Catanzaro dice addio a Saverio, Aldo Pio e Mattia Carlo. Mons. Maniago: “Questo dolore ci faccia riflettere sul ruolo delle periferie”

È il giorno del dolore. Catanzaro dice addio ai tre fratelli Corasoniti (Saverio, Aldo Pio e Mattia Carlo) tragicamente morti nel rogo di qualche giorno fa che ha distrutto la casa dove abitavano nel quartiere Pistoia. Grande commozione nella Basilica dell’Immacolata su corso Mazzini con la comunità catanzarese che, in questi minuti, in cui si sta stanno svolgendo i funerali, partecipa attonita e ferita dopo questa terribile tragedia.

Applausi lunghi e ripetuti, commozione e tante lacrime.  Davanti alle tre bare bianche, i genitori di Vitaliano e la sorella Gessica. Non ci sono i congiunti della madre delle vittime. “Troppo provati – spiega una parente – per poter essere qui”. Tra i palloncini bianchi tentano di nascondere la loro commozione gli amici e i compagni di scuola, che non riescono a trattenere le lacrime seguendo la funzione

Alla celebrazione officiata da mons. Maniago, arcivescovo della diocesi di Catanzaro, presenti, tra gli altri, il sindaco Nicola Fiorita e il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso.

«Di fronte alla disgrazia, che ha devastato la loro esistenza, penso che nell’anima di tutti noi abbia fatto irruzione una lancinante domanda: perchè è capitato? E subito scattano pure gli altri interrogativi: perché così? Perché adesso? Perché proprio lì?». E’ uno dei passaggi dell’omelia dell’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Claudio Maniago, in occasione dei funerali dei tre fratelli Corasoniti Saverio, Aldo Pio e Mattia, morti nell’incendio della loro abitazione la scorsa settimana nel quartiere Pistoia, alla periferia di Catanzaro. «Certo, il fatto che questo tragico evento si sia consumato in un quartiere tristemente famoso, che e spesso abitato nella solitudine, con una rarefazione dei legami comunitari – quelli dei partiti, dei sindacati, delle comunità religiose, delle associazioni e altro – e una disgregazione dei legami familiari», ha aggiunto Maniago, «ci porta subito a puntare il dito verso quelle periferie dove spesso si concentrano i problemi di ogni convivenza civile, come delle vere discariche di tensioni sociali e umane. Certo, le forze dell’ordine, i tecnici e gli inquirenti, faranno luce sulla dinamica dei fatti, ma questa tragedia, di cui siamo testimoni sgomenti, ci chiede il coraggio di riconoscere che tutto questo non darà la risposta ai “perché” che abbiamo nel cuore e soprattutto non placherà il nostro dolore».