Catanzaro e la massomafia. Quando “Nando” Catarisano era socio in affari di Arturo Bova

L’inchiesta “Johnny” della Dda di Catanzaro, risalente al 2017, è tornata oggi alla ribalta della cronaca calabrese per il maxisequestro beni per oltre 2 milioni di euro nei confronti di Leonardo “Nando” Catarisano, boss della Ndrangheta a Roccelletta di Borgia formalmente imprenditore edile.

Catarisano era stato arrestato e poi condannato in primo grado a 12 anni e aveva avuto rapporti diretti con l’allora presidente della commissione antimafia della Regione Calabria Arturo Bova, ex consigliere regionale dei Democratici e Progressisti (area Pd), che proprio a seguito di quelle rivelazioni era stato costretto alle dimissioni da quell’incarico, diventato chiaramente surreale e tragicomico..

L’inchiesta di Gratteri svelava i rapporti di affari della società Gife sas di Catarisano e C, un’azienda di rivendita di materiali edili Istituita il 27 gennaio 1997 – «(socio accomandatario Leonardo Catarisano, soci accomandanti Antonio Severini e Teresa Pilò, Leonardo Catarisano) con sede in via Risorgimento di Roccelletta di Borgia» –, il 5 gennaio 2001 la Gife sas cede l’impresa alla Gife srl (appositamente costituita a novembre del 2000) e passa da società di persone a società di capitali la cui caratteristica principale è quella di avere un patrimonio separato rispetto quello dei singoli soci.

La Gife srl risulta attiva nel commercio all’ingros­so e/o al dettaglio del settore non alimentare; nonché per la co­struzione e l’acquis­to di edifici civili, commerciali e indu­striali e di opere connesse; movimento terra, costruzione, gestione di strutture turistico alberghie­re; noleggio a caldo e/o a freddo di automezzi, macchinari ed attrezzature edile. Attualmente la Gife risulta composta da due soci, il socio di maggioranza Antonio Severini, 50 anni, che detiene il 66,67% delle quote e Leonardo Catarisano che ne detiene il 33,33%.

Il ruolo di Arturo Bova, politico di Amaroni – La Gife srl da gennaio 2001 a settembre dello stesso anno ha avuto come amministratore unico Giovanni Bova il quale è stato poi sostituito in questo ruolo da Arturo Bova, ex consigliere regionale di maggioranza in quota Democratici progressisti (lista di sostegno a Mario Oliverio) e presidente della commissione regionale Antindrangheta.

Le visure camerali conducono gli inquirenti al politico, che da settembre 2001 ha ricoperto il ruolo di amministratore unico della Gife srl, ruolo confermato nel 2005 e rimasto invariato fino ad aprile 2008. Bova risulterebbe inoltre già titolare di 6.800,12 quote nominali pari ad un terzo dell’in­tero capitale della Gife srl. Secondo quanto si è potuto apprendere da fonti investigative, il politico avrebbe poi donato le proprie quote al socio Antonio Severini nel marzo 2012.

Leonardo Catarisano viene considerato dagli inquirenti «esponente di vertice della cosca di ndrangheta sinteticamente denominata come cosca Catarisano». L’epicentro del territorio controllato dal clan è Roccelletta di Borgia.

Per Leonardo Catarisano, 67 anni, detto Nando, il percorso per salire al vertice della cosca non è stato facile e non è avvenuto in tempi brevi ma al termine di una «sanguinosa faida scatenatesi tra Borgia e Roccelletta di Borgia, consumatasi negli anni 2000».
 Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo «storicamente, il comune di Borgia ricadeva sotto l’influenza criminale di Antonino Giacobbe, classe 1920, che era coadiuvato nella sua attività criminale da Saverio Barbieri, alias “u tirannu”».

I due vennero arrestati per omicidio nel 1975 e nel corso della loro assenza le redini della cosca vennero rette da Virgilio La Cava. Quando, nel 1989, i due ottennero la semilibertà e cercarono di riprendere la guida della compagine ‘ndraghetistica, trovarono l’opposizione di La Cava che creò una scissione coi vecchi capi. Nel 1989 si registra la prima faida interna alla cosca che lasciò sul campo i corpi senza vita di otto persone, compreso Virgilio La Cava e suo figlio Antonio. In questo contesto sanguinoso e violento era emersa la figura di Salvatore Pilò, ritenuto vicino alla cosca Arena, che aveva cementato il suo legame col vecchio Giacobbe grazie a matrimoni e vincoli di parentela. La sua presenza e l’influenza che Pilò aveva col boss non piacevano a Barbieri “u tirannu”.

Nel 1993 le armi riprendono a farla da padrone nel territorio di Borgia e fino al 1998 si contano otto morti. Nel frattempo, all’interno del gruppo di Salvatore Pilò emergono i nomi di Salvatore Abruzzo e Leonardo Catarisano, il quale aveva sposato una nipote di Salvatore Pilò, figlia di suo fratello Francesco, cementando a doppia mandata il suo rapporto con la cosca e avviandosi a diventarne il reggente. Dalle indagini dei carabinieri, coordinati dalla Dda di Catanzaro, emerge che Catarisano «a seguito della sanguinosa faida scatenatesi tra Borgia e Roccelletta di Borgia, consumatasi negli anni 2000, assumeva la reggenza del sodalizio di Roccelletta di Borgia». E mentre a Roccelletta di Borgia si sparava, l’ineffabile Arturo Bova era in affari con una delle famiglie di Ndrangheta più influenti della città. Ormai è storia.