Caso Cirò: dopo Perugini, la Manzini convoca lo spirito di Giacomo Mancini

L’inchiesta portata avanti dalla Manzini sulle ruberie avvenute in Comune ad opera di Giuseppe Cirò e Mario Occhiuto, con la complicità dell’economo e della segretaria Gagliardi, evidenzia, qualora ce ne fosse bisogno, il modo in cui i reati commessi dal sindaco e dai suoi scagnozzi vengono trattati dalla procura: non con un occhio di riguardo, ma con tutti e due gli occhi di riguardo.

Il caso Cirò è l’esempio perfetto dell’impunità legalizzata di cui gode Occhiuto e tutti i masso/mafiosi della città. Se avessero beccato un qualsiasi cittadino a rubare quasi 100.000 euro dall’economato comunale, a quest’ora sarebbe in cella a scontare almeno 10 anni di galera. E invece con la scusa delle indagini, dei testimoni da sentire, dei riscontri da trovare, a due anni di distanza dall’apertura del fascicolo, dopo la denuncia di Occhiuto che accusa Cirò, e dopo l’iscrizione dello stesso Occhiuto nel registro degli indagati, l’inchiesta va avanti, senza soluzione di continuità, a sentire testimoni e persone informate sui fatti, manco fosse “l’istruttoria del maxi processo di Palermo”. Un metodo, quello utilizzato dalla procura di Cosenza, per tirarla alle lunghe in attesa di archiviare. Una corsia privilegiata riservata solo ai ladri di stato, ai corrotti, agli amici degli amici e a chi è in grado di pagare mazzette.

Eppure il caso Cirò è già risolto da tempo. Ma la Manzini insiste con le indagini (fittizie) e gli interrogatori: solo allungando il brodo può riuscire nella sua “impresa” di favorire, ancora una volta, ladri e delinquenti politici. Perché sul caso Cirò si sa tutto: lo stesso Cirò ha confessato ogni colpa, ha spiegato bene il meccanismo truffaldino, e ha fornito alla procura tutti i documenti necessari che dimostrano la complicità di Occhiuto nelle sue ruberie. Un caso chiuso, in una normale procura. Ma non in quella di Cosenza, dove a guidare il lavoro dei magistrati non è certo il senso di Giustizia, il Codice di procedura Penale e la Costituzione, ma piuttosto la tutela dei corrotti, dei masso/mafiosi, e degli amici degli amici. Per la Manzini il caso Cirò è ancora aperto, nonostante la confessione del colpevole. Roba da matti. Ma questo è.

Per non chiudere le indagini la Manzini si è inventata di tutto. Finito di ascoltare i diretti interessati e gli “indiziati”, non sapendo come fare per allungare il brodo, ha iniziato a chiamare, come persone informate sui fatti, i sindaci che hanno preceduto Mario Occhiuto, e il loro staff. Il primo ad essere convocato in procura è stato Salvatore Perugini. Questo il motivo di queste assurde e inutili convocazioni: confrontare la prassi amministrativa usata dall’ex sindaco Perugini, in merito alle richieste di rimborso presentate all’economato per missioni e viaggi istituzionali, con quella usata da Occhiuto.

In sostanza la Manzini ha chiesto a Perugini: lei quali documenti produceva, dopo un viaggio istituzionale, per accedere al rimborso spese? Pare che Perugini abbia risposto con molti non ricordo e con un categorico: di questo si occupava la mia segreteria. E via anche agli interrogatori dell’ex segreteria di Perugini.

Ma vi pare possibile che un pm debba ricorrere a questi trucchetti per perdere tempo, quando esiste un regolamento comunale che spiega bene e senza ombra di dubbio come funziona la “pratica dei rimborsi”? E’ chiaro lo scopo: allungare il brodo. Nonostante, ricordiamolo ancora, la confessione del colpevole.

Ora che la Manzini ha finito di interrogare Perugini, la sua segreteria, i suoi parenti, mio zio, tuo nonno, e suo cognato, pare abbia anche intenzione di chiamare a testimoniare la buonanima del miglior sindaco di sempre: il grande leone Giacomo Mancini. Pare che in procura sia già arrivata la nota magara Madame Fifì, insieme al divino Othelma, per evocare, attraverso una seduta spiritica, lo spirito della buonanima di Giacomo Mancini. Come per il caso Moro.

La Manzini vuole chiedere allo spirito del vecchio e saggio leone socialista, che ahinoi non c’è più, come funzionava ai suoi tempi il rimborso dei viaggi istituzionali. Un interrogatorio, quello dello spirito del buon Giacomo Mancini, che dovrebbe avvenire tra qualche giorno dopo la mezzanotte nella stanza della Manzini. Vediamo cosa dirà.

Siamo sicuri che il vecchio leone, in qualsiasi posto si trovi, accetterà di buon grado la nostra ironia. Perché è solo con una risata che possiamo difenderci da questo continuo mercimonio della Giustizia. Non abbiamo altre armi, siamo piccoli di fronte al loro enorme potere che gestiscono sempre contro il popolo. E il caso Cirò è l’esempio perfetto di come la Giustizia è amministrata in città. Più evidente di così si muore.