Calabria venduta al Nord. Prima ci hanno violentato e ora ci dicono che siamo… malefemmine! (di Santo Gioffrè)

di Santo Gioffrè

PRIMA CI HANNO STUPRATO, CENTO IN CENTO. POI, CI HANNO DETTO CHE SIAMO MALEFEMMINE.
NEMMENO IDDIO CI POTRA’ GUARDARE DAI NOSTRI NEMICI, VISTO CHE CALDEROLI, CELEBRANDO LA RIDUZIONE A COLONIA DELLA CALABRIA, HA INVOCATO IL SUO SALVATORE: IL SANTO DI PADOVA.

Due giorni fa, la Lombardia, il Veneto, la Liguria e il Piemonte, esageratamente ricchi con i nostri soldi, sudore e sangue, favoriti dal Governo Meloni, patrioti e nazionalisti da teatro, hanno annunciato che, attingendo alle materie non LEP, potranno pagare i Medici e gli Infermieri tre-quattro volte in più dal resto dell’Italia. Si verifica quello che noi andiamo, inascoltati tra gli stolti, gridando da giorni, mentre ciarlatani e venduti di periferia sostenevano che è bastata la pronuncia della Consulta a rendere inefficaci gli articoli xenofobi insiti nell’Autonomia Differenziata e, quindi, l’inutilità del referendum. La Consulta, bocciando la possibilità di referendum, altro non ha fatto che andare incontro ai desiderata di questo Governo, il più anti-Calabrese dal tempo degli Angioini.

Si chiude, con il trionfo della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania e delle sue appendici che governano in Calabria, il senso bello delle loro cose: mantenere e potenziare il loro stato di benessere riducendo alla fame sociale e materiale il Sud e la Calabria in particolare, Regione che più di tutti subirà le mortali conseguenze del Piano di sostituzione etnica della Meloni che mira ad incrementare lo spopolamento di questa Terra al fine di surrogare gli Immigrati extracomunitari con le braccia e le menti dei Calabresi, bianchi, di razza inferiore, buoni cattolici, anche se un po’ bruni, ma che hanno, ancora, la cittadinanza italiana e costano meno degli extra-comunitari in quanto, tutti, immigrati economici.
E’ la realizzazione, sul campo, del documento del Ministro delle Colonie e del caro estinto Tommaso Foti che dettava le linee guida su come accompagnare i Calabresi verso l’estinzione antropologica.

Forse, per come è stata pianificata e portata a termine l’operazione contro la Calabria, non basterebbero gli antichi Tribunali Popolari a restituire giustizia a questa Terra.
A noi, facendo giusto parallelo, basta poco per capire che nulla accade a caso o per un infame destino.
Una delle Regioni che più trarrà benefici dalle materie non Lep, è il Piemente che, assieme alla Calabria, nel 2009, entrò in quel sistema di macelleria sociale nomato Piano di Rientro dal debito sanitario. I Sabaudi, dopo appena tre anni, risistemando i conti con l’appoggio strunuo del Governo e delle Magistrature, appianarono il debito e si rimpadronirono della loro sanità.

La Calabria, dopo 16 anni, è ancora dentro il Piano ed è devastata dai saccheggi criminali continui delle sue risorse.
La prima domanda da porci è: qual è il sistema Stato-malaffare-Istituzioni che ha garantito, protetto e permesso, prima, furti miliardari delle finanze da parte di potenti consorterie nazionali di colletti bianchi, ladri in doppio petto e servizi deviati col fine di costituire fondi neri e, poi, la perduranza dello stato di indeterminatezza e non controllo di legalità dei conti pubblici nella sanità calabrese?

E già, perché è chiarissimo, persino ai ciechi di Stato, la convenienza che trae il sistema economico criminale: più i bilanci rimangono orali, più è facile rubare. Come il totale sfascio dei conti conviene al sistema politico e partitico calabrese che ha affiancato, in tutto e per tutto, il piano per ridurre la Calabria a colonia. Sistema che si ritrova accanto lo Stato e le sue articolazioni sul territorio, il Governo, le fondazioni bancarie e finanziarie, i grandi centri di cura del Nord Italia i quali, risucchiando e drenando centinaia e centinaia di milioni di euro da questa Terra, hanno individuato la Calabria come bancomat per i loro affari, facendo leva anche su un’ampia propoganda costruita nelle redazioni dei giornali nazionali e negli studi televisivi, pubblici e privati del Nord. Questa Regione, ad ogni piè spinto, secondo un cliché ben studiato, viene dipinta come esclusiva terra di ‘Nadrangheta, di gente che pretende e ruba l’assistenza pubblica, che vive ai margini di ogni consesso di civiltà. Gente che, per indole, è selvaggia.

E mentre gli indirizzati programmi televisivi, come gli articoli affidati a blasonate penne che usano il disprezzo anti-meridionale come inchiostro, fungono da centrali di disinformazioni e colpevoli casse di risonanze che mai raccontano realtà, ma solo senzazionalismo, le grandi multinazionali bancarie, del farmaco, i grandi fornitori di beni e servizi, le banche factoring con sede tra Milano e Venezia, i blasonati studi di avvocati con studi oltre Roma, le Regioni del Nord, saccheggiano, tranquillamente e indisturbati, i conti pubblici sanitari della Calabria, tenendoci inchiodati dentro il Piano di Rientro.

Ora, di quel piano di morte di una Terra, portato brillantemente a termine, vediamo gli effetti catastrofici. La Calabria e il Piemonte, assieme entrarono nel Piano di Rientro. Dopo 16 anni, partiti dalle stesse condizioni disgraziate, la Calabria è la prima Regione in Europa a non avere, più, un sistema sanitario pubblico. Il Piemonte, invece, sanati i conti, accede, anche con i soldi della Calabria, a percorsi differenziati, potenziando, estremamente, il suo sistema sanitario pubblico grazie alle materie non LEP. Repubblica delle banane!
A questo punto, non è lo sciancato Calabrese, isolato nei Paesi dell’interno, senza medico di medicina generale, senza guardia medica, senza medicina specialistica, senza farmaci, senza strade e servizi, senza soldi, che deve rispondere della sua miseria.

No, non è lui, ma deve essere la Repubblica il suo Presidente, il Governo Meloni, il Presidente Occhiuto e i leghisti che lo sostengono, assieme a tutte le Istituzioni periferiche e centrali dello Stato, le Magistrature. Loro devono spiegarci il perché ora siamo così ridotti. Perché Saverio Montalto, quando parlava della Famiglia Montalbano e propaggini di potentati, aveva pienamente ragione. In Calabria è andata sempre peggio. Sulla riduzione allo stato di schiavitù di noi Calabresi si sono costruiti fortune pecuniarie immense e carriere prodigiose. PORTIAMO A ROMA IL CANTO FUNEBRE DELLA NOSTRA MORTE, PER CAUSA ALTRUI! Criminali, tutti.