C’è voluto l’ennesimo convegno, organizzato per oggi 8 aprile, presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro, su iniziativa del Prof. Fulvio Gigliotti, Ordinario di Diritto privato nella stessa Università e attualmente componente del Consiglio Superiore della Magistratura, per portare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in Calabria.
Non sono bastate le interrogazioni parlamentare dei deputati 5Stelle che da quasi un anno chiedono al ministro un intervento ispettivo presso il Tribunale di Cosenza dove il livello di corruzione ha raggiunto vette impressionanti; non sono bastate le decine di esposti del senatore Nicola Morra e di tanti altri deputati e senatori 5Stelle, dove si denuncia apertamente la commistione tra politica e masso/mafia, tutti sistematicamente insabbiati; non sono bastate “le urla” tra il procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro Otello Lupacchini, e il procuratore capo della Dda Nicola Gratteri che se ne sono dette di cotte e di crude; non sono bastate le fughe di notizie che “narrano” di 15 magistrati calabresi indagati, a vario titolo, dalla procura di Salerno, tra cui il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo, il procuratore capo della procura di Castrovillari Eugenio Facciolla, il pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto, esponenti di primo piano della oramai nota guerra senza quartiere tra due fazioni di magistrati; non è bastata la foto palese che ritrae il pm della procura di Cosenza il dottor Cozzolino a cena con i suoi stessi indagati; non è bastata nemmeno la conclamata guerra tra diverse procure, Cosenza, Catanzaro, Castrovillari, Paola, a convincere il ministro Bonafede, non solo sulla necessità di una sua venuta in Calabria, ma anche sull’improrogabilità, vista la gravità della situazione, di un suo intervento risolutore. Su tutto questo fino ad oggi il Ministro ha tenuto rigorosamente la bocca chiusa. È bastato, però, un invito ad un convegno sul tema “Legalità dell’azione amministrativa e contrasto alla corruzione” per convincerlo a venire in Calabria. Forse era una scusa che cercava il ministro, probabilmente perché non ha il piglio di chi sa affrontare una situazione così grave, a viso aperto.
A ricordare la grave situazione in cui versa la Giustizia in Calabria al ministro Bonafede – e non parliamo della solita scusa della carenza di organico, ma di uno scontro all’interno di una delle caste più potenti d’Italia che vede contrapposti due diversi modi di intendere la nobile professione di magistrato, specie a queste latitudini: uno al servizio del popolo, e l’altro al servizio dei potenti, o della masso/mafia – non sono stati solo i suoi compagni di movimento, ma anche esponenti dell’opposizione come il senatore di Fratelli D’Italia Antonio Iannone che ha chiesto al ministro, attraverso una interrogazione scritta, di «attivare i propri poteri ispettivi al fine di verificare l’esistenza di eventuali disfunzioni nella gestione degli uffici giudiziari del distretto di Catanzaro, a seguito di un tentativo di frenare o delegittimare il lavoro condotto dal procuratore Gratteri: un lavoro che più organi di stampa definiscono come la “primavera” della giustizia calabrese».
Insomma tutti conoscono la gravità della situazione, ma nessuno all’oggi ha fatto niente. Tutta la politica evita di parlare di questo, compreso il ministro che fino ad oggi “à fattu ricchia i mercanti”, nonostante così tante “sollecitazioni”. L’impressione è quella che tutti hanno paura ad intervenire in questa situazione di guerriglia tra magistrati. Con la scusa dell’autonomia della magistratura (a cui si appellano i politici pavidi che vogliono evitare di farsi nemici nella magistratura) sembra che tutto gli è permesso, anche umiliare la Giustizia. La sacrosanta autonomia della magistratura ha senso solo quando esiste un organo di controllo sopra le “parti” capace di sanzionare chi sbaglia e non come succede oggi dove ogni problema si affronta con la “regola” di salvare sempre capre e cavoli. Come a dire: i magistrati non sono mai colpevoli. Invece non è così perché i magistrati non sono immuni per diritto divino alla corruzione, o all’intrallazzo. Anche tra di loro c’è chi sbaglia, solo che non paga mai nessuno. È questo che va stabilito una volta per tutte: chi sbaglia paga, anche tra i magistrati. Ma nessuno fino ad oggi ha avuto il coraggio di pronunciare questa frase apertamente.
Se il convegno serve per mitigare la paura di Bonafede va bene anche così. L’importante è tirare fuori un po’ di coraggio e sfruttare l’occasione di domani per confrontarsi, magari anche a margine del convegno, e predisporre tutte le azioni necessarie per porre fine al problema Giustizia in Calabria. L’incontro tra Gratteri e Bonafede dovrebbe avvenire domani in tarda mattinata (il loro intervento al convegno è previsto nel pomeriggio). Saranno presenti al convegno anche il senatore Morra, il dottor De Raho, il dottor Davigo, e tanti altri ospiti. Ma restano loro due i protagonisti assoluti. Ed è a loro che guardano i calabresi da troppo tempo in attesa di quella tanto annunciata e mai arrivata primavera.