Calabria. Gli affari del vento “protetti” dai poteri forti rischiano di compromettere anche il turismo

tratto da Tam Tam e segnali di fumo

di Laura De Franco

“Vedi là, amico Sancho, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi”.

Don Chisciotte combatte contro i mulini a vento e non è il solo. Sono tanti i calabresi che si oppongono ai nuovi parchi eolici, i moderni mulini a vento, che presto cattureranno la forza ai venti sul mar Ionio per le coste di Catanzaro e sull’Aspromonte. Correnti di mare e di terra usate per immagazzinare energia pulita. Le turbine quando sono in azione convertono l’energia cinetica del vento in energia elettrica di cui si ha bisogno, non tanto per illuminare le nostre case, quanto per le industrie che devono mandare avanti il mercato.

In alternativa al carbone si sta scegliendo il vento perché è una fonte rinnovabile ed è gratuita, poi perché si genera  elettricità senza emissioni di gas serra, gli impianti occupano relativamente poco spazio visto che le pale eoliche si estendono soprattutto in verticale e infine, quando una pala eolica viene dismessa, i materiali di cui è composta si possono in gran parte riciclare e cosa non poco importante è un settore che contribuisce alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Non inquina, si ottiene tanta elettricità, l’economia cresce e allora perché essere contrari? La prima ragione  è il guadagno illecito. Non è un caso che siamo a circa  vent’anni di inchieste giudiziarie, tutte sull’eolico.  Poi segue la preoccupazione per l’impatto ambientale con danni al territorio e agli animali, soprattutto gli uccelli che vengono uccisi dal vortice delle pale e poi i danni ai siti storici. Inoltre, visti gli imbrogli amministrativi si corre sempre il rischio di impianti costruiti  vicino ad aree protette, vedi  Sila cosentina e nel Parco delle Serre. E da non dimenticare i siti calabresi d’interesse storico e archeologico-

INCHIESTE GIUDIZIARIE – Tutto gira intorno agli accordi tra società private e politici.  Associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio e falso i capi d’imputazione, sono le accuse. Indagati  amministratori, funzionari della Regione Calabria, imprenditori. Negli affari l’eccezione fa la regola e spesso le linee scritte vengono modificate e anche approvate altrimenti non si realizza niente, e l’amministrazione guidata da Agazio Loiero lo sapeva bene.

“Eolo”  è il nome dell’inchiesta giudiziaria principale,  è la matrice di tutte le inchieste, perché indaga sull’intero sistema dell’affare del vento in Calabria. È un lavoro d’indagine immenso, rafforzato dalle dichiarazioni di un imprenditore con interessi nell’eolico che quando finisce nei guai decide di parlare. Il testimone è Mauro Nucaro, già presidente del Cosenza Calcio, e i pm lo ritengono attendibile. Il magistrato è Carlo Villani.

Tutto sta nell’informativa Eolo della Dda di Catanzaro. Nell’inchiesta finiscono le riunioni dei vertici della politica regionale  per  scrivere le linee guida seguendo le indicazioni delle  multinazionali compiacenti. E ci finisce una maxitangente di due milioni e 400 mila euro.  Quello che è messo peggio di tutti è l’ex numero uno dei Ds (oggi Pd) in Calabria, Nicola Adamo, ma ci sono anche l’ex assessore all’Ambiente Diego Tommasi, l’ex dirigente regionale Giuseppe Graziano, alcuni uomini delle multinazionali e imprenditori del vento, come Antonio Speziali, figlio del senatore del Pdl, Vincenzo.

Secondo la Procura della Repubblica di Catanzaro, gli amministratori di “Piloma srl”, “Saigese”, “Loda” ed “Erg” avevano messo in conto mazzette per milioni di euro. Una somma da distribuire, che avrebbe consentito loro ritorni milionari in arrivo sotto forma di energia da vendere sul libero mercato. Il maggiore referente politico Nicola Adamo nel 2005 rivestiva la carica di vicepresidente della Giunta regionale di centrosinistra con  delega alle attività produttive. Siamo a  Isola Capo Rizzuto. I chilometri minimi dal mare che gli impianti avrebbero dovuto rispettare da 10 sono diventati 2, mentre quelli dai castelli storici da 5 furono trasformati in uno soltanto. Per le variazioni sarebbe stata pagata una mega tangente di oltre 2milioni e 400mila euro.

A risultato ottenuto la “Erg” avrebbe iniziato a versare tangenti attraverso un gioco di società. Gli intermediari fra la società multinazionale e la Regione erano Giancarlo D’Agni e Nicola Adamo. 

Nel filone d’indagine  figurano anche – infatti – l’amministratore e socio della “Piloma srl”, “Saigese spa” e “Loda service”, Giancarlo D’Agni (considerato dall’accusa stretto collaboratore di Adamo), l’imprenditore Mauro Nucaro e l’ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento economia della Regione, Carmelo Misiti.

Contro di loro le accuse sono di abuso d’ufficio e falso messi in atto a vantaggio della “Borgia wind srl”, al fine di realizzare un impianto a cavallo tra i territori dei Comuni di Borgia, Girifalco, San Floro, Squillace, Cortale e Maida.

Tempi lunghissimi sono intercorsi per i processi. Che fine avessero fatto tutte le inchieste sull’eolico in Calabria se lo chiedeva qualche tempo fa “Report”, la trasmissione di inchiesta di Raitre condotta all’epoca da Milena Gabanelli e, in particolare, il giornalista Alberto Nerazzini, inviato sul “campo”.

Per il processo Eolo, per le pale eoliche per la tangente incassata dai prestanome di Nicola Adamo, come da scontatissimo copione, è andata in scena infatti la vergogna della prescrizione.

E non potevano mancare le infiltrazioni mafiose, le cosche della ‘ndrangheta si sarebbero inserite sistematicamente nei lavori dei parchi eolici realizzati nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. La Direzione Distrettuale Antimafia dello Stretto ha fatto scattare una vasta operazione denominata “Via col Vento” con numerosi episodi di estorsione ai danni di aziende committenti, e perfezionati con l’apporto di imprese ritenute “colluse” con le compagini mafiose che controllano le zone in cui sono state realizzate le opere.

I profitti sull’affare eolico non si sono mai fermati tanto che sono stati realizzati impianti dove in realtà spira ben poca aria.

IN DIREZIONE CONTRARIA  – Le  pale costituiscono una fonte di pericolo  per i grandi veleggiatori, i rapaci, le gru, le cicogne e per i piccoli migratori. Le torri eoliche possono creare  inquinamento acustico. Il rumore cresce se le macchine sono più di una: con una decina di impianti, lo stesso livello di 45 decibel si ha a circa 500 metri. E il rumore cresce con l’aumentare del vento. Un parco eolico nasce lontano dai centri abitati ma la rete di collegamento attraversa una zona ampia per cui i danni all’ambiente sono maggiori di quanto possa apparire. Inoltre, le turbine creano un contrasto con il paesaggio sia che si trovino sulla terra ferma che in mare e ora rischiano di compromettere anche la risorsa principale della Calabria: il turismo.

IL SI’ DI GOLETTA VERDE E LEGAMBIENTE

Goletta Verde: la Calabria ha davanti a sé importanti opportunità di sviluppo e innovazione attraverso l’eolico offshore. Bisogna spingere sulle rinnovabili visto che in questo territorio tre quarti dell’elettricità è ancora prodotta da fonti fossili.  Legambiente: “L’eolico offshore è uno strumento essenziale per compiere la giusta transizione energetica di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che l’Europa  impone.

I progetti imminenti sono due, uno in mare sul Golfo di Squillace e uno in Aspromonte.

GOLFO DI SQUILLACE DOVE IL VENTO MAI TACE

Un progetto di un impianto eolico offshore composto da 45 aerogeneratori per una potenza complessiva pari a 675 MW è previsto tra il Comune di Belcastro  in località La Patrizia nel  Golfo  di Squillace.  Il parco eolico avrà una produzione di circa 40 milioni di chilowattora all’anno, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 14mila famiglie, con un effetto di riduzione della CO2 pari all’assorbimento di circa 350.000 alberi.

Il parco eolico, denominato “Petronà-Wp1”, sarà composto da 6 aerogeneratori ‘Vestas’ di potenza unitaria pari a 3,6 megawatt per una potenza complessiva pari a 21,6 megawatt. L’entrata in esercizio  sarà a fine 2023. Sono previsti 2.500 posti di lavoro stabili diretti durante la realizzazione del parco,  poi per la manutenzione l’80% sarà da  risorse locali. In base al progetto, il parco eolico marino presenterà 45 turbine eoliche ubicate nel Golfo di Squillace, a distanze dalla costa comprese tra 13 e 29 km.

L’amministrazione di Catanzaro si è opposta ma inutilmente. Il parco eolico, nascerà proprio nel punto in cui approdò  Ulisse.

VENTI BRIGANTI IN ASPROMONTE

Il progetto prevede di impiantare, sul picco del Monte La Guardia del Comune di Agnana Calabra,  cinque torri alte 200 metri con pale di 150 metri di diametro per una produzione annua di 60 milioni di KWh da congiungersi alla rete nazionale, attraverso una sottostazione da costruire a Siderno Superiore. Proprio a metà tra il territorio del parco nazionale d’Aspromonte e quello regionale delle Serre.

L’amministrazione comunale di Agnana, non ne conosce i contenuti progettuali, fore perché è un’idea già discussa in tempi lontani.

Nella zona di Salvi, al confine con Agnana, sono stati scoperti ritrovamenti archeologici del periodo greco mentre sul Monte Ginarra sono stati ritrovati, i resti di una necropoli presumibilmente dell’età del ferro già nota alla Sovrintendenza.

Le alternative ai colossi eolici potrebbero essere dei piccoli impianti residenziali e c’è chi pensa a riunirsi e a creare una società di comuni.

MINIEOLICO

Per Carlo Alberto Graziani – Presidente del Parco nazionale dei Monti Sibillini sarebbe utile  realizzare impianti eolici di piccole dimensioni destinati non tanto a produrre energia da immettere nella rete nazionale, ma a servire direttamente insediamenti residenziali o produttivi.  Si può avviare una politica energetica basata sul minieolico, sul solare, sull’utilizzazione delle biomasse e del biodiesel e nello stesso tempo sull’elemento più difficile e complesso di tutti: il risparmio energetico.

ALLEANZA FIGLI DI EOLO E’ nato un patto tra quindici comuni ed il parco nazionale dell’Aspromonte   ed è nata una società Eolo21, formata da sette comuni ed il Parco . Tra qualche sorgerà la prima fattoria eolica.  L’Aspromonte – piega Tonino Perna, presidente del Parco –  è una piramide che scende verso il mare con un sistema di gradoni e terrazze. Questo consente di individuare dei siti che si prestano ad insediamenti di torri eoliche , senza incidere sul paesaggio. Accanto a questa strategia che punta alla valorizzazione del vento, Eolo 21 sta vagliando  la possibilità di utilizzare alcune biomasse per produrre energia .

IL PIANO NAZIONALE

Secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) predisposto con il Ministero dell’Ambiente  nel 2025 si dovrebbe arrivare a metà degli incrementi programmati, raggiungendo la soglia dei 30 terawattora annui di energia prodotta, con un obiettivo, al 2030, di 41,5 Twh.

Quella che si preannuncia quindi come una vera e propria impennata dell’eolico italiano dovrebbe iniziare già nei primissimi anni di questo decennio.

 L’ARIA CHE TIRA NEL MERIDIONE

Al momento gli impianti/centrali eolicidi per il il 90%  sono nelle  sei regioni meridionali: Puglia, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna. L’eolico è il settore maggiormente sfruttato per la produzione di energia, in quanto sono presenti solo nella Calabria, 624 pale eoliche, un numero minore rispetto ad altre regioni del Sud Italia, ma molto performanti a livello di potenza. Nel 2019 questi territori ospitavano il 91% delle centrali eoliche italiane e la sola Puglia, per potenza, è attualmente in grado di generare un quarto dell’energia eolica totale.  ll parco eolico più grande d’Italia è stato installato in Sardegna. L’energia eolica non è distribuita in modo omogeneo nelle regioni italiane, ma è maggiormente diffusa nel Sud Italia. Secondo i dati del Gestore dei servizi energetici (GSE) pubblicati nel rapporto sull’energia eolica di fine 2019, la Puglia offre da sola un quarto della potenza elettrica nazionale, a cui si aggiungono il 18% della Sicilia, il 14% della Campania, il 13% della Basilicata e il 10% di Calabria e Sardegna

Le 6 Regioni con maggiore potenza eolica in Italia:

Puglia, 2.674 MW

Sicilia, 1.935 MW

Campania, 1.745 MW

Basilicata, 1.301 MW

Calabria, 1.173 MW

Sardegna, 1.111 MW

LA REGIONE CALABRIA PUNTA SULL’ENERGIA RINNOVABILE

In Calabria  crescono le richieste di nuove installazioni ad alta tensione da impianti fotovoltaici (+12%) e da impianti eolici on-shore (+88%). Il Priec Piano regionale integrato energia e clima (Priec) promuoverà l’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili oltre che nel settore elettrico, anche nel settore termico e dei trasporti.  La Regione Calabria intende intraprendere ogni iniziativa volta all’attuazione della transizione energetica, quale nuovo modello di organizzazione sociale basato su produzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili al fine di dare un fattivo contributo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di neutralità climatica, fissati dall’Europa al 2050.

Per l’eolico la discordia si insinua un po’ in tutta Italia e diverse sono le amministrazioni che arrivano finanche al Tar per bloccare  i piani in programma: insomma, resta un argomento controverso o se preferite “controvento”.