Casali del Manco, tutto cambia perché nulla cambi: dalla giunta Pd-FdI a quella Pd-Lega/Caputo

CASALI DEL MANCO. TUTTO CAMBIA PERCHÉ NULLA CAMBI

A circa un mese dalle consultazioni elettorali di Casali del Manco e ad una settimana dall’insediamento del consiglio comunale, è giunto il momento di fare un’analisi del voto lucida e precisa. Ancora di più di quanto abbiamo fatto finora e soprattutto alla luce della composizione della giunta.

Ha vinto Francesca Pisani, che è riuscita a chiudere la lista grazie all’ingresso nelle sue fila di alcune figure che, da sempre all’opposizione, hanno deciso di fare un acrobatico cambio di casacca, poco prima della presentazione dei candidati. E non c’è neanche bisogno di fare nomi, dal momento che a Casali del Manco, ma non solo, tutti sanno chi sono i personaggi “caprioleschi”, tanto per utilizzare un neologismo.

Già questo la dice lunga sulle molto presunte capacità progettuali della Pisani e su una sua scarsa attitudine a “fare squadra”… perché se è vero — com’è vero – che l’attuale sindaco è stata assessore per 5 anni e quindi ha pure amministrato e alla fine deve “imbarcare” persone che per 4 anni e 335 giorni hanno gettato valanghe di fango sul suo operato e su quello del sindaco uscente (Martire), per chiudere la lista vuol dire che – come minimo – c’è qualche problema.

Certo, dall’altra parte c’è addirittura Nicola Adamo che si fa vedere in giro con Ippolito Morrone ma questo non può giustificare quello che è accaduto dopo la “vittoria”. 

La Pisani vittoriosa, infatti, si fa prendere dall’entusiasmo e dapprima annuncia che coloro i quali faranno parte della giunta si dimetteranno da consiglieri per consentire ai non eletti di entrare in consiglio comunale salvo poi dover fare un silenzioso e poco trionfale dietrofront perché gli assessori col cavolo che sono d’accordo… alla faccia della fiducia e della coesione.

Dunque compone la sua giunta rispettando gli accordi presi, ma onorandoli solo con quelli che hanno cambiato casacca, dando invece un calcio nel sedere a quelli che, durante la composizione della semi-lista le avevano retto il gioco. Il riferimento non può che essere diretto alla candidata del Movimento Presila Unita, alla quale sarebbe spettato un assessorato ed invece le è stato rifilata la solita presidenza del Consiglio e ai candidati, assessori uscenti super votati, che invece si sono visti attribuire deleghe di poco conto.

Il quadro generale che ne emerge è a dir poco allucinante perché ormai tutti – ma proprio tutti – hanno capito che se l’amministrazione Martire era a guida Pd-Fratelli d’Italia e già faceva schifo, adesso l’amministrazione Pisani, a guida Pd-Lega è altrettanto disgustosa. Lo abbiamo già fatto notare riferendo che il vicesindaco Arsenia De Donato è vicinissima, per usare un eufenismo, all’assessore regionale leghista-occhiutiana Emma Staine ma non è la sola a vantare legami destrorsi. Perché c’è il “vicesindaco-ombra”, tale Fernando De Luca, che è addirittura ancora più intrallazzato con la Lega (sponda Pietro Molinaro, quello della carne olandese spacciata per carne… calabrese) e che ha deleghe ben più “pesanti” della tenera Arsenia. Sulle quali torneremo a breve.

Queste sono le conseguenze degli accordi di poltrona stretti dal sindaco Pisani, che hanno portato a ricompensare in termini di deleghe i tre del cambio di casacca, per intenderci, portati dalla destra cioè eletti attingendo dal bacino di voti di noti esponenti regionali della Lega (in primis sempre il “pisasale” della carne… olandese), quindi ci chiediamo: in che cosa consisterebbe la tanto decantata discontinuità col passato? Quale sarebbe l’operazione di pulizia fatta?

Chi è meglio? Un candidato dichiaratamente di destra oppure uno o più di uno che accetta i voti della destra pur di conquistare una poltrona in consiglio comunale o in giunta, salvo poi negare l’evidenza? Ma c’è davvero poco da negare visto che la signora Staine, per quanto conosca la lingua italiana come la… carne del suo amico Molinaro, lo ha detto pubblicamente che le sue candidate erano là, nella lista della Pisani, mentre per Pierluigi Caputo, riconoscibilissimo elemento del cerchio magico degli Occhiuto, noto soprattutto perché “incapace” di mettere dietro una parola dopo l’altra per evidenti “limiti culturali”, i dubbi – se possibile – sono ancora di meno. 

Ma siccome al peggio non c’è mai fine, a tutto questo si deve aggiungere che il sindaco Pisani ha ritenuto opportuno tenere per se deleghe importanti: politiche sociali, bilancio, personale e sanità ed ecco che arriva – puntuale come una cambiale – il “pezzo forte” del patto col diavolo di tutta la baracca.

Come accennato, il “vicesindaco-ombra” di questa barzelletta di giunta è Fernando De Luca, che non è solo referente del consigliere regionale che sussurra alla carne olandese, ma è anche e forse soprattutto l’uomo di fiducia di un potentissimo dirigente del Comune, al secolo Ferruccio Celestino. Sì, proprio lui, ovvero colui che troppo spesso, ma soprattutto in campagna elettorale, dimentica che netta e separata dovrebbe essere l’attività di indirizzo politico-amministrativo, dalle funzioni gestorie. E infatti, la Pisani ha attribuito a De Luca le deleghe che di solito si danno al vicesindaco ovvero quelle all’urbanistica, alla protezione civile e dulcis in fundo al Pnrr. Insomma, per essere ancora più chiari: dove ci sono i soldi ci sono Pietro Molinaro e Ferruccio Celestino travestiti da… Fernando De Luca. 

Questa scelta non è il frutto di una esagerata forma di controllo da parte del sindaco, piuttosto denota una scarsa fiducia nei confronti dei membri della squadra di governo e una visione accentratrice, egocentrica e poco democratica della detenzione del potere e dei vantaggi, di varia natura, che da quella detenzione è gestione derivano.

Quindi nessuna operazione di epurazione è stata condotta dalla Pisani, che anzi continua il cammino iniziato 5 anni fa da Martire con l’aggravante di aver illuso i cittadini e gli elettori con discorsi di discontinuità e taglio con le logiche di potere del passato.
Tutto ciò rappresenta l’ecatombe della politica, lo svilimento dei partiti e la delegittimazione dei cittadini che votano quasi plebiscitariamente per un candidato e poi si vedono rappresentati da altre figure e ciò dimostra che non c’è epurazione che tenga, non c’è valore, coerenza o principio che prevalga, quando quello che si ricerca non è il bene collettivo, ma il solo potere personale.
Però….#sara’bellissimo…