quest’ultimo, in particolare, ha saputo che la Guzzo, quando è alle strette, fa spallucce e si giustifica affermando pubblicamente: “così vuole la politica…”. Lasciando così intendere che lei esegue ordini che arrivano dall’alto, ovvero dal Presidente… e questo, Pignanelli non lo può tollerare. Infatti, con l’aiuto di una “dirigente fidatissima”, si è deciso a mettere in evidenza sulla scrivania del suo capo un nutrito dossier (circa 400 pagine) ricevuto dallo stesso Pignanelli nel novembre del 2017, volendo intendere che -lui- il suo dovere ormai l’ha fatto.

La  “dirigente fidatissima”, a sua volta, che detesta la Guzzo da più anni (sembra che la chiami “la timpa”), non ci ha pensato due volte a dare, con molta discrezione, una certa diffusione alle notizie in possesso di Pignanelli.

Per via indiretta, ne ha messo a parte anche noi che, pur essendo al corrente di molte delle pastette della commissaria CORAP, siamo rimasti davvero basiti perché due sono le cose: o è una pazza scatenata o gode di protezioni che vanno al di là  dei confini della Cittadella. Ma la domanda vera è: il Presidente Palla Palla lo ha letto il dossier Pignanelli?

Il dossier inizia con il corposo “Avviso pubblico per la presentazione di candidature di soggetti idonei a ricoprire l’incarico di Direttore generale del CORAP”, predisposto dal Dirigente del Dipartimento Attività Produttive sin dal luglio 2017. Nonostante vi si legga che la procedura è indetta “in esecuzione delle disposizioni contenute nel Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 115 del 29.06.2016”, è rimasto, da allora, lettera morta. Quando si dice del rigore e  dell’indipendenza dei dirigenti regionali, ligi al dovere!

Ma, caro Pignanelli, chi potrebbe mai bloccare una procedura indetta in esecuzione di un Decreto del Presidente se non proprio il Presidente? E perché mai il primo cittadino della Calabria è così determinato a lasciare un ente -che attraversa una fase assai difficile e delicata- in mano ad una ragioniera (anche qui, con tutto il rispetto per chi svolge onestamente questa professione, s’intende!), per di più scaduta nelle sue funzioni da tempo?

Il dossier continua con la collezione di tutti gli esposti-denuncia (un numero impressionante!) prodotti dal Revisore Unico dei Conti dottor Sergio Tempo (inviati alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti, all’Anticorruzione e, molte volte, anche alla Giunta) il cui contenuto spazia dagli affidamenti illeciti di incarichi, fino ai pagamenti delle fatture nel rigoroso rispetto del cosiddetto metodo clientes; dalla sollecitazione a voler dotare il CORAP degli organi previsti dalla legge in mancanza dei quali risulta impossibile approvare atti fondamentali quali lo Statuto ed i Bilanci, fino alla mancata verifica dei crediti e dei debiti dell’ente (le verifiche, si sa, rendono trasparenti le opacità!); dai decreti di liquidazione fatture il cui importo rimane un mistero perché contenuto in altri atti non allegati (alla faccia della trasparenza, signor RPCT!), fino alla formazione di short list per l’affidamento di servizi tecnici (il CORAP ha una ventina di ingegneri e molti laureati in pianta organica ed in due anni la commissaria ha speso circa 600.000 euro fra consulenze e incarichi vari).

Dalla cifra suddetta, ha riferito Tempo, sono da escludere gli incarichi legali per i quali la Guzzo, dopo essersi confezionata (senza che ciò rientrasse nei compiti affidatele dalla Giunta) un “regolamento” che risulta essere un’accozzaglia di riferimenti normativi ripetitivi, citati a caso e spesso incoerenti fra loro, agisce a proprio piacimento affidando la maggior parte degli incarichi a tale Giardetti, modesto avvocato del Foro di Roma (chi sarà il patron?), elargendogli somme di tutto rispetto.

Rosaria Guzzo e il suo media di riferimento (e che ve lo dico a fare?)

Ma, diletto Pignanelli, le pare che, in presenza di tali e tanti esposti-denuncia del Revisore Unico dei Conti, invece di cacciare la Guzzo per manifesta incapacità, abbiate potuto pensare di mettere alla porta il dottor Tempo che, impugnato il Decreto di estromissione dinnanzi al TAR, ha avuto ragione non una, ma ben due volte? Che figure fate fare al povero Presidente?

Ma, ormai è noto, alla Cittadella si usa così: i personaggi scomodi si eliminano con mezzi apparentemente legali, ma sostanzialmente criminali.

Il fatto è, adorato Pignanelli, che piuttosto che sollecitare l’affollata coscienza del Presidente, avrebbe lei il dovere di intervenire di fronte a un simile “incarichificio” che rappresenta, fra l’altro, la manifesta violazione delle disposizioni della L.r. 24/2013, laddove, all’articolo 1, fra le sue finalità, annovera proprio la “riduzione degli oneri finanziari e l’eliminazione delle duplicazioni organizzative e funzionali”. Ma è al corrente, benamato Pignanelli, che, mentre si spendono cifre iperboliche in incarichi e consulenze, forniture informatiche (rigorosamente di provenienza cosentina) e organizzazioni di convegni e riunioni, la maggior parte dei dipendenti CORAP (che costano circa cinque milioni annui) viene tenuta inattiva, priva di incarichi, mortificata in ruoli e funzioni marginali? Ma è a conoscenza del fatto che il Bilancio 2017 a firma Guzzo presenta ulteriori perdite per tre milioni di euro, tutti imputabili alla sua gestione? Ma lo sa che la Guzzo per spendere un solo euro sarebbe tenuta, a norma dell’art. 15, co. 3, L.r. 24/2013, a sottoporre gli atti presupposti “al competente dipartimento della Giunta regionale”, tenuto per legge ad esercitare il controllo?

Il dossier prosegue, con la lista dei dipendenti beneficati, appartenenti alla ristrettissima cerchia delle colf (sempre con tutto il rispetto per chi svolge questa professione s’intende!) della commissaria, fra i quali spicca un altro silano, tale avvocato Ernesto Scola, al quale, pur non essendo egli un dirigente bensì un quadro, con decreto n. 22/2017, è stato conferito il coordinamento dell’”Area Legale e di Indirizzo Tecnico-Amministrativo del personale ivi assegnato (?)”. Con ciò assicurando al compaesano (uomo di destra!) almeno due risultati: 1) un superminimo da aggiungere alla sua retribuzione attuale (decreto n. 141/2017) pari a 1.392,37 per 14 mensilità; 2) la vittoria in tasca all’avvocato Scola che, avendo una causa pendente sin dai tempi dell’ex ASI di Crotone per il riconoscimento della qualifica superiore, si è visto piovere sulla testa la prova provata del suo livello (sic!). Come dire: “Tu mi fai causa? Ed io ti aiuto a vincerla…”. Cosicché, lo capirebbe pure un bambino, non solo l’avvocato silano vincerà la causa, ma si vedrà riconoscere non meno di 200.000 euro di credito arretrato. Così va il CORAP di Oliverio Mario e Palla Palla…

Ma, amabile Pignanelli, le pare che la Regione si sia ridotta a proteggere i silani -manco fossero una specie in estinzione- i quali, in cambio, fanno scendere il silenzio su qualsivoglia porcheria? Essì! Perché, se lo Scola non fosse uno pseudo dirigente (al pari di tanti altri, è ovvio), avrebbe messo nero su bianco, e solo per fare un esempio, che no, proprio no, la Guzzo non può scrivere che un incarico professionale conferito con Decreto commissariale n. 30/2016 e prorogato con Decreto n. 46/2017 è “finalizzato allo studio ed alla predisposizione di una proposta di Statuto e di eventuali regolamenti ad esso collegati”, precisando subito dopo che “non sarà possibile l’adozione definitiva dello Statuto stesso fino alla nomina di tutti gli organi dell’Ente” (cfr. nota della Guzzo del 23.05.07 prot. 5578).

Ma che casini sono? Paghiamo per anni un consulente essendo consapevoli che non sarà possibile adottare il frutto dell’incarico (lo Statuto) perché la legge ne affida la competenza agli organi dell’Ente non ancora nominati? E ciò, a distanza di due anni e mezzo dall’istituzione definitiva -ma fu vera gloria?- del cd CORAP e a cinque anni e mezzo dall’inizio della trafila commissariale!!!

Ma via, dottor Pignanelli, lo comprende meglio di noi quante implicazioni abbia l’affermazione della Guzzo (che una volta tanto sostiene la verità) circa l’adozione dello Statuto. E’ un serpente che si morde la coda: se non ci sono gli organi, nada Statuto; e, se non c’è lo Statuto, nada funzionamento del CORAP. Che senso ha, dunque, la succitata consulenza e pure la sua proroga, così come ha messo in evidenza il dottor Tempo?

E per tacer d’altro, onorato Pignanelli, ce lo spiega, legge 24/2013 alla mano, quali -allo stato- siano i poteri della commissaria scaduta sin dal giugno 2016?

Glielo dobbiamo dire noi quali siano in realtà i poteri in mano alla commissaria? Tutti e nessuno perché l’importante è avere un’utile idiota (citando Lenin) che -da una parte- fa e disfa come le viene comandato e -dall’altro- briga e camuffa come meglio conviene a lei stessa.

Ma quale Direttore generale serio -con qualcosa da perdere- avrebbe mai abbonato alla IAM (sempre per fare un esempio) ben 12 milioni di euro spariti dal bilancio predisposto dalla Guzzo e trasmesso alla Giunta per l’approvazione? Proprio alla IAM che, se metà delle ipotesi di De Raho risultassero vere, è come dire la stessa cosa del clan Piromalli?

No, onorevole Pignanelli, le cifre non sono inventate. Si faccia dare in copia la pec CORAP (prot. n. 1935 del 15/02/2018) inviata al dottor Larizza (professionista attestatore IAM ex art. 161 l.f.) e vedrà che, a quella data, il credito CORAP ammontava a 10.179.525,37 euro. Si faccia dare in copia anche la successiva pec CORAP (prot. n. 2008 del 16/02/2018) con la quale il CORAP invia alla IAM le schede contabili “attestanti il credito vantato”, faccia caso alle date, e forse, a questo punto, capirà.

E, a proposito del Bilancio, di cifre che vanno e di cifre che vengono, ce lo spiega, dottor Pignanelli, dov’è scritto che il Bilancio CORAP debba approvarlo la Giunta sic et simpliciter?

Caro Pignanelli, ci ascolti, e laddove lei non avesse il tempo di riflettere sul punto, chiami il più inesperto giurista dell’avvocatura regionale e gli ponga il seguente quesito: la L. 24/2013 a quale organo del CORAP affida il compito di adottare i bilanci? La risposta sarà: la Legge affida al Comitato di programmazione il compito di esprimere parere sui bilanci. Dopo di che, il comma 7 dell’articolo 6 della legge recita: “I compiti, le funzioni, e l’organizzazione degli organi amministrativi (il Direttore, il Comitato di Programmazione ed il Revisore Unico dei Conti- ndr-) sono disciplinati dallo Statuto, adottato dal Consorzio regionale entro trenta giorni dalla data di nomina degli organi”.

Ne conseguirà, gentile Pignanelli, che, senza gli organi, il CORAP non adotta proprio un bel niente e quando pure saranno nominati, lo Statuto ed i bilanci, prima di essere approvati dalla Giunta (un mostro giuridico, ma tant’è!), dovranno passare al vaglio delle competenti commissioni consiliari. Le è chiaro adesso?

E siccome stavolta glielo abbiamo messo per iscritto, se la sente lei, rispettabile Pignanelli, di far fare l’ennesima cazzata al suo Presidente?

Il dossier continua e, sempre per rimanere sullo stesso esempio, ritorna al punto IAM perché non bastano i 12 milioni “spariti o depotenziati che dir si voglia” nelle pieghe del Bilancio Guzzo 2016 (seppure il procedimento giudiziale, avviato nel 2014 e favorevole all’ASI reggina con l’emissione di decreto ingiuntivo, risulti ad oggi ancora in essere), ma ci sono pure 301.330,02 euro dovuti dalla IAM alla SORICAL dei quali il commissario CORAP, ad un certo punto, si fa inspiegabilmente carico (decreto n. 82/2017) in qualità di creditore della IAM. Ci capisce qualcosa lei, gentile Pignanelli?

Ma che ragionamento è? Poiché il CORAP vanta un credito notevole dalla IAM, ci aggiungiamo  pure quello che vanta la SORICAL dalla stessa IAM?  Ma il CORAP e la IAM saranno mica la stessa cosa? Risponderanno mica allo stesso gruppo di potere? Il dubbio non solo è legittimo, ma è pure avvalorato dal fatto che la commissaria, oltre ad aver accollato al CORAP il pagamento a favore della SORICAL dovuto in realtà dalla IAM, pare intenda rinunciare ai decreti ingiuntivi già emessi e relativi al credito milionario dell’ASI reggina (le somme sparite dal bilancio 2016) e rinnovare la convenzione CORAP/IAM per altri 20 anni.

Il dossier conclude con un’altra serie di informazioni documentate che certo non si possono ulteriormente sintetizzare. Ma fra queste spicca l’intenzione della Guzzo di vendere le sedi provinciali del CORAP (inalienabili a rigor di legge!), così da favorire chissà quale allegra famigliola della sua ristretta cerchia.  Ha cominciato con i cartelli Locasi per procedere a quelli Vendesi.

Lo capisce adesso, cortese Pignanelli, che, in confronto a quello che combina la Guzzo (perché, lei dice, così vuole la politica), le ipotesi di reato per le quali lei è stato rinviato a giudizio paiono uno scherzo di carnevale?

La verità, dottor Tempo, Revisore Unico dei Conti del CORAP, è che della IAM si è occupata la DDA di Reggio Calabria che, fra tutte, non è una Procura che scherza. Lei non può continuare con i pannicelli caldi delle letterine spedite a dritta e manca il cui contenuto sfiora soltanto quel che accade nel palazzo di cui si è impadronita la Guzzo. Lei, dottore, è intelligente, ma non si applica. Va appresso al Dipartimento Sviluppo Economico (il cosiddetto Dipartimento vigilante, così come lo aveva definito la silfide Barbalace) che, tutto fa, tranne che vigilare. Così facendo perde di vista un fatto: il codice civile, senza se e senza ma, affida a lei l’onere del controllo dell’Ente e, laddove finalmente la magistratura si muovesse (visto che la politica yace!), chi pagherebbe il prezzo dell’omesso controllo? Non rimanga alla superficie e lo spieghi lei al garbato Pignanelli: IAM o non IAM, incarichi o non incarichi, pastette o non pastette, raccomandati o reietti, così il CORAP non può andare avanti.

E senza continuare a far finta di niente, poiché l’unico Statuto vigente del CORAP è quello provvisorio depositato dalla Guzzo presso la Camera di Commercio di Catanzaro (artt. 2436, 2480, 2615 ter c.c.) ed elenca tutti gli attuali enti soci, riteniamo che tocchi a lei convocare l’Assemblea per procedere a quanto prevedono le norme in caso di inerzia degli altri organi. Le riunioni indette per ordine dell’ineffabile professor-assessor Russo (un’altra bella timpa!) servono solo a prendere per il naso gli ignari sindaci e ad avere le mani libere su una serie di fattarelli  che bollono in pentola (IAM compresa).

Lo comprendiamo, la IAM è cruciale nel reggino (Mallamaci della lista Oliverio Presidente ha pesato nelle ultime competizioni per ben 7.158 voti) e le elezioni sono prossime…  ma, mica possono pagarne il prezzo le povere ASI!