Catanzaro, odissea al Pronto Soccorso del Pugliese: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate… che prima di una giornata non ne uscite”

ODISSEA NELLA SANITÀ

di Pino Tassi

Io ci sono stato in un pronto soccorso e  non di passaggio come il presidente Occhiuto. Ho visto cose che  voi umani non potete nemmeno immaginare se non ci capitate in questa bolgia infernale. E si perché  riprendendo padre Dante “lasciate ogni speranza o voi che entrate… che prima di una giornata non ne uscite”. Mentre il presidente Occhiuto disquisisce sulla prossima Azienda Ospedaliera Dulbecco annunciandone la “storica” (‘pe i cazzuni…) nascita, noi comuni mortali dobbiamo affrontare giornalmente le disfunzioni della sanità calabrese. Da oltre un anno assistiamo ai suoi proclami roboanti. Lui parla, tuona, annuncia, profetizza, ma qui invece di migliorare la situazione precipita sempre di più. Quindi, se ne deduce che fa solo chiacchiere come dicono i suoi concittadini a Cosenza.

Ci sono due mondi: il mondo di sopra fatto di addetti ai lavori, tecnici, o presunti tali, dirigenti, direttori, amministratori, esperti, quasi una élite che si alterna con ogni tipo di presidenza e di coalizione. Qui arrivano da tutta Italia, emiliani se governa il Pd, lombardi e veneti con il centrodestra. I capi politici romani piazzano personale da parcheggiare temporaneamente.

Poi c è il mondo della gente comune che se si ammala sono cazzi acidi. Fino a quando si tratta della quotidianità abbiamo ancora una buona rete di medici di base.  Poi c’è Il problema endemico della migrazione sanitaria, nonostante tante buone professionalità, non migliora in nessun modo per un motivo di base: la politica e i governi regionali di tutti i colori ne hanno fatto terra bruciata. A tutto questo panorama devastante si aggiunge adesso la carenza di medici negli ospedali calabresi e non solo. Nessuna soluzione adeguata è stata realizzata. Dopo l’arrivo dei primi 50 medici cubani, l’operazione sembra bloccata e il presidente Occhiuto non ne parla più. Sarebbe interessante sapere perché ad oggi gli altri 500 medici cubani non siano arrivati.

Intanto noi povera gente preghiamo Iddio di non avere bisogno di dover andare ad un Pronto Soccorso. Qui la situazione è quasi infernale. Carenza assoluta di medici e personale. E solo la professionalità degli operatori sanitari non fa precipitare la situazione. Le direttive politiche e amministrative invece di adeguare l’organizzazione alla carenza di personale si crogiola in un’organizzazione barocca, burocratica e ripetitiva.

L’obiettivo era quello di evitare i ricoveri inappropriati, ridurre i tempi di attesa e aumentare la sicurezza delle dimissioni. Oltre ai nuovi codici di emergenza venivano stabiliti anche i tempi di accesso all’area di trattamento e quindi al primo controllo del medico. Come vedremo in seguito, se si esclude l’emergenza dove l’accesso è immediato, per il resto il codice viene violato e non rispettato nella stragrande maggioranza dei casi. Soprattutto per l’urgenza! 5 minuti. MAGARI!!! ANCHE 30 MINUTI, ANCHE UN’0RA, SAREBBE UN MIRACOLO!

Al Pugliese di Catanzaro arrivi e trovi una sola operatrice, su due postazioni prefissate, quindi prima fila da affrontare spesso da parte di persone sofferenti. EPPURE L’ACCORDO STATO-REGIONE prevede un numero adeguato di infermieri addetti al triage.

Finita la registrazione con l’assegnazione di un codice di emergenza si viene invitati ad  accomodarsi in sala d’attesa in attesa della visita medica. Attesa che può durare ore ed ore. Qui trovi una umanità disperata, gente che soffre, persone che da ore e ore attendono la chiamata per la visita d’ingresso o per quella di uscita. Ho visto un signore che attendeva dalle nove del mattino per una colica renale. Un altro che da oltre tre ore attendeva per  l’uscita dopo una giornata di visite e attese. Un amico mi ha raccontato della mamma lasciata in barella per 10 giorni perché in Ortopedia non c’era posto. I pochi medici, infermieri, Oss, fanno quello che possono.

Certo, la carenza di personale incide fortemente, ma viene ulteriormente  complicato da  regolamenti interni rigidi e non flessibili.

Eppure ci sarebbero delle piccole modifiche organizzative che potrebbero smaltire l’ingorgo e abbattere i tempi di permanenza al Pronto Soccorso. Non si capisce perché non si dà la possibilità agli addetti  al triage di inviare le persone direttamente ai reparti per le visite.

Gli addetti al Triage in Pronto Soccorso sono infermieri con appropriate competenze. Il protocollo Stato-Regione afferma che l’infermiere di Triage è dotato di autonomia professionale, in relazione alle competenze acquisite durante il corso di formazione, può essere specificatamente autorizzato alla somministrazione di alcuni farmaci, all’esecuzione di prelievi ematici ed all’inizio di trattamenti, qualora queste attività siano previste da protocolli interni.

Tutto questo in due giornate di presenza al Pronto Soccorso di Catanzaro non l’ho mai visto fare dall’infermiera presente che si limita a registrare l’ingresso e ad assegnare il codice non essendo  autorizzata a quella funzione. Che senso ha, per fare un semplice esempio, che una persona che si presenta con un arto fratturato aspetti sofferente la visita del medico del pronto soccorso che  poi non fa altro che mandarlo nel reparto d’ Ortopedia? Si può tagliare questo doppio passaggio  velocizzando il tutto.

E non finisce qui. Una volta terminata la visita nel reparto, il dottore può ordinare il ricovero o mandare a casa il paziente. In quest’ ultimo caso non lo può fare direttamente e deve rinviare il paziente al Pronto Soccorso, e lì altra fila in attesa di una nuova visita del medico che deve solamente firmare il verbale d’uscita del paziente con la diagnosi e la cura prescritta. Non si capisce perché non si può semplificare anche questo passaggio e dare il potere al medico del reparto di dimettere direttamente il paziente.

Sembra il gioco dell’oca dove devi ripassare sempre dal Pronto Soccorso. Come se uno decidesse a Roma di passare sempre dal raccordo anulare nelle ore di maggior intasamento. È un modo un po’ masochista di complicarsi la vita. Certo, il problema della carenza del personale rimane sempre, ma in questo modo si accorcerebbero tempi e file e si darebbe al paziente un’assistenza più umana e dignitosa. E se qualcuno non crede a tutto ciò vada in un Pronto Soccorso e poi mi smentisca. Presidente Occhiuto, scenda per un istante dall’Olimpo dei grandi progetti, e faccia rispettare innanzitutto il Protocollo d’intesa Stato-Regione sul triage, se non ci riesce porti le modifiche organizzative necessarie e ascolti veramente i cittadini visto che ha avuto la brillante idea di fare un sito di ascolto (sempre a chiacchiere come dicono i suoi concittadini cosentini). Ascolti le loro lamentele e intervenga subito con atti concreti. La smetta con la propaganda live, che ormai non ci crede nessuno. E sarebbe ora che i consiglieri regionali, partiti politici tutti, e i sindacati, facessero sentire la propria voce. Così come i giornali – anche se di regime – dessero voce all’opinione pubblica.