Calabria Film Commission. Salvate il soldato Vigna

C’è un posto in Calabria dove si spendono decine e decine di milioni di euro annui per non fare altro che clientele e trastule (raggiri per i non cosentini). È la Calabria Film Commission. In questo cimitero degli sprechi regna Luciano Vigna, 130 mila euro annui per fare il direttore generale. Poi c’è spazio per tutti: una trentina di parassiti di tutte le parrocchie della destra calabrese, che succhiano incessantemente fondi pubblici dalle mammelle della Regione. Tra questi spicca per faccia tosta il nipote del Gattopardo (Mario Spagnuolo, ex procuratore capo di Cosenza), tale Giampaolo Calabrese, da anni predatore dei soldi pubblici di Occhiuto.

Luciano Vigna non è solo il capo della Calabria Film Commission, è anche il capo di gabinetto di Occhiuto e non sono riusciti a dire no neanche alla sua nomina come nuovo Commissario Arrical, al posto di Gualtieri ed in attesa della pubblicazione della manifestazione di interesse per la nomina del nuovo Direttore Generale che, presumiamo, avverrà tra tantissimo tempo. Luciano Vigna, dunque, tuttora capo di gabinetto di Occhiuto e numero uno indiscusso della Calabria Film Commission, è anche Commissario Arrical. Roba da… Spirito Santo, uno e trino…

Luciano Vigna è stato l’assessore più fedele di Mario Occhiuto, il fratello di Robertino, sindaco di Cosenza per 10 anni fino al… fallimento e al “fosso” da 500 milioni di euro. In giunta con Occhiuto dal 2011, in quota Orsomarso, si è sempre occupato di far quadrare i conti che sistematicamente Occhiuto scombinava. Ed è proprio per queste sue note capacità “ragionieristiche” che gli Occhiuto lo hanno sempre voluto al loro fianco. Vigna è il principale detentore di tutti i segreti contabili degli Occhiuto, il loro braccio armato nel portare a compimento il default della Città e presto anche quello della Regione Calabria.

A dire il vero, prima di entrare nel clan di Occhiuto, Vigna aveva avuto un guaio giudiziario: una condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi per il fallimento di Tesi Spa. Le responsabilità di Vigna in questo caso però sono relative, nel senso che il buon Luciano, all’epoca “giovanotto” di Alleanza Nazionale e sottoposto al “compare” Franco Morelli, era stato inserito nel Cda di Tesi per parare il fondoschiena a quelli che non potevano comparire. Anche se il “fastidio” era ampiamente e lautamente ricompensato. E su questo ci ritorneremo, ma non adesso. Altra storia sono invece i “traffici” di Luciano Vigna con Mario Occhiuto.

Luciano Vigna a Cosenza lo conosciamo meglio di ogni altro. E tutti sappiamo che Vigna una ne pensa e cento ne fa. E’ lui il “padre” della “finanza creativa” degli Occhiuto che ha portato Cosenza per la prima volta nella sua storia al fallimento. E che sta ripetendo l’impresa anche alla Cittadella: non serve uno scienziato per prevederlo.

Correva l’anno 2019. Il Comune di Cosenza era tra le 10 città italiane a maggiore rischio default. Questo era quanto aveva rivelato Il Sole 24 Ore, in perfetta linea con le voci che ormai da anni si rincorrevano in città e che convergevano tutte in una direzione: da quando c’era alla guida del Comune di Cosenza Mario Occhiuto, la situazione finanziaria non solo si era aggravata ma era giunta ad un punto di non ritorno. Anche perché, finito il secondo mandato, Mario Occhiuto se n’è andato e chi si è visto si è visto.

Se dovessimo parafrasare un bilancio di un’azienda privata, si potrebbe tranquillamente affermare che quello del Comune di Cosenza è perfettamente simile a quello di una società fallita, con uno squilibrio imbarazzante tra entrate e uscite. Una situazione comune a quella di molte altre città, beninteso. Ma che occorre analizzare a fondo per capire chi ne ha le responsabilità e chi furbescamente si sta arricchendo nonostante il disastro accertato. Ovvero un “buco” impressionante che supera abbondantemente i 500 milioni di euro. Un dissesto finanziario o, se preferite, una bancarotta fraudolenta grande quanto una casa ma “giustificata” (a Cosenza più che altrove) dall’arroganza del potere politico.

Il default è stato palese a tutti già nel 2010 perché il Comune di Cosenza, ormai da un decennio, approvava bilanci fasulli fondati su crediti mai riscossi. Parliamo di qualcosa come 70 milioni di euro che le amministrazioni dal 2000 al 2010 hanno inserito in bilancio ma in maniera fittizia. E nei dieci anni di Occhiuto gli equilibri si sono rivelati inesistenti e le entrate in bilancio erano solo numeri virtuali.

Di chi è la colpa? C’erano espropri, servizi e sentenze esecutive mai pagate che si trascinavano addirittura dagli anni Settanta ma è evidente che il grosso dei debiti era stato realizzato dalle amministrazioni guidate da Giacomo Mancini. Che sarà anche stato un sindaco illuminato ma ha lasciato solchi profondi nel bilancio della città. Un vero e proprio dissesto finanziario, che né Eva Catizone né Salvatore Perugini hanno mai denunciato, pensando soltanto a come giustificarlo con i crediti non riscossi e arrivando ai 100 milioni di “buco” che l’amministrazione guidata da Mario Occhiuto ha trovato nei conti comunali.

Arrivati a quel punto, non era più possibile rifare il bilancio fasullo delle giunte precedenti e così Occhiuto e i suoi collaboratori finanziari hanno impostato un piano di riequilibrio finanziario a dir poco fantasioso, chiedendo alla Cassa Depositi e Prestiti un mutuo di 90 milioni di euro pagabile in 10 anni. Un piano che, grazie a qualche “amico” dentro la Corte dei Conti, è stato approvato e ha consentito a Mario Occhiuto di ottenere, seduta stante, tutta la massa dei soldi richiesti tra la primavera e l’estate del 2014.

A sentire Luciano Vigna (che poi se l’è data a gambe e ha fatto benissimo specie dopo aver beccato la condanna a due anni per il fallimento di Tesi anche in Appello e conoscendo benissimo questi altri raggiri fatti insieme a Occhiuto), 50 di quei 90 milioni sarebbero stati spesi produttivamente per pagare tante imprese che accreditavano a diverso titolo i loro soldi. Ma Vigna non ha mai informato il consiglio comunale delle modalità con le quali avrebbe ripianato quei debiti. E la Corte dei Conti ha dato il suo placet, assecondando così una manovra folle e senza senso.

Luciano Vigna ha gettato la spugna il 28 febbraio 2019 dopo aver verificato e toccato con mano il nervosismo che si tagliava a fette tra le file dei pretoriani di Occhiuto. Vigna, dopo essere stato costretto a dimettersi dalla carica di assessore ed essere rientrato dalla “finestra” – ad aprile 2018 – nello staff del sindaco, meno di un anno dopo ha lasciato anche questo incarico proprio per evitare di continuare ad essere complice di queste operazioni scellerate e sventurate per la città. Così come è certo che la giunta Occhiuto ha continuato a produrre debiti fuori bilancio al ritmo di 3-4 milioni all’anno dal 2011 a oggi per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari, “ingrassando” e non poco un sistema di imprese amiche, malavitose e conniventi alle sue pratiche.

Tradotto in soldoni (mai come in questo caso il termine calza a pennello), Mario Occhiuto ha gestito il bilancio del Comune di Cosenza a suo piacimento con una differenza fondamentale rispetto a chi l’ha preceduto e cioè mettendosi in tasca qualcosa come 90 milioni da gestire secondo le “illuminazioni” (a lui tanto care, del resto) della sua testa. Ai quali ne ha aggiunto in corso d’opera un’altra settantina arrivando a un “colpaccio” complessivo da 160 milioni. Sì, perché con l’approvazione degli equilibri di bilancio, poi, si è fatto “regalare” ancora altri 60-70 milioni di euro perché quei fannulloni e buoni a nulla del Pd e della finta opposizione non solo sono stati determinanti nel farlo eleggere, sia nel 2011 sia nel 2016, ma hanno rubato “allegramente” insieme a lui: del resto, basta guardare come NON hanno fatto “opposizione”…

Ma il tempo, come si sa, è galantuomo e l’allarme lanciato a suo tempo da Il Sole 24 Ore dice chiaramente che dopo avere intascato quei 100 milioni, Occhiuto invece di risanare le casse del Comune ha continuato ad allargare il “buco” e sono in molti a sussurrare che la situazione è arrivata a livelli impensabili. Semplificando: se Mancini aveva creato la voragine di 100 milioni, Occhiuto l’ha dilatata a più non posso.

Ma torniamo al presente. Il dottore Vigna alla Regione è, tra l’altro, in palese conflitto di interessi in quanto – come abbiamo giù visto – riveste contemporaneamente a quello di capo gabinetto il ruolo di direttore amministrativo di un altro ente di diritto privato ovvero la Calabria Film Commission, controllato dallo stesso ente – la Regione Calabria – per il quale fa il capo di gabinetto.

 

Luciano Vigna è stato già nominato Direttore Fondazione Calabria Film Commission con DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE N. 43 del 1 Giugno 2021. Il suddetto incarico è conferito con contratto di diritto privato con durata pari a cinque anni a partire dalla data di nomina. Ma Luciano Vigna esercita anche il ruolo di capo di gabinetto del presidente della giunta regionale della Calabria e tra l’organizzazione di un film e l’altro, con tanto di “mazzette” per tutti, trova anche il tempo di occuparsi di una miriade di altre problematiche complesse, connesse al suo ruolo, ma anche alle attività della Fondazione Film Commission e delle numerose consulenze in capo alla fondazione stessa. Per non parlare dell’ultimo incarico ad Arrical. Una situazione imbarazzante ma che nessuno contesta.

Il capo di gabinetto, preposto alla gestione degli affari della presidenza della giunta, ha un ruolo fondamentale negli indirizzi politici e nei rapporti con i Dipartimenti, essendo quindi in grado di orientare percorsi, omettere controlli, agevolare iniziative di legge e così via. La prova lampante del suo enorme conflitto d’interessi è data dall’escalation che la Calabria Film Commission ha avuto negli ultimi tempi: pieni poteri al direttore amministrativo (cioè a lui… medesimo) dopo il “siluramento” di Giovanni Minoli e anche dopo che il parassita ha nominato un successore sufficientemente “accriccato” con lui ovvero lo stilista (!) Anton Giulio Grande, che non a caso ha dichiarato di essere un “vecchio amico” di Robertino e che quindi obbedisce docilmente a tutti gli ordini che gli vengono impartiti…

E non solo: investimenti milionari (oltre 20 a quanto pare) per la realizzazione degli Studios a Lamezia e in ultimo la recente approvazione in Consiglio regionale della proposta di legge n. 38 “interventi di manutenzione normativa” che amplia i poteri e le competenze della Fondazione Calabria Film Commission persino in ambito turistico e di promozione della Calabria.

Vogliamo immaginare che non sia stato lo stesso Vigna a sollecitare l’innovativa norma a beneficio della Fondazione da lui stesso diretta: diciamo che ci vogliamo credere… E allora che cosa si inventa il ragioniere “nero”? Per esercitare il doppio ruolo si inventa il ruolo di “capo di gabinetto a titolo gratuito”, visto che percepisce dalla Film Commission un lauto compenso di 130.000 euro all’anno, per evitare noie da un conflitto di interessi grande quanto la sua capoccia… Ci sarebbe anche da dire che lo stesso Vigna avrebbe, per come sembra, il dono dell’ubiquità, stante una incompatibilità, oltre che di forma, anche temporale ma tant’è…

Ci sono poi da segnalare anche le diverse azioni vessatorie e denigratorie che lo stesso Vigna, con la Montilla complice, compie a discapito di funzionari e dirigenti non allineati ai suoi interessi e presentandoli come “capri espiatori” al presidente.

La Calabria Film Commission è diventata una specie di cassaforte del sistema di potere del presidente Roberto Occhiuto. Potremmo paragonarla alla Exor che era la cassaforte della famiglia Agnelli. Ormai la realizzazione di molti dei grandi progetti in campo turistico e dello spettacolo pensati dal nostro presidente dal “cuore (privato) grande” viene demandata alla Calabria Film Commission.

La Calabria Film Commission è presieduta da Anton Giulio Grande, fresco di (ri)nomina dopo anni in cui ha ricoperto il ruolo di commissario. Ma soprattutto rimane nel ruolo di Direttore della fondazione il famigerato Luciano Vigna. 

Con Decreto dirigenziale n 255 del 28.05.2024 è stato approvato il Piano Triennale di interventi per l’attività cinematografica e audiovisiva per il triennio 2024/2026. Nel piano triennale vengono elencati i settori di intervento della Calabria Film Commission. Il core business rimane sempre il sostegno alle produzioni cinematografiche, audiovisive o musicali che vengano in toto o in parte realizzate in Calabria. Per questa linea di intervento è prevista una disponibilità finanziaria per il triennio di euro 9.000.000,00 in base ai fondi PAC 2014-2020. La seconda linea di intervento è la promozione della cultura cinematografica ed audiovisiva. Cosa non si farebbe per aumentare la “cultura” sui film… e per questo nobile fine abbiamo una disponibilità di € 1.500.000,00 sempre sui PAC 2014-2020. Però la nota aggiuntiva ci dice che questi fondi possono essere implementati, la “fame” di cul.. tura di noi calabresi – si sa – è grande!

La terza linea di intervento è il sostegno alla formazione e alla specializzazione professionale in campo cinematografico. Qui abbiamo una disponibilità di € 2.000.000,00 sempre sui fondi PAC 2014-2020. Il piano ci dice che nel corso del 2024 ci doveva essere un protocollo d’intesa on Cinecittà spa. Di questo accordo ad oggi non abbiamo saputo nulla.

La quarta linea di intervento si riferisce al patrimonio cinematografico e audiovisivo con una disponibilità di euro 500.000,00 sui PAC 2014-2020. La quinta linea di intervento è il mastodontico progetto degli Studios a Lamezia Terme. La megalomania e la sete di grandezza del presidente Roberto Occhiuto hanno portato a pensare alla realizzazione di una specie di Cinecittà in Calabria. Per questa misura si parte da una disponibilità di euro 10.000.000,00 di cui € 7.000.000,00 (PAC 2014-2020) e € 3.000.000 (PSC 2014-2020).

Sempre nel piano triennale ci si informa che “a marzo 2026 ci sarà il completamento dei lavori e l’avvio dell’installazione delle tecnologie, per arrivare, nel mese di maggio, al completamento e all’ installazione degli apparati tecnologici e, con essi, l’avvio delle attività”. Segnate in rosso questo progetto potenziale causa del fallimento della nostra regione. I soldi per realizzare gli Studios sono stati trovati, potevano essere spesi meglio, ma il mantenimento in attività degli Studios sarà una palla – o se preferite un cappio… – al collo per il bilancio regionale negli anni a venire. Una bomba potenziale a tempo innescata sulle tasche di tutti noi calabresi.

Non siamo jettatori, basta andare a vedere la storia e la fine degli Studios che aveva pensato Roberto Benigni in Umbria che furono acquistati successivamente da Cinecittà per evitargli il fallimento e le difficoltà attuali che la stessa Cinecittà spa sta vivendo. La società di revisione Price Waterhouse Cooper, incaricata di verificare i conti dell’Istituto Luce Cinecittà, ha certificato un buco di 6,7 milioni di euro, pari a circa un terzo del capitale sociale, destinato alla fine di quest’anno ad allargarsi fino al triplo. Al solo pensiero c’è da rabbrividire.

La sesta ed ultima misura riguarda la promozione e valorizzazione del brand Calabria straordinaria. Per questa linea di intervento sono previsti € 4.000.000,00 sempre dai PAC 2014-2020. Ma non pensate che siano solo questi i soldini a disposizione. La nota finanziaria ci dice: “… in fase di attuazione sarà valutato con il Dipartimento competente per materia eventuale implementazione di ulteriori fondi in coerenza con i Fondi nazionali (PAC e FSC) e con il PR 2021/2027….”.

L’allargamento delle iniziative della Calabria Film Commission anche alla promozione turistica è stata voluta da Roberto Occhiuto ed è stata possibile con le modifiche apportate dalla Legge Regionale 1/2022. In pratica, mentre prima la promozione turistica era tutta in mano alla Regione adesso parte di essa viene demandata alla Calabria Film Commission. In particolare sono stati demandati la realizzazione del CAPODANNO RAI che rientra nelle attività previste dalla campagna “Calabria Straordinaria” ma anche la realizzazione del progetto “Marcatori Identitari Distintivi della Calabria”, che nome brutto, sembra uno sfollagente per i turisti.

In più ha già collaborato con il Dipartimento Istruzione, Formazione e Pari Opportunità nell’ambito del progetto “50° Anniversario dei Bronzi di Riace” curando i progetti legati all’audiovisivo e all’animazione territoriale; con il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari in occasione della manifestazione nazionale “Vinitaly”; con il Dipartimento Programmazione Unitaria per le attività di comunicazione inerenti l’Accordo di Coesione 2021/2027; ancora con il Dipartimento Istruzione, Formazione e Pari Opportunità per la realizzazione degli interventi “Creatività Talentuosa” e “Ostelli Accoglienti”.

Non si capisce bene se questi nuovi compiti sono stati affidati alla Calabria Film Commission per la sua professionalità e per le sue finalità oppure per non rendere pubblici incarichi, costi, spese, collaborazioni. Eh sì, perché di certo la Calabria Film Commission non brilla per trasparenza. Da tempo noi denunciamo lo stato di opacità con sui agisce la Fondazione, perfino la stampa amica ha più volte denunciato la mancanza di pubblicazioni delle delibere e degli incarichi dati dalla Calabria Film Commission. Anche la politica inizia a muovere. A fine ottobre Anna Laura Orrico e Davide Tavernise del M5S hanno denunciato: “La Fondazione Calabria Film Commission ha prodotto oltre 600 atti deliberativi nel 2023 e ben 167 gia’ nel primo trimestre del 2024, una mole di attivita’ che meriterebbe maggiore chiarezza. Tuttavia, il portale web della Fondazione fornisce solo i titoli delle delibere, senza alcuna trasparenza sui contenuti, che riguardano liquidazioni per beni e servizi, incarichi a consulenti e project manager, spese di soggiorno, partecipazioni a fiere e premi cinematografici, commissioni valutatrici, incarichi per la comunicazione e varie tipologie di finanziamento.” E’ fondamentale assicurare che i cittadini possano accedere a informazioni dettagliate e complete sull’uso delle risorse pubbliche da parte della Fondazione Calabria Film Commission, in linea con i principi della trasparenza amministrativa”. Non è concepibile che una fondazione non informi la collettività di come gestisce ingenti somme pubbliche. Solo qualche giorno fa abbiamo appreso che il Capodanno Rai a Reggio ci è costato più di due milioni di euro con determine firmate Calabria Film Commission ai confini della realtà…

CAPODANNO RAI A REGGIO, LE CIFRE DELLA VERGOGNA (https://www.iacchite.blog/calabria-film-commission-tutte-le-determine-per-il-capodanno-rai-a-reggio-uno-spreco-senza-limiti-le-cifre-della-vergogna/)

Siamo all’epilogo. Diciamocelo francamente: stavolta Occhiuto con tutto il giro di soldi che sta facendo con la Calabria Film Commission l’ha fatta decisamente sporta e non è passato affatto inosservato e non solo perché il M5s ha acceso i riflettori. Anche media nazionali teoricamente “amici” si sono stancati di restare a guardare e il bubbone potrebbe realmente scoppiare. Ed ecco che Luciano Vigna, esposto a dismisura da Robertino, rischia il deretano. Sì, avete capito bene: il più giovane degli Occhiuto, in perfetto stile di… famiglia, ha individuato proprio lui per salvarsi la reputazione e addossargli, come da scontato copione, tutte le colpe. Ed è proprio per questo che Robertino, appena ha sentito che il M5s chiedeva le dimissioni del suo braccio armato, è sceso immediatamente in campo. Ma non per difenderlo, come si potrebbe pensare, ma per buttarlo a mare. Perché in Calabria, come tutti sanno, nulla è come appare. Ed è per questo che stamattina lanciamo il tormentone “Salvate il soldato Vigna”. Della serie: qualcuno gli dica che l’epilogo di questa storia potrebbe essere molto vicino e che a rimetterci le penne, e stavolta in modo molto più grave rispetto al fallimento di Tesi, Occhiuto ha individuato il profilo perfetto: “Salvate il soldato Vigna”. Buona fortuna, ragioniere “nero!.