Calabria e incendi. Dal Pollino allo Stretto un solo grido: “Occhiuto, sei ciuccio e ridicolo”

Dal Pollino allo Stretto l’urlo che si leva potentissimo è uno solo: Occhiuto non è adeguato per il ruolo che occupa. Gli incendi che stanno devastando la Calabria mettono in luce in maniera sconcertante quanto la Regione e colui che dovrebbe governarla non sono minimamente preparati a fronteggiare un’emergenza che non è certo una novità nel nostro territorio. Il Parco del Pollino brucia ormai da tre giorni ma dalla Regione neanche una sola parola, solo silenzio… Anzi, a dire la verità, un commento c’è stato: “Criminali miserabili e senza scrupoli”, ha scritto sui social, il consigliere regionale Giuseppe Graziano detto il Generale, fugando ogni dubbio sul presunto evento accidentale che qualche lecchino di Occhiuto stava provando ad accreditare per evitare di far assumere responsabilità al parassita che (s)governa la Regione.

Occhiuto invece è ancora fermo alla ridicola sceneggiata della visita organizzata del capo della Protezione civile proprio mentre il Pollino stava andando in fiamme e loro cercavano disperatamente di “nascondere” la realtà dei fatti. Altro che “modello Calabria” per gli incendi con i ridicoli droni che servono solo a far ridere l’Italia con la vicenda del nonno e del nipotino che bruciavano due mucchietti di sterpaglie e che sono stati additati come “pericolosi piromani”. Una barzelletta!

Occhiuto, peraltro “ciuccio” di natura dai tempi della scuola e come accade molto spesso a quelli del suo stampo, anche presuntuoso, pensava che pure quest’anno, per combattere gli incendi, bastasse mettere su ‘potentissimi’ mezzi volanti.
Non parliamo di canadair o moderne flotte aeree antincendio ma di droni… Piccoli droni che dall’alto, attraverso la propria telecamera, dovrebbero intimorire i piromani e quindi evitare gli incendi, oltre che essere utilizzati per sorvolare i mari ed identificare le zone inquinate e i versamenti illeciti.

In tutto i ‘potentissimi mezzi aerei’ sono 30 e sorvolano la Calabria in questi giorni per ‘tutelare’ l’ambiente. I risultati però, nonostante l’utilizzo dei droni, sono sotto gli occhi di tutti. Centinaia di ettari distrutti, due morti nel Comune di Cardeto, imprenditori in ginocchio e un territorio devastato.

I morti del 2021 evidentemente non hanno ancora fatto comprendere ai vertici istituzionali l’enorme tragedia che la nostra terra vive, puntualmente, ogni estate. E in futuro sarà sempre peggio, visto il clima impazzito degli ultimi tempi.

Una serie di incendi ha divorato anche questa estate (e ancora non è finita) migliaia di colline e boschi. Il fuoco è così intenso che in alcune aree sparisce il 100 per cento della vegetazione.

Occhiuto se ne faccia una ragione: non è cosa sua. Ciò che stupisce, anche ai meno esperti, e ciò che fa rabbia quando si sente parlare solo di droni, è la mancanza totale, in tema incendi, di prevenzione.

Forse perché spegnere un incendio costa fino a dieci volte di più che prevenirlo? Tutti sappiamo che dietro gli incendi ci sono organizzazioni criminali potentissime e non solo perché qualche molto presunto super magistrato ci ha parlato di “mafia dei boschi”. Le mafie controllano direttamente anche i finanziamenti che elargisce il “ciuccio” che sta alla Regione.

La prevenzione degli incendi passa anche attraverso una gestione attiva dei boschi. Valorizzarli, senza abbandonarli. E per gli esperti questo è il modo più sicuro ed economico per proteggere i polmoni verdi dall’azione distruttiva delle fiamme.
Creare una cultura della prevenzione nelle scuole, aiuterebbe sicuramente e sarebbe più efficace di trenta droni in volo per la Calabria.

Sarebbe sufficiente attivare politiche di prevenzione semplici coinvolgendo e sensibilizzando i privati in attività virtuose.

Alcuni esperti del settore hanno già indicato alcune azioni: il sostegno, la formazione e il mantenimento di squadre specializzate nella lotta agli incendi boschivi e dei volontari antincendio boschivo sono una buona pratica da estendere alla nostra Regione, la pulizia del sottobosco, la cura dei prati e tutte le aree verdi all’interno delle aree urbanizzate, la cui erba alta deve essere rimossa con regolarità.

E ancora. Il controllo e la bonifica delle discariche abusive nonchè la raccolta puntuale dei rifiuti che genera migliaia di tonnellate di immondizia per strada.

L’avvio di campagne di sensibilizzazione a favore dei cittadini sarebbe un’ulteriore azione di prevenzione. E infine, lo sviluppo di fasce e barriere antifuoco ed il potenziamento di sistemi di Protezione Civile locali fornendo mezzi necessari ai piccoli Comuni, come pick-up o jeep. Pensiamo se ogni comune calabrese avesse un mezzo pronto h24 per spegnere sul nascere un incendio… Ma queste parole dalla boccuccia di Occhiuto, perennemente in ammollo con la sua camicia “immacolata” non sono uscite. Lui pensa di risolvere i problemi monitorando il volo dei droni dalla sua megastanza con aria condizionata della Cittadella puntando il dito contro qualche cretinetto ma non solo fallisce per quanto si rende ridicolo agli occhi dell’Italia intera.

Meno di un mese fa gliel’ha mandato a dire anche il Comune di Reggio.

“La collina di Reggio Calabria sta letteralmente bruciando. Da giorni è un susseguirsi di incendi che stanno devastando intere aree, lambendo, in certi casi, numerose abitazioni e mettendo in serio pericolo l’incolumità pubblica. Chiediamo al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che la smetta di comportarsi da influencer dei social e attivi ogni intervento possibile per spegnere i roghi attualmente in corso ed eliminare il rischio per le persone e le cose“. Che poi, almeno, lo sapesse fare l’influencer… Ma per farlo dovrebbe prima imparare l’italiano e alla sua età – 54 anni – diventa un po’ difficile perché se il “ciuccio” non mette la coda fino a tre anni, non la mette più… Povera Calabria nostra!