Calabria. Sanità sempre allo sfascio: i problemi restano cronici e gravi nonostante le chiacchiere

Quasi 14 anni di piano di rientro, quasi 13 anni di commissariamento, una legislazione ad hoc approvata nel 2019 e prorogata altre tre volte. La sanità della Calabria è un’emergenza ormai cronicizzata, al punto da richiedere puntualmente il prolungamento della sua gestione straordinaria, affidata dal 2010 a commissari nominati dal governo. E così  venendo incontro alle istanze e alle esigenze del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che è l’attuale commissario della sanità calabrese, ieri, nelle pieghe di un decreto “omnibus”, il Consiglio dei ministri ha approvato la proroga per altri sei mesi del cosiddetto “Decreto Calabria”, il provvedimento che contiene misure straordinarie per affrontare le perduranti gravi criticità del settore e per preparare il terreno al ritorno alla gestione ordinaria dell’Ssr. Un provvedimento arrivato in “zona Cesarini” (sarebbe scaduto l’8 maggio, anche se ovviamente ora è una corsa contro il tempo per pubblicarlo entro lunedì sulla Gazzetta Ufficiale), un provvedimento che resiste ai cambi di governo (anche quelli regionali) e di colore politico delle maggioranze: nato nel 2019 con l’allora governo giallo-verde su input del Movimento 5 Stelle, il “Decreto Calabria” ora convince anche il centrodestra, che pure l’aveva a suo tempo avversato.

L’ulteriore proroga del commissariamento conferma sul piano politico l’asse tra la Giunta calabrese guidata da Roberto Occhiuto, uno dei big di Forza Italia, e il governo di Giorgia Meloni. Ma oltre che sul piano politico, anche su quello concreto questa ulteriore proroga del Decreto Calabria avrà degli effetti piuttosto significativi: i più importanti sono la permanenza in carica degli attuali commissari delle Asp e delle aziende ospedaliere (che comunque dovranno essere esplicitamente confermati entro due mesi dall’entrata in vigore del testo), e – spiegano i più attenti analisti politici – la possibilità per il governatore e commissario Occhiuto di poter godere di spazi di manovra più ampi  e discrezionali nella scelta dei manager.

Su un dato però in tanti osservatori concordano: con la proroga della legislazione speciale comunque viene cristallizzata ancora una volta la situazione di emergenza del settore in Calabria.  Emergenza del resto plasticamente resa ad agosto dalla decisione dello stesso Occhiuto di ricorrere all’ingaggio di medici da Cuba per sopperire alle gravissime carenze di personale sanitario. L’arrivo degli operatori caraibici – una prima tranche è entrata in servizio ad agosto negli ospedali maggiormente sofferenti della provincia di Reggio Calabria mentre altri ne sono attesi a breve – ha alimentato le sempre infuocate polemiche che caratterizzano storicamente la sanità calabrese, anche se Occhiuto ha sempre specificato che si tratta di una misura “tampone”, valida fino a quando non saranno espletati i concorsi, che sono in corso di svolgimento nell’ambito della cosiddetta “manovra d’autunno”, avviata a ottobre scorso per reclutare nuovo personale nell’ordine  di complessive 3.600 nuove assunzioni.

Sono comunque ancora tanti i punti di estrema debolezza della sanità calabrese, come lo stentato start di “Azienda Zero”, il nuovo ente di governance del settore creato più di un anno fa ma ancora non del tutto operativo, anche se alcuni segnali di inversione di tendenza si stanno già materializzando.