“Catanzaro. Ospedale Pugliese-Ciaccio, un girone dantesco: vi racconto quello che ho passato”

Egregio direttore,

mi trovo qui a scriverle questa disgustata denuncia per raccontare pubblicamente il viaggio dantesco che deve sopportare ogni giorno, chi per ragioni di salute, è costretto suo malgrado a finire nel girone dantesco chiamato ospedale Pugliese-Ciaccio a Catanzaro. Soffrendo da diversi mesi di un fastidio all’addome, il mio medico curante mi prescrisse un controllo specialistico presso un gastroenterologo.

Contattando il CUP, la gentile operatrice mi comunicava che la prima visita disponibile si poteva effettuare presso la suddetta struttura sanitaria catanzarese. Pur essendo io di fuori provincia accettai, causa di forza maggiore (come molti cittadini calabresi costretti dalla ristrettezza economica) a confermare l’appuntamento.

Passano i mesi e i primi di agosto mi premuro di regolarizzare il ticket per la visita. E qui la prima amara sorpresa: in farmacia, dove vado solitamente a pagare i tickets sanitari, mi informano che chi effettua una qualsiasi visita presso il Pugliese-Ciaccio, o anche a Germaneto, è costretto a saldare direttamente presso gli sportelli fisici dei rispettivi ospedali. Provo, per scrupolo, a utilizzare la famosa piattaforma della regione Calabria per i pagamenti on-line e gli appuntamenti delle visite mediche.

Confermato: i tickets presso le suddette strutture sanitarie si possono regolarizzare solo nelle strutture, in presenza. Dunque Direttore, pensi lei, la tanto decantata informatizzazione, efficenza e comodità che i nostri cari politici regionali pubblicizzano “a petto in fuori” si infrange al primo semplice ticket. In ogni caso, inteso quello che mi sarei dovuto aspettare, mi alzo il giorno dell’appuntamento alle 5 e mezza di mattina. Dopo circa un’ora parto in direzione Catanzaro e alle 8 in punto varco il cancello della struttura in questione.

Individuato l’ingresso dell’accettazione, a quel punto davanti a me si apre il primo girone del Purgatorio dantesco. Padri di famiglia con bambini, anziani con stampelle o in sedia a rotelle e persino donne incinte! Tutti già lì da chissà quanto tempo, con un numero in mano ad attendere il proprio turno per saldare il famoso ticket ed effettuare l’agognata visita medica.

Specifico che già verso quell’ora le temperature risultavano di quasi 30°, le lascio quindi immaginare le condizioni inumane di chiunque attende lì il proprio turno. Dopo oltre due ore (!) di fila, giunge finalmente il mio momento. Saldato velocemente il dovuto, vado fuori dall’accettazione, e sotto un sole cocente (con il termometro che aveva già passato di molto i 35°) corro verso il reparto. Nel labirinto senza indicazioni che è l’ospedale Pugliese-Ciaccio, la solidarietà tra sventurati utenti mi permette di arrivare giusto alle 10:30 al reparto per la visita.

E qui, caro Direttore, dopo già aver battagliato un paio d’ore, la situazione che mi si presenta è a dir poco infernale! Un ammasso di gente, di cui la maggior parte ultra settantenni, seduta su due file laterali, molti costretti in piedi, con la porta del reparto sbarrata. Avverto infatti, nell’immediatezza, un tanfo di aria stantía e un caldo soffocante. Di più, il climatizzatore installato invece che aria fredda gettava aria tiepida!! Busso allora alla porta del reparto e, dopo alcuni interminabili istanti, si presenta un infermiere a prendere la mia prenotazione. A quel punto gli specifico che ho appuntamento per le 10:30, ma la risposta è laconica: molti avete appuntamento alle dieci. Quindi, giusto per capire: il CUP quando si effettuano le prenotazioni da “a molti” l’appuntamento per la visita al medesimo orario? In ogni caso, ormai, la situazione era veramente critica. Le persone boccheggiavamo e, messo da parte quel residuo briciolo di umana pazienza rimastomi, decido di spalancare di mia iniziativa le porte del reparto.

Non l’avessi mai fatto! Da lontano giunge immediatamente un operatore socio-sanitario urlandomi contro “Chiuda subito le porte!”.

Caro direttore, non le nascondo un po’ di imbarazzo nell’ammettere che per mantenere quella maledetta porta aperta ho dovuto fortemente, ma molto fortemente, alzare la voce e imporre un minimo di giustizia sociale. In ogni caso, con le porte aperte e il fresco che giungeva dai climatizzatori ben accessi del reparto, noi poveri utenti abbiamo almeno atteso il nostro turno in condizioni più civili.

Sorvolo, per non tediare lei e chi legge, sulla ridicola visita di controllo effettuata dal medico che mi ha visitato. Questo tale, senza nemmeno visitarmi ha deciso che avessi bisogno di un paio di controlli strumentali da effettuare come ovvio “… privatamente, da mie conoscenze mediche, primari che operano sul territorio calabrese e anche fuori”. Dunque, la mattina pagati dalla Stato e il pomeriggio in cliniche private! Concludo con un appello: caro Presidente Occhiuto la smetta di pensare al Ponte sullo Stretto, all’autonomia differenziata ed altre amenità senza senso, veda piuttosto di rimboccarsi le maniche e concludere la sua esperienza politica in Regione dando un pò di Dignità e di Sanità efficiente a tutti noi cittadini calabresi, persone che ogni giorno dipendiamo dalle sue decisioni… oggi, alla prova dei fatti, nefaste.

Lettera firmata