Calabria, sanità “mafiosa”. Usb: “Mobilitazione popolare per mettere fine al sistema”

(foto corriere della sila)

Riportare il tema della Salute al centro del dibattito politico

I tagli allo stato sociale, le esternalizzazioni di interi settori produttivi e le privatizzazioni operate dai governi di (tutti i colori) negli ultimi anni, uniti alla endemica condizione di arretratezza economica della nostra regione hanno determinato una condizione di forte criticità per i cittadini calabresi. La perversa logica della razionalizzazione della spesa pubblica applicata al mondo della sanità ha di fatto determinato il taglio ai finanziamenti e la chiusura di presidi e strutture. Solo di poche settimane fa la decisione di chiudere i punti nascita di Soverato (Cz) ed di Cetraro (Cs). In una visione esclusivamente ragionieristica basata sulla necessità di riduzione del debito pubblico si decide, da un lato, di sopprimere interi reparti e strutture pubbliche, e dall’altro si esternalizzano gli stessi servizi ai privati, determinando l’impossibilità di accesso alle cure per ampie quote di popolazione. La salute dunque non più un diritto costituzionalmente riconosciuto, ma un optional connesso alla propria condizione economica. L’introduzione della sanità integrativa e del Welfare Aziendale hanno avuto come effetto il dilagare di prestazioni senza controllo votati alla ricerca del profitto e non tesi alla cura della persona. Inoltre il processo di defiscalizzazione degli oneri per le compagnie assicurative ha spianato la strada alle grandi cordate assicurative che a braccetto con politici e dei sindacati gialli hanno costruito le proprie fortune.

Per anni la sanità pubblica, sotto il diretto controllo delle consorterie politico-affaristiche alla guida della Regione Calabria, è stata gestita come elemento di scambio funzionale per accrescere i propri bacini di voti, di clientele e di potere. Intere famiglie della politica nostrana come i Gentile, Oliverio, Adamo, Scopelliti, hanno costruito intere carriere politiche sulle sorti della sanità calabrese. Come? Offrendo concessioni, convenzioni, nomine, appalti ed esternalizzazioni per favorire i propri amici e gli amici degli amici. Il risultato? Decine di uomini, donne e bambini morti nelle corsie dei nostri ospedali, precarizzazione del lavoro in sanità, aumento dei costi di gestione, abbassamento della qualità dei servizi erogati, migrazione sanitaria e l’avanzata di centri e cliniche private accreditate, gestite da loschi “prenditori” che sfruttano le professionalità operanti all’interno delle strutture. D’altro canto, il piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario ed il conseguente commissariamento del settore, da oltre un decennio ha avuto come risultato quello di aumentare ulteriormente il debito.

L’impossibilità di garantire ai cittadini calabresi i livelli essenziali di assistenza (LEA) cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini ha come risultato l’aumento del tasso di emigrazione sanitaria che determina un aggravamento sulle casse della nostra regione. Il Ministro della Sanità Speranza ha dichiarato prossimo il superamento della fase commissariale e annunciato un “Nuovo patto per la salute” che al momento sembra essere più uno un proclama da campagna elettorale. Se volesse inaugurare una nuova fase nella gestione della sanità calabrese potrebbe già da subito procedere alla messa in discussione del Decreto Calabria voluto dal suo predecessore, la Ministra Grillo, che attraverso l’adozione di provvedimenti emergenziali, ha di fatto determinato un ulteriore desertificazione di personale e la mancata nomina di un idonea governance delle aziende ospedaliere (ad oggi le aziende sono in mano a dei Reggenti senza competenze alcune). Di fronte ad un quadro così drammatico e desolante occorre rilanciare il tema del diritto all’assistenza sanitaria.

È necessario costruire sui nostri territori un processo di sensibilizzazione e conseguentemente di mobilitazione popolare che porti al centro dell’agenda politica locale e nazionale il diritto alla salute sganciato da qualsiasi interesse privato, rivendicando con forza: la nazionalizzazione del Servizio Nazionale; la re-internalizzazione di tutti i servizi esternalizzati e dei lavoratori della sanità privata; l’aumento dei posti letto in relazione al numero degli abitanti; lo sblocco del turn-over, la stabilizzazione di tutti i precari, e lo scorrimento delle graduatorie aperte; la promozione di una seria politica votata a garantire la salute in tutti i suoi ambiti, controllo ambientale, sicurezza nei posti di lavoro, prevenzione delle dipendenze, salute mentale, diritto all’abitare in case salubri, l’apertura di consultori in ogni quartiere, prevenzione primaria e secondaria. In questa direzione lavoreremo nella prospettiva di costruire assieme ai cittadini e ai lavoratori della sanità un percorso di mobilitazione che ponga al centro del dibattito cittadino il diritto alla sanità fuori dalle logiche di profitto.

USB Federazione del Sociale – Cosenza