Calabria, teatrino Morra. Ora rivuole l’indennità di presidente Antimafia e (anche!) gli arretrati

di Ilaria Proietti

Fonte: Il Fatto Quotidiano

E ora il divorzio può dirsi definitivo. Sicché prima c’era stata l’espulsione dal Movimento 5 Stelle, ma in fondo in fondo si sentiva forse ancora a casa. Ma adesso Nicola Morra ha invece rotto idealmente gli ormeggi: ha chiesto alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, di vedersi ripristinata l’indennità per la poltrona che occupa al vertice della Commissione Antimafia. A cui aveva rinunciato nel nome della sobrietà istituzionale come i suoi ormai ex compagni di partito, titolari come lui di una carica aggiuntiva. Ma tant’è: il passato è passato. E sì che Morra era tra i più intransigenti del verbo anti-casta.

Ettore Rosato annuncia, ora, di voler rinunciare all’indennità da vicepresidente della Camera, Mara Carfagna ha già annunciato che devolverà la sua ad associazioni no profit. Ora a sinistra e a destra emulano il M5s, ma quando nel 2013 l’abbiamo iniziato a fare ci sfottevano come pezzenti!aveva scritto Morra su Twitter rivendicando la primazia pentastellata e quell’idea che fosse necessario mandare un messaggio al Paese contenendo i costi della politica. Ma era il 2018 e da allora sembra passato un secolo.

Fatto sta che da quando è stato espulso, perché si è rifiutato di votare la fiducia al governo di Mario Draghi, su Morra si sono rincorse le voci più disparate: che fosse possibile il suo rientro grazie a un provvedimento di “grazia” da parte del nuovo leader Giuseppe Conte. Ma anche dell’intenzione di Morra di farsi un partito suo con i pasdaran del grillismo della prima ora, ormai a disagio nel nuovo M5s. Adesso poco importano i disegni futuri: quel che è certo è che il 22 ottobre Morra ha preso carta e penna per scrivere alla Casellati che rivuole di qua, fino alla fine della legislatura, l’indennità di carica che vale circa 1.300 euro netti in più al mese a cui non vuol più rinunciare per la causa. Anzi, già che c’è, alla presidente del Senato ha chiesto pure se sia possibile riavere indietro gli arretrati, con la corresponsione di tutte le indennità di carica non percepite da quando siede alla presidenza dell’Antimafia: la sua elezione c’è stata a novembre 2018 e, stando al conto della serva, fanno circa 50mila euro. Ora al Senato la richiesta ha lasciato tutti di stucco. A Palazzo qualcuno se la ride, altri ancora si fregano le mani ché la notizia è una bomba: l’ora di restituir pan per focaccia è infine giunta.

Anche perché il presidente dell’Antimafia si è fatto un sacco di nemici, pare tra gli amici di un tempo, figuriamoci gli altri: un anno fa, le sue parole su Jole Santelli, la governatrice calabrese morta di cancro e che gli elettori, come aveva detto Morra, avevano votato pur conoscendone la malattia, gli erano quasi costate la poltrona all’Antimafia. All’epoca il M5s aveva preso le distanze e lui (che ancora vestiva la casacca pentastellata) c’era rimasto male, peggio di quando era stato accusato di morosità per via delle famigerate restituzioni. Ora il tempo delle restituzioni al partito è finita. E a quanto pare anche quello della rinuncia all’indennità di carica, anche se Palazzo Madama ancora non ha sciolto la riserva: va accertato se sia possibile il ripristino e se la revoca della iniziale rinuncia possa eventualmente avere anche effetto retroattivo. Mancano precedenti.