Calabria, l’urbanistica del gambero: un passo avanti e due indietro. La regione dei palazzi deserti: tutte le cifre

L’urbanistica del gambero in Calabria: un passo avanti e due indietro !

di Eraldo Rizzuti, geologo

Per dare una risposta allo scempio del territorio e per proporre una nuova stagione della gestione e salvaguardia delle azioni dell’uomo sull’ambiente, in termini di analisi degli impatti positivi e negativi, dal 2000, si è passati dall’urbanistica degli indici di edificabilità, dalla cementificazione selvaggia, dall’abusivismo edilizio, prodotto dei superati (Piani Regolatori e Piani di Fabbricazione), ai Piani strutturali Comunali (P.S.C.).

Questi nuovi strumenti di pianificazione ambientale e urbanistica di salvaguardia del territorio, avrebbero dovuto delinearne le scelte strategiche, in termini di sicurezza, sostenibilità, monitoraggio, conservazione e recupero dei vari interventi antropici realizzati e da realizzare a livello comunale e sovracomunale (P.S.A.).

I Piani strutturali, in particolare, avrebbero dovuto:
a) valutare la consistenza, la localizzazione e la vulnerabilità delle risorse naturali ed antropiche presenti nel territorio e indicare le soglie di criticità;
b) definire quali fabbisogni insediativi potevano essere soddisfatti dal POC attraverso la sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero attraverso la loro riorganizzazione, addensamento o riqualificazione, e quali fabbisogni richiedono il consumo di nuovo territorio, non sussistendo alternative insediative nell’ambito del territorio già urbanizzato, nel rispetto dei limiti stabiliti dal PTCP
c) fissare i limiti e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili;
d) individuare le infrastrutture e le attrezzature di maggiore rilevanza, per dimensione e funzione, e definire i criteri di massima per la loro localizzazione;
e) classificare il territorio comunale in urbanizzato, urbanizzabile e rurale;
f) individuare gli ambiti del territorio comunale, stabilendone gli obiettivi sociali, funzionali, ambientali e morfologici e i relativi requisiti prestazionali.

Tutto questo non è avvenuto, questa nuova fase non è stata pienamente attuata, la Calabria è rimasta ancorata alla vecchia e superata pianificazione della cementificazione del suolo, consentendo una edificazione selvaggia con indici urbanistici non sostenibili e incompatibili che già avevano creato danni incalcolabili anche in termini di impermeabilizzazione e consumo di suolo.

Si è ritornati indietro riproponendo i vecchi e decaduti strumenti edilizi non aggiornati alle nuove norme e carenti in termini di sostenibilità e valutazione dei rischi delle azioni antropiche sull’ambiente. Essi erano stati redatti per favorire l’edificazione, l’espansione edilizia e non la riqualificazione, il recupero e la rigenerazione del tessuto urbanistico esistente.

La legge urbanistica, approvata nel 2002, è stata modificata ben 25 volte negli anni, i numerosi aggiustamenti, l’hanno resa incomprensibile e molto permissiva.
Con la validità dei vecchi strumenti di pianificazione(P.R.G. e P.d.F.), nonostante l’applicazione della nuova normativa tecnica nazionale, si è continuato a cementificare e a impermeabilizzare il suolo.

C’è da dire che il QTRP (Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico) del 2016 non ha semplificato il problema, esso contrasta con la normativa nazionale in quanto l’ambiente non è materia concorrenziale con le regioni, ma di esclusiva competenza dello stato (vedi la dichiarata incostituzionalità della legge del piano casa della Calabria).
Con D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. sono state soppresse le Autorità di Bacino di cui alla ex L.183/89 e istituite, in ciascun distretto idrografico, le Autorità di Bacino Distrettuali.

Le Autorità di Bacino Distrettuali, dalla data di entrata in vigore del D.M. n. 294/2016, a seguito della soppressione delle Autorità di Bacino Regionali, esercitano le funzioni e i compiti in materia di difesa del suolo, tutela delle acque e gestione delle risorse idriche previste in capo alle stesse dalla normativa vigente nonché ogni altra funzione attribuita dalla legge o dai regolamenti. Alle regioni, nate come enti di programmazione, sono state sottratte queste competenze ed è stata istituita .
una struttura tecnica centralizzata (un carrozzone) con sede a Caserta che esercita le competenze su sei regioni con caratteristiche e problemi diversi.

Tale situazione ha bloccato e/o reso quasi impossibile il rilascio, in tempi relativamente congrui dei pareri per l’approvazione dei progetti da parte dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Italia Meridionale di Caserta.
E’ da sottolineare che la regione Calabria non può delegare sempre alla burocrazia e alle Università, strutture di studio e ricerca, la predisposizione dei progetti per gli interventi sul territorio..

Una cosa è la ricerca e gli studi, altra cosa è l’applicazione della ricerca scientifica che coinvolge anche tecnici e professionisti con provata esperienza.
In questi ultimi vent’anni, in Calabria, i vari assessori all’urbanistica, amici e professori, non hanno dato un efficace esempio di efficienza, si sono caratterizzati solo per il loro immobilismo e incompetenza, non hanno lasciato esempi positivi.

Oggi la Calabria, purtroppo si conferma come la peggiore regione, in termini di edificazioni inutili. Abbiamo il 10% del totale nazionale di edifici inutilizzati a fronte di meno del 3% di popolazione. Per non parlare della cementificazione e del degrado del territorio.
Secondo i dati degli studiosi di marketing, la Calabria presenta circa il 40% di alloggi vuoti per 90 mila edifici inutilizzati e quasi un milione di stanze vuote. Gli edifici totali sono circa 750mila per una volumetria stimata che sfiora il miliardo e mezzo di metri cubi, per meno di 1.9 milioni di persone, compresi neonati e immigrati senza documenti.
Il suolo consumato si avvicina al 20% del totale nazionale!
I dati riferiti alle province e ai comuni maggiori confermano e peggiorano tale situazione.

La provincia più popolosa è Cosenza, che ha circa 670 mila abitanti, 246mila edifici di cui 18mila inutilizzati per circa 270mila stanze vuote.
La provincia di Reggio Calabria, con minore popolazione (poco più di 550mila abitanti), quasi eguaglia quella più grande per edifici costruiti (222mila circa) ma la supera per costruzioni inutilizzate (26.500 circa) e stanze vuote (poco meno di 300mila).

Per quanto riguarda città e comuni maggiori, nel cosentino la conurbazione Cosenza-Rende, per poco meno di 105mila abitanti, presenta circa 13mila edifici di cui 750 inutilizzati (250 in più rispetto al 2001) e poco meno di 20mila stanze vuote.
Se si considera l’intera area urbana cosentina, abbiamo circa 23mila edifici di cui circa 1.500 inutilizzati per almeno 30mila vani vuoti.

Nella provincia emerge anche la situazione di Castrovillari (7.800 edifici per 22mila persone con 700 edifici inutilizzati), Cassano mostra, per 17.200 abitanti, 8.500 edifici di cui 920 inutilizzati, Corigliano presenta 9 mila edifici di cui 660 vuoti.
Infine Rossano, per 36.500 abitanti circa, presenta 8mila edifici, di cui 450 inutilizzati.
Negli anni 80-90, in Calabria, gli abusi edilizi registrati in soli 22 comuni sono stati 686 di cui solo a Reggio Calabria 328.

Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, si stima che le infrazioni e gli abusi edilizi accertati sul demanio marittimo al 2014 sono stati 329.
Oggi la Calabria si trova ad avere un’offerta di case vuote che è oltre dieci volte il fabbisogno: si sono costruite case senza abitanti. In Italia, ci sono 32 milioni di appartamenti, di questi 8 milioni sono vuoti. In Calabria abbiamo 400mila case vuote, in provincia di Cosenza 120mila. Nell’area urbana tra Cosenza e Rende vi sono 30mila stanze vuote e 12mila appartamenti vuoti.

Questo costruire che ha devastato non solo il paesaggio calabrese, in cui si registrano i dati più vergognosi, ma l’intera Italia, è stato realizzato per rispondere alla speculazione fondiaria edilizia che si è oggi trasformata in una rendita che sta solo nel mercato finanziario. Si costruiscono case, non si offrono al mercato, e si usano come portafoglio di base di fondi di investimento virtuale. Un gioco economico a cui partecipa meno dell’1% della popolazione.

In Italia si contano quattro abitanti ad edificio, in Calabria due abitanti e mezzo. In questa regione ci sono 750mila edifici per due milioni di persone. E’ la punta più alta d’Europa per basso coefficiente di utilizzo delle strutture abitative. Ci sono oltre 400mila appartamenti vuoti, in Calabria non si deve costruire in più! Anzi. Bisogna tassare pesantemente chi possiede la quarta, quinta, decima casa vuota. Perché non si tratta più del cittadino che ha ereditato la casa dei genitori defunti o possiede una casetta al mare, ma di speculatori. Non è più accettabile che le case nuove in mano alle immobiliari vengano lasciate vuote e dichiarate beni destinati alla vendita e quindi non tassabili, mentre chi ne detiene la proprietà le usa per fare operazioni in finanza. La ‘ndrangheta ha tutto l’interesse nel tenere le case vuote. Le ‘ndrine hanno utilizzato l’edilizia per riciclare il denaro e creare un ciclo economico tale da fruttare centinaia di migliaia di euro. Costruendo case senza domanda si trova la ‘lavanderia’ per il capitale criminale”.

Intanto, i comuni si indebitano ogni giorno di più con un danno erariale di milioni di euro, in Calabria sette comuni su dieci sono in disseto finanziario e la quasi totalità in pre-dissesto o in seria crisi finanziaria, tale da non garantire i servizi essenziali alle comunità amministrate.
La Corte dei Conti non opera i controlli dovuti, nessuno paga, lo stato è latitante e ai cittadini, ogni giorno, vengono aumentati i prezzi e le tasse dirette e indirette: dallo stato, dalle regioni, dalle provincie e dai comuni.
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Il voluminoso dossier ricco di formule e titoloni con un lungo elenco di progetti, sarà un nuovo “ libro dei sogni”?
Intanto, in questi giorni, la gara per la rete 5 G di 950 milioni è andata deserta !