Calabria, la truffa di Marcellinara e il “romanzo criminale” della sanità catanzarese

La storia, le pedine, il bottino e la “ditta”. Ci sono tutti gli elementi per un romanzo, ovviamente criminale, sul Comune di Catanzaro ed in particolare sulla strage che nell’Ambito di Catanzaro, quello del sociale, si consuma al ritmo dei forni nazisti di Auschwitz: dove vecchio e disabile non è bello, ma alimenta la fiamma. 

Senza falsi moralismi e senza penosi difensori del nulla, questa è la verità nuda e cruda. Questo è il sistema della sanità massomafiosa che a Catanzaro, nel comune capoluogo di regione ed oltre, ha messo le tende. Questo è una storia che ha un po’ di noir ed un po’ di giallo. La scena del crimine è il welfare, il pozzo di San Patrizio per gli avvoltoi del sistema. I protagonisti e le comparse sono sempre le stesse, ormai sono da anni nei taccuini della cronaca e delle procure, ma oltre a questi ci sono le new entry. Una di queste è la dottoressa Caterina Mariagrazia Ienuso, figlia dei “concorsi a scorrimento”, una delle tante trovate della mafia catanzarese, che entrata a fare parte della “ditta” o non ha capito una mazza sulla qualità del luogo criminale; oppure lo conosceva e si è subito messa a disposizione delle cosche sanitarie ed ecclesiastiche. Tuttavia lasciamo aperta l’opzione del dubbio, anche perché la Ienuso, insieme a Ferraiolo, rischia le penne, senza essere riuscita, magari per contingenza temporale, a fare la “ruota” come una pavona…, maledetto aggiornamento della Treccani!

Ritorniamo al punto. Il giorno 22 luglio 2022, la Conferenza dei Sindaci dell’Ambito di Catanzaro, approva – non si capisce come e quando – il trasferimento di 30 posti di un Centro Sociale San Pio, nato ad Andali e finito a Marcellinara nelle grinfie dell’associazione a delinquere Vivere Insieme. Si parla di trasferimento dell’autorizzazione al funzionamento, di trasferimento dell’accreditamento regionale e di trasloco, tutte operazioni normate dalla Determinazione Dirigenziale n. 1836 del 26 giugno 2022, del Comune di Catanzaro a firma del duo Ferraiolo e Ienuso. Da qui ripartiamo e da qui, cominceremo a contare le vittime, i complici ed i banditi a piede libero, che stiamo mettendo sul vassoio – d’argento per protocollo regale – a disposizione del procuratore Nicola Gratteri.

La motivazione del trasferimento di comune, come ha detto Ferraiolo: “soggiace a motivazioni di tipo imprenditoriale”; mentre abbiamo scoperto che il Centro Diurno San Pio, a detta del vicesindaco di Andali, Costantino Saverio: “la struttura nell’ultimo periodo, seppure bene organizzata e ben costruita, funzionava poco a causa della circostanza che vi era poca utenza…” Fermiamoci qui, e cominciamo a fare qualche domanda sporca, una di quelle che sgombrano il campo dalle complicità e dalle truffe documentali.

Il Centro Diurno San Pio ad Andali funzionava poco, causa mancanza di utenza. Bene, allora ci domandiamo: come ha fatto il Centro San Pio ad avere i Fondi per la non autosufficienza, i cosiddetti FNA?

Quanti sono i contributi incassati dal Centro San Pio per la non Autosufficienza?

Come sono stati spesi i fondi per il 2019, assegnati dal Comune di Catanzaro con Determinazione Dirigenziale n.2054 del 02.08.2019?

Come è stata fatto la rendicontazione delle spese sostenute con €.32.256,00 per l’annualità 2019, se il Centro non aveva utenza?

Quali sono i documenti prodotti all’ufficio di Ambito di Catanzaro giustificativi per i fondi 2019?

Quanti sono gli utenti dichiarati, sulla carta, all’Assessorato regionale alle Politiche Sociali ed all’Ufficio d’Ambito del comune di Catanzaro, presenti nel Centro Diurno San Pio di Andali sulla base dei quali sono stati erogati i fondi per la Non Autosufficienza?

E di questi utenti, quanti realmente avevano bisogno dei servizi di un Centro Diurno?

Come è stata impegnata la somma totale erogata fino ad oggi al Centro Diurno San Pio, che non si discosta molto dai complessivi 70mila euro?

Come hanno controllato la Regione Calabria e l’ufficio d’Ambito di Catanzaro sui fondi erogati al Centro Diurno San Pio?

E’ risaputo che il problema del Centro Diurno San Pio non era la mancanza di utenza, ma la mancanza di personale specializzato, perché tutto nei fatti era una truffa, organizzata per mettere sul mercato un titolo di compravendita, posti autorizzati o accreditati da monetizzare.

Ecco perché il sindaco di Andali tace ed ha taciuto? Forse perché aveva scoperto che era una truffa organizzata il Centro Diurno sul suo territorio, quello che aveva usato un immobile comunale, peraltro ristrutturato usando – certamente in difformità – i fondi FNA, per la messa in opera anche di un ascensore. Cosa ha impedito al sindaco di Andali di denunciare la truffa? Magari l’essere diventato complice, di un abuso e di un potenziale danno erariale, gli ha precluso la possibilità di opporsi al trasferimento dal suo territorio? Insomma quali sono i veri motivi? Chi sono i protagonisti della mutazione del Centro Diurno da una cooperativa sociale ad una srl con sede legale nella città di Crotone?

Stiamo saltando da cratere in cratere, sopra quel fiume di lava massomafiosa di tipo carsico, mai esposto alla luce, perché conservato e protetto dalle consorterie, dalle obbedienze, dalle cosche imprenditoriali e dai colletti bianchi tossici, che nel comune di Catanzaro hanno ormai fatto base. E’ una sorta di Far West sanitario, senza regole univoche, ma basato solo su quelle della potenza del denaro, della manipolazione documentale e dell’arroganza di impunità. Un binario, che tutti dicono essere sconosciuto, ma che in effetti è codificato, al pari del metodo, quel sistema Catanzaro su cui si regge la truffa, non soltanto quella sanitaria.

Così tutto quello che per altri sembra blindato, costruito ad arte usando i documenti addomesticati, per noi che ci siamo allenati diventa più che comprensibile. Perché conosciamo il potenziale bellico della massomafia, ma conosciamo anche le risorse umane che dovrebbero consolidare il sistema, quelli che restano degli imbroglioni di basso rango ed in particolare dei bersagli mobili per quella procura di Gratteri che li ha ormai messi sotto tiro.

Se partiamo dalla storia, ci renderemo conto che il Centro Diurno San Pio di Andali era già nato male. Disarticolato dal sistema, ma soprattutto senza una prospettiva, senza una sua peculiarità organizzativa e di sistema, insomma una specie di supermarket della malattia, dove serviva fare numero, non qualità.  Così come tutti i bazar ha avuto storia breve e, fatto salvo la monetizzazione del titolo, non ha lasciato traccia, salvo quella della truffa, entrando alla fine nell’arcipelago dell’associazione a delinquere Vivere Insieme.

E’ il 2013 quando nasce il “Centro Diurno per le autonomie e l’inclusione Sociale delle Persone con problemi di non Autosufficienza” denominato San Pio per tramite della  Cooperativa Sociale Giacobbe, vincitrice di un bando di sulle malatttie neurodegenerative messo a punto da Calabria Etica. La fortuna è mancata e l’attività, come abbiamo già detto, non si focalizza sulla mission sanitaria per la quale ha ottenuto i finanziamenti, ma spazia raccogliendo tutto. Resta però sempre con la palla al piede, se il vicesindaco di Andali, nella ormai famosa Conferenza dei Sindaci dell’Ambito di Catanzaro del 22 luglio 2022, parla di “mancanza di utenza”. Questo può essere vero a metà. Così i posti originari erano per 14 (quattordici) utenti, il 29.02.2014 con D.D.S. n.2125 vengono “autorizzati” al funzionamento. Ma la situazione resta inchiodata al palo, tanto che il sig. Giacobbe comincia a sondare, a cercare di vendere il suo “centro” vuoto di pazienti e di contenuti, andando a chiedere a tutti, incluso padre Piero Puglisi, il prezzo che viene chiesto è di 200mila euro.

E’ poco, è tanto il valore richiesto per la monetizzazione, del Centro vuoto, provvisto di autorizzazione al funzionamento? Non lo possiamo dire, mentre invece possiamo dire che resta una tombola, neanche tanto occasionale, se quello che si vende è un titolo amministrativo di una scatola vuota, messa dentro un immobile di proprietà del comune di Andali. La vendita avviene con rogito del 11.02.2019 a firma del sig. Antonio Grimaldi, come sempre in Calabria quando si parla di strutture sanitarie, esce di scena la Cooperativa Sociale Giacobbe ed arriva come ente gestore del Centro Diurno San Pio, la SRL Social Service con sede in Crotone (KR). Ovviamente il prezzo non è dato saperlo…ma c’è la cessione del “ramo d’azienda”, la formula che racchiude tutto, visto che il ramo è solo uno…non quello del lago di Como!

Prima di fermarci, facciamo solo due puntualizzazioni documentali, che restano assolutamente importanti. Con Decreto Dirigenziale n.4363 del 04.04.2019 del Dipartimento Politiche Sociali della regione Calabria, viene “volturata” a favore della Social Service Srl l’autorizzazione al “funzionamento” del Centro Diurno San Pio con sede in Andali (CZ).

Mentre con il Decreto Dirigenziale n.5491 del 18.05.2020 – in piena pandemia Covid – del Dipartimento Politiche Sociali della regione Calabria, si procede al cambio di “denominazione” ed in particolare l’autorizzazione “all’ampliamento della capacità ricettiva da 14 utenti a 30 utenti”. Quello che nei fatti non è una autorizzazione al funzionamento per l’aumento dei posti/utente e, meno che meno una qualsiasi forma di accreditamento.

La domanda però dobbiamo farla e con questa chiudiamo, almeno per il momento. Perché si aumenta la capacità ricettiva da 14 a 30 posti, se il Centro Diurno con sede ad Andali non copriva i posti per mancanza di utenza sul territorio? Lo dice sempre il vicesindaco di Andali. Ed ancora: perché questo aumento di utenza avviene in piena pandemia Covid, quando i Centri Diurni sono chiusi? A chi serve oppure è servito l’aumento dei posti? Era solo una speculazione da monetizzare?

Lo vedremo ed insieme a noi, lo vedranno i militari della Guardia di Finanza, ai quali spiegheremo i termini della “truffa di Marcellinara”, arrivando a quella più organica e diffusa che monetizza i posti letto delle strutture socio-assistenziali con pazienti, il cui setting è sanitario. Tutto avviene nella complicità delle Asp territoriali che a Catanzaro risponde alla “premiata ditta”  Maurizio Rocca & partners, dei gestori delle strutture e, di quanti invece di controllare si accontentano di una “mazzetta”. Perché se muore un vecchio a cui non si garantisce lo standard sanitario adeguato alla sua patologia, è uno dei tanti. Quelli che alimentano la fiamma nei forni…