CRONACA SEMISERIA DEI CONGRESSI PD
di Pino Tassi
Elly Schlein che non è scema non mette piede in Calabria da mesi e cioè da quando le è venuta la felice idea di convocare il congresso Pd in Calabria. Lo potremmo definire il congresso a gambe all’aria o meglio ancora il congresso famolo strano. Nel vecchio PCI i congressi erano una cosa seria che prevedevano l’elaborazione di tesi e controtesi che sembravano una nuova enciclopedia Treccani. Una volta varate le tesi di discussione le si portava a dibattito nelle sezioni di base che c’erano un po’ ovunque, in ogni città, paese, borgo. L’organizzazione era così radicata che a momenti superava perfino gli oratori che erano presenti in ogni parrocchia.
Dopo i congressi di sezione si andava ai congressi provinciali e poi al congresso nazionale. I congressi regionali ebbero vita con l’infelice decentramento regionale, cioè la nascita delle regioni. Che sciagura!!! Forse oggi non ci si crederà ma la discussione era vera e anche vivace. E si litigava su tutto: sulla politica internazionale, sui rapporti con Mosca, sul comunismo, e a scendere fino ad arrivare ai temi locali. Ore e ore di discussioni avvolti nella nebbia del fumo di sigarette che se c’era qualche non fumatore che protestava correva il rischio di finire direttamente… in qualche campo di concentramento in Siberia (scherzo ovviamente!). Ora non voglio fare il romanticone e l’ingenuone. Certo che c’era anche la discussione e i litigi sulle nomine negli organismi dirigenti, figuriamoci, le ambizioni personali c’erano anche al tempo, solo che allora era un segno di orgoglio e prestigio entrare negli organismi del partito.
Le deformazioni e i guasti arrivano, arrivano già alla fine della storia del PCI ma è sempre più un crescendo prima con il PDS, poi con i DS e si arriva all’acme con la nascita del Pd e la felice idea delle primarie. Oggi i giornali parlano di risse e di scene apocalittiche. Eppure il congresso regionale terminato a fine maggio aveva visto la rielezione di Nicola Irto eletto insieme ad un listone unico di 160 persone che l’hanno votato all’unanimità. In pratica all’interno ci sono tutte le anime e le contro anime del Pd. Chi poteva mai immaginare che arrivati ai congressi provinciali si scatenasse una guerra civile al cui confronto il brigantaggio e i moti di Reggio sono stati uno scherzo?
Non c’è giornale o giornaletto di regime che non titoli: “Brogli, fronde, ritiri: il Pd calabrese si scanna nei congressi provinciali. Da Cosenza a Catanzaro, analisi di un disastro”. A Catanzaro si ritira il candidato Pitaro, mentre a Lamezia si ritira il candidato al Comitato Cittadino voluto dalla Lo Moro che tuona contro Nicola Irto e Amalia Bruni. E così vince, anzi stravince il candidato designato Gregorio Gallello con il 96,3% e a Lamezia Vittorio Paola con un altro successo bulgaro pari al 96,3%. E Doris Lo Moro prende il secondo colpo, è al tappeto, fate entrare i secondi.
A Cosenza scontro senza pietà tra Pino Le Fosse voluto dal trio Adamo/Bruno Bossio/Guccione e Matteo Lettieri voluto dal duo Bevacqua/Iacucci. Ognuno si attribuisce la vittoria, ma siamo li: Scarta fruscio e piglia primera.
A Vibo Valentia non c’è partita perché Teresa Esposito è portata dall’amministrazione comunale con l’appoggio del consigliere regionale Mammoliti e l’ex consigliere regionale di Serra Tassone che affila le armi per le prossime elezioni. Il candidato perdente è il sindaco di Francavilla che si è lamentato della moltiplicazione delle tessere a partire da Serra San Bruno. Cosa mai vista ha dichiarato. Si vede che è giovane e non ricorda i congressi del periodo PDS/DS dove per miracolo in fase congressuale interi paesi si iscrivevano d’incanto al partito. Rimane negli annali del giornalismo un articolo dell’allora giovane Marco Damilano che intitolò una sua indagine “Fratelli Coltelli” e partì dal caso Serra San Bruno con l’allora consigliere Brunello Censore a fare il bello e cattivo tempo; dopo qualche legislatura anche per lui arrivò il tempo del tramonto…