Calabria, il Super green pass e la deriva di tutti i locali “sacrificati” sull’altare della malapolitica

“E’ già da un paio di settimane che vengono a cenare fuori sempre meno persone. Nelle serate infrasettimanali facciamo uno o al massimo due tavoli da quando in TV non si parla altro che di nuove restrizioni e di zone gialle e arancioni. L’altra sera nel primo giorno del Super green pass siamo arrivati a zero, zero clienti. Non è entrato nessuno e non era mai successo prima nella mia storia imprenditoriale. E’ stata una botta terribile per il morale, dopo due anni già molto difficili. Adesso siamo davvero sconfortati, ci sentiamo traditi dallo Stato noi che dopo aver rispettato i protocolli, seguito alla lettera le indicazioni ricevute, adeguandoci a tutte le leggi e costretti persino all’umiliazione di chiedere il green pass invadendo l’intimità delle persone. Molti non vengono più a mangiare fuori perché dopo due anni si sono disabituati, altri perché non hanno il green pass, altri ancora perché pur avendolo non apprezzano il principio di essere controllati…”.

“Ormai da quella porta entrano più spesso agenti a chiedere se abbiamo chiesto il green pass, che clienti per mangiare la pizza. Se tornano stasera, non dovranno controllare nulla perché non ho più nessuno a cui chiederlo il green pass… Oggi ha chiamato la mamma di una ragazza che fa il compleanno la prossima settimana, avevano prenotato un tavolo per 18 persone ma adesso non sanno neanche come fare con i tavoli. Io potrò farli al massimo quattro a quattro, ne rimangono due da soli. La figlia vorrebbe festeggiarlo comunque fuori ma ho già capito come finirà: annulleranno e faranno a casa. Come posso accontentarli se poi arriva un controllo e mi trovano anche solo un tavolo da cinque? Non sono nelle condizioni di pagare multe così salate. E stiamo parlando di persone tutte vaccinate, perché possono entrare soltanto se hanno il Super green pass. Ma queste restrizioni ci sono anche per loro. Ci avevano detto che avremmo riconquistato la libertà, è stata solo una grande presa in giro“.

Dagli alberghi arrivano conferme: per Natale sono tutti quasi completamente vuoti. “Qualcuno aveva prenotato e ha disdetto già da qualche giorno, quando si è capito che saremmo andati in zona gialla. L’annuncio del Super green pass è stato pesante anche per com’è stato raccontato: in albergo si può venire anche col tampone, ma la gente non lo sa ed è convinta che senza vaccino non può fare nulla. Poi le regole ci sono anche per i vaccinati, le mascherine obbligatorie all’aperto, i tavoli dei locali per 4, scoraggiano proprio dall’idea di andare in vacanza. Una famiglia abruzzese aveva prenotato a Reggio per la settimana di Capodanno, quando hanno chiamato per disdire ci hanno detto che a causa di queste restrizioni avevano cambiato destinazione e prenotato in Spagna. Volevano venire a vedere i Bronzi di Riace, il Lungomare e beneficiare del nostro clima mite, mi hanno promesso che verranno quando non ci saranno più queste regole. Che però in altri Paesi come Spagna, Portogallo, Grecia, Regno Unito, Danimarca, Norvegia, Svezia non ci sono già. Com’è, lì il Covid è più buono? Oppure la politica più intelligente? Come possiamo credere di essere competitivi? E’ il secondo Natale consecutivo che ci giochiamo così…

E Reggio Calabria, come tutta la Calabria e il resto d’Italia, si apprestano a vivere un Natale molto triste e difficile. Il secondo consecutivo con la pandemia, e con le restrizioni. Che persistono nonostante la quasi totalità della popolazione si sia vaccinata rincorrendo l’auspicato ritorno alla normalità, attratta dalla riconquista delle libertà perdute a causa del dilagare del virus. Ma non è bastato.

Su 2 milioni di abitanti la Calabria ha meno di 180 ricoverati. Soltanto 20 nei reparti di terapia intensiva. Basta questo per passare in “zona gialla”, terrorizzare la gente e fermare l’economia. “Se arriviamo in arancione dovremo chiedere il Super green pass persino per i bar e chi consuma al bancone. Come si fa? E che senso ha?” chiosa Davide. E così i pochi che partono, decidono di andare all’estero…

Gli imprenditori calabresi rappresentano oggi esattamente ciò che in Friuli Venezia Giulia è iniziato una settimana fa, quando la prima Regione in “zona gialla” viveva l’incubo delle chiusure, dei locali vuoti, delle prenotazioni disdette e annullate. Pensavamo fosse lontana un mondo, ma dopo solo pochi giorni eccoci all’estremità opposta dello Stivale con la stessa situazione. Che andrà ben oltre il Natale.

Sta iniziando un periodo molto duro, stavolta non ci sono più neanche le bandiere sui balconi. Restano solo le lacrime di chi non ce la fa, e l’indifferenza di chi pensa che “ben gli sta“.