Cassano, crolla il muro di cinta dell’antico Orto di Nola

Una porzione delle mura della cinta che partono dallo storico Palazzo Nola e arrivano fino a Casa Serena ha avuto un cedimento. Terra e mattoni sono finiti sul manto stradale, fortunatamente, senza far registrare nessun danno, fortunatamente, a persone o cose grazie al fatto che, proprio in questi giorni, infatti, per tutto il perimetro che da via Mazzini sale fino a via 4 Novembre erano state installate delle transenne appositamente per impedire alle vetture e ai pedoni di avvicinarsi troppo alle mura che presentavano un’anomala ingrossatura in diversi punti. La cinta muraria che collega le due strutture, quindi, è sempre più a rischio crollo. L’insolito gonfiore nei mattoni che lo compongono era comparso nel corso dei mesi a causa dell’incuria e dei mancati lavori di ammodernamento non fatti negli anni. Un cedimento nella parte di pertinenza di quello che i locali chiamano anche “Orto di Nola” si ebbe nel gennaio del 2020 ma tutto si risolse con un intervento veloce e puntuale. Ora il nuovo crollo che crea preoccupazione soprattutto per quei piccoli esercizi commerciali la cui porta di ingresso affaccia proprio sulla strada dove s’è verificato il nuovo cedimento. La situazione, quindi, pare essere molto più complicata. Lo stabile è presente anche sul sito del Fai, il Fondo ambiente italiano, nel censimento dei luoghi italiani da non dimenticare, ed è individuato come “Palazzo storico, dimora storica”. Si trova in graduatoria al posto numero 23.743 e ha ricevuto soltanto due voti nel 2022. “Si tratta – si può leggere nella scheda riepilogativa – di un complesso architettonico di notevole interesse storico-artistico eseguito da maestranze provinciali altamente qualificate agli inizi del 1800”. Palazzo Nola e Casa Serena si trovano, precisamente, nel prolungamento di via Giuseppe Mazzini e via 4 Novembre, nella parte alta della Città delle Terme. Il Palazzo sarebbe appartenuto alla famiglia Nola proveniente da Napoli, di cui si trovano tracce già nel Settecento, e da pochissimi anni è stato acquistato dalla Diocesi. Fonte: Gazzetta del Sud