Caro Canaletta, per la tua commedia ti conviene fare gli scongiuri

“Il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un artista”. Così canta Caparezza. E se la canta bene, perché è cosa vera che sanno tutti coloro i quali hanno deciso di percorrere le tortuose vie dell’Arte.

La seconda “opera”, nell’Arte, è quasi sempre o la conferma o la rovina di un artista. Specie per quelli che all’esordio hanno spaccato. Per loro è ancora più difficile. Bisogna soddisfare aspettative alte.

Devono dimostrare al pubblico che il loro primo successo non è stata una culata.

La gente vuol capire se c’è del vero talento in loro. Se la creatività non si è esaurita dopo una estemporanea apparizione. Insomma, capire se nel petto dell’artista brucia vivo l’amore per le Muse, o se in fondo è stato solo “nu fuacu i paglia”.

Una prova terribile per i poveri artisti. Un passaggio obbligato, per chi vuole fare l’artista. Un esame al quale, in tanti, per paura, rinunciano. Quanti ne abbiamo visti esordire con tormentoni di successo planetario, e poi sparire per sempre.

sergio

Di loro spesso non si sa neanche che fine hanno fatto. Artisticamente parlando. Scivolano velocemente nel dimenticatoio, senza più nessuna possibilità di recupero. E non c’è niente di più tremendo, per un artista, che sprofondare nell’ oblio.

Ed è qui, a questo ostacolo, che noi critici teatrali di un certo livello, stiamo aspettando il novello commediografo Sergio Crocco, meglio conosciuto come Canaletta. Il test, per lui, si concretizzerà tra poche settimane. L’occasione è il debutto della sua nuova commedia: “FORAFFASCINU (prova a dire cuddruriaddru)”.

Una nuova fatica teatrale, quella del Canaletto, che arriva dopo lo stratosferico successo che ha avuto la sua prima commedia “Conzativicci”.

conzativicci

La prima, della nuova commedia, è fissata per il 19 dicembre al Teatro dell’Acquario, e ha già registrato il sold out. Ma chi è, artisticamente parlando, il Crocco? Canaletto nasce come poeta. Una produzione corposa la sua. Che si è trasformata anche in molti recital (che noi critici di un certo livello, non consideriamo “teatro puro”, senza nulla togliere alla bontà dell’evento).

Tanti i palcoscenici calcati. Una poesia, la sua, che è stata oggetto anche di discussioni accademiche sull’uso e la definizione del vernacolo. Perché le sue poesie sono scritte in cosentino. Quello contemporaneo, non quello antico. E per molto tempo si è disquisito se il suo fosse solo slang, o qualcosa altro.

Dopo tanto questionare è il Canaletto stesso a porre fine alla diatriba intellettuale, definendo la sua scrittura un accumulo di termini presi letteralmente da espressione lessicali condivise tra persone appartenenti alla stessa comunità, e messe in rima. In poche parole il “dialetto dei quartieri”.

Una definizione che mise d’accordo tutti, anche i belli con i brutti. Un lavoro intellettuale, da non poco: oltre a produrre nuova poesia, ha gettato le basi anche per la costruzione di un nuovo vocabolario del cosentino contemporaneo.

Da un po’ di tempo si cimenta con la scrittura teatrale. E vista la buona riuscita della prima (Conzativicci), siamo curiosi, noi critici teatrali di un certo livello, di sapere di che pasta è fatto il ragazzo. Se si ripete o meno. Certo, manca un po’ di drammaturgia alla sua prosa, volendo analizzare la sua prima uscita teatrale, che compensa, però, con una più che sufficiente   “scrittura scenica”. Che arriva subito, ed è bene accolta dal pubblico. Da qui il successo.

conza

E visto questo, gli si può concedere – ma che sia chiaro che per noi critici di un certo livello, la mancanza di trattamento drammaturgico nel testo teatrale rimane un errore grave – in questo caso, l’attenuante dell’errore del principiante. Perché tale è, teatralmente parlando. Ed è proprio per stabilire che pesce è che noi critici teatrali di un certo livello, abbiamo deciso di attenzionare questo artista poliedrico.

Vogliamo capire se dalla grezza terra può nascere un fiore. Abbiamo bisogno di domandargli fino a che punto vuole spingersi in questo suo salto nell’arte. Se è vero, come dice lui, che questa sua metamorfosi artistica si riflette anche nell’opera, capace di trasformare la poesia in dialogo. Chiedergli come è possibile, secondo lui, scomporre le rime in lunghe sequenze sceniche e linguistiche, fino a rendere viva la poesia stessa (!?). Una sorta di rianimatore dei versi, si definisce, intrinsecamente. Sono queste le cose che vogliamo scoprire, del novello commediografo. Vogliamo tastare la sua maturità artistica, se ce l’ha. Perché non si irrompe sulla scena come ha fatto lui, senza dar conto a noi critici teatrali di un certo livello. Ecco perché lo aspetto al varco.

Va detto anche che Il Canaletto per sua natura aspira a diventare un artista a “tutto tondo”. E si sa. Ed accetta sempre volentieri nuove sfide culturali. Oltre la penna c’è di più. Infatti, nei suoi trascorsi artistici non manca il momento dedicato alla pittura. Il pennello prende il posto della penna. Momento che gli è valso il nuovo appellativo del Canaletto, appunto. Ma il suo rifugio, rimane la scrittura. E su questo, noi critici teatrali di un certo livello, lo valuteremo.

Cresce l’attesa in città, e la curiosità di carpire qualcosa sulla trama della nuova commedia sale come a frevi maligna. Mentre le altre date annunciate fanno registrare anch’esse sold out: 26 dicembre, Auditorium Liceo Classico; 3 gennaio, Teatro Morelli.

Abbiamo provato a saperne di più sulla commedia, ma nessuno si sbottona. “Bocce” cucite dietro le quinte. Si parla, per quel poco che circola, di un viaggio immaginario all’inferno.

Una impronta dantesca che accresce ancora di più le aspettative, non solo del pubblico, ma soprattutto quelle di noi critici teatrali di un certo livello, visto il personaggio “scomodato”. Vedremo se le aspettative saranno tradite o no. Certo è, che questa volta non è più ammesso l’errore del principiante. Ed il giudizio sarà severo. E in molti già pregustano l’inciampata. Sempre FORAFFASCINU, si capisce. Un in culo alla balena a tutta la compagnia.

biglietto

N.B. per Canaletto, non ho ancora ricevuto l’accredito per la prima all’Acquario, spero sia solo un disguido amministrativo. Se poi non ti interessa la presenza di un critico di un certo livello come me, perché hai paura del giudizio, dillo chiaro. Non ti nascondere dietro “io non faccio i biglietti”.

GdD